Un uomo tranquillo: Recensione, In ordine di sparizione made in USA
20/02/2019 di Redazione
Un uomo tranquillo, remake americano diretto da Hans Petter Moland , del suo classico In ordine di sparizione con protagonisti Stellan Skarsgård e il compianto Bruno Ganz , la dimostrazione che per fare un buon remake serve sempre lo stesso regista.
Protagonista questa volta è Liam Neeson, Un uomo tranquillo per eccellenza, ma sempre pronto alla vendetta come nella saga di Taken.
Questa volta veste i panni di Nels Coxman, uomo dell’anno nel suo villaggio di un piccola città nel Colorado, grazie al suo impegno nel lavoro di spazzaneve. Improvvisamente, la sua vita viene sconvolta quando il figlio viene ucciso da un potente boss della droga locale soprannominato il Vichingo (Tom Bateman). Alimentato dal bisogno di vendetta e armato del suo potente strumento di lavoro, si trasformerà in un improbabile eroe deciso a vendicare la morte del figlio e a smantellare il cartello della droga coinvolto con estrema precisione, nel tentativo di arrivare al vertice della catena che ha ucciso suo figlio: uno alla volta i criminali spariranno.
Seguendo la storia originale con le debite modifiche e rispettando il tono drammatico ed al tempo stesso comico e ironico, di maestri come Takeshi Kitano e Quentin Tarantino, il regista norvegese riesce in pieno nel compito. Una pellicola in realtà dove non è solo Liam Neeson il solitario protagonista e vendicatore, visto che in breve le sue azioni solitarie provocheranno una faida tra il temibile Vichingo e l’altro capo del cartello del narcotraffico locale, il pellerossa White Bull (Tom Jackson). In breve il nostro Neeson/Coxman diventerà quasi un mero spettatore dello scontro fra le due bande, interpretate da un cast di bravissimi attori.
Nel numeroso cast, dove la bianca neve del Colorado la fa da padrone, troviamo Laura Dern , nel ruolo della moglie di Coxman. Una donna che non comprende perché il marito non si rassegni alla morte dell’amato figlio, e lo ritiene colpevole, lasciandolo. Un’addio che acuirà la voglia di vendetta del mite uomo dello spazzaneve. Dalla neve spunta anche Emy Rossum (star della serie tv Shameless) nei panni di un’abile poliziotta, che da sola comprende cosa effettivamente si sta scatenando sulla ridente cittadina e nota località sciistica di Kehoe.
La forza della pellicola, che rispetta il film originale, e quella di risentire affatto del passaggio delle locations o degli attori. Tutto funziona alla perfezione, violenza, ironia, rapporto padre/figlio, tante citazioni di buon cinema Made in Usa. Cinema che poi viene a pescare nello splendido bacino scandinavo, ormai fonte inesauribile per una Hollywood a corto di idee, sceneggiature, e forse anche bravi registi.
Un film su padri e figli ma anche sulla futilità della vendetta, che viene affrontata sempre con tanta ironia e per usare le parole del regista:
“Sì. È focalizzato sulla vendetta come strategia non praticabile ai fini di una vita produttiva, per gli uomini e per le loro famiglie. Non è proprio una buona idea vendicarsi, anche se è divertente vedere la gente che lo fa“.
Il godibile remake ha anche avuto uno strano lancio da parte di Neeson , il quale durante una intervista ha raccontato un episodio del passato dove voleva vendicare lo stupro di un’amica ad opera di un uomo di colore, che l’attore senza mezzi termini ha definito con un termine razzista.
Se la cosa ha creato notevole imbarazzo e scandalo negli States, temo che nel nostro paese, e lo dico con la giusta dose di ironia, possa essere stato un buon lancio apprezzato da persone poco intelligenti.