The Handmaid’s Tale 3×07: Passioni che ritornano e la perseveranza diabolica di June
04/07/2019 di Redazione
Ecco la nostra recensione del settimo episodio della terza stagione di The Handmaid’s Tale dal titolo “Under His Eye” (Sotto il suo Occhio).
Dopo il rilascio del sesto episodio di The Handmaid’s Tale 3 (qui la nostra recensione) avvenuto la settimana scorsa sulla piattaforma streaming Hulu, e in Italia su TimVision, eccoci giunti alla recensione del settimo episodio. Partiamo dal titolo riporta uno dei mantra fondamentali dei fanatici abitanti di Gilead: “Under His Eye” (Sotto il suo Occhio).
Con un titolo del genere, qualsiasi spettatore si sarebbe aspettato un episodio fondamentale, un episodio dove sarebbe successo di tutto o quantomeno un avvenimento importante. Mi dispiace deludervi ma non è così.
The Handmaid’s Tale 3×07: Recensione “Under His Eye” (Sotto il suo Occhio)
E’ un nuovo giorno a Gilead e questo vuol dire una nuova esecuzione. Se nella prima stagione di The Handmaid’s Tale le impiccagioni venivano mostrate come un grande evento, adesso vengono realizzate in maniera ridotta, più intima, la corda da bianca è diventata rossa (almeno è in tinta).
Uno degli aspetti che mi ha colpito in questo settimo episodio di The Handmaid’s Tale 3 è ancora una volta il parallelismo. In Canada, Emily viene interrogata in merito a tutti i crimini che ha commesso all’interno di Gilead, vogliono farla passare per una criminale pericolosa, una terrorista che ruba un auto e investe un soldato, che accoltella il suo supervisore e lo butta giù dalle scale. Nello stesso momento a Gilead le impiccagioni sono all’ordine del giorno; le ancelle devono essere le esecutrici di queste “Punizioni”, è obbligatorio, non possono tirarsi indietro, perchè se dovessero farlo, ci sarebbero delle gravi conseguenze. Abbiamo già visto cosa succede a chi si rifiuta o a chi contesta, lingue tagliate, bruciature sulle mani e chi più ne ha più ne metta.
Quello che mi perplime è il comportamento della Svizzera. Sono d’accordo che come stato neutrale devono raccogliere tutte le informazioni e valutare i fatti, ma la freddezza di Lena, la diplomatica svizzera che negozia il conflitto tra Gilead e il Canada per la piccola Nichole, è aberrante. Non basta dire che nonostante conosca quello che Emily ha passato, è costretta a porre quelle domande, se il tutto viene fatto con una totale mancanza di empatia.
La scuola in The Handmaid’s Tale
Come se Gilead non fosse già abbastanza orribile, ecco che ci viene mostrata una scuola inquietante.
Quando si pensa ad una scuola elementare, pensiamo ad un luogo gioioso, pieno di bambini, con un enorme giardino dove i bambini possono giocare felici. In Gilead, sembra una caserma, un carcere di massima sicurezza, pieno di soldati, alcuni fanno da vedetta, le mura sono altissime e con il filo spinato. L’interno non viene mostrato, rimane un mistero.
Per rendere il tutto ancora più raccapricciante i bambini che escono dal quel luogo, sono legati tra loro da una corda, il bene più grande dell’umanità deve essere sempre protetto no?
Sono sicura che quando eravamo giovani e andavamo a scuola, molti di noi l’avranno sicuramente paragonata ad una galera, però sinceramente non era questo che intendevamo.
June, June non impari mai
Per quanto la perseveranza di June sia davvero ammirevole, questo suo continuo agire senza riflettere sta veramente diventando stucchevole, quasi quanto i suoi primi piani arrabbiati. June non riesce ad organizzarsi, non è capace di formulare un piano, lei è una che agisce, che prende le cose di petto. In questo non c’è nulla di male, se on fosse per il fatto che ti trovi a Gilead.
Perchè la rete clandestina della resistenza delle Marte funzionava?
Perchè era ben organizzata, strutturata, i piani erano studiati nel minimo dettaglio. Quando la missione di salvataggio delle Marte non ha funzionato? Quando June si è messa di mezzo e ha agito senza un piano ben preciso e, ovviamente, c’è scappato il morto.
Intendiamoci, a nessun amante di una serie televisiva piace un protagonista perfetto, che non sbaglia mai e privo di difetti. Un personaggio con queste caratteristiche non sarebbe credibile in quanto sono i difetti che lo caratterizzano a permettere allo spettatore di immedesimarsi con esso.
Anche se c’è un limite a tutto. Com’è quel detto?
Errare è umano, perseverare è diabolico!
E non è solamente il problema della perseveranza, il problema che sta lentamente danneggiando la narrazione è che June esce sempre da tutte le situazioni illesa, mentre sono sempre gli altri a pagare le conseguenze delle sue azioni. Sempre a proposito di parallelismo, quanti di voi nel settimo episodio della terza stagione di The Handmaid’s Tale 3, più precisamente quando la signora Lawrence torna a casa, seduta sul letto guarda June e le dice “Ci ho provato” hanno pensato al finale della seconda stagione quando Serena è seduta sul letto con un il mignolo mozzato mentre guarda June e le ripete la medesima frase.
Se c’è qualcuno che merita la nostra pena è certamente Eleonor Lawrence, l’unica vittima di tutto questo, l’unica moglie che non vorrei mai veder finire appesa.
Spero veramente in un cambiamento, una piccola svolta perchè siamo arrivati alla metà della terza stagione di The Handmaid’s Tale e la trama è veramente impantanata, un punto di stallo incredibile.
Anche se devo essere sincera, il momento finale in cui tutte le ancelle cercano di coprire June mentre attacca l’ancella devota o odiosa Of Mattew è stato davvero toccante. La solidarietà e il sostegno che apportano l’una all’altra è davvero notevole.
Ovviamente arriva la domanda fondamentale, dopo che June ha attaccato un’ancella incinta questa volta subirà le conseguenze????