The Brink – Sull’orlo dell’abisso: intervista alla regista Alyson Klayman
28/04/2019 di Redazione
Alison Klayman ha esordito alla regia con il documentario Ai Weiwei: Never Sorry, sull’artista e attivista cinese presentato in anteprima al Sundance Film Festival del 2012, dove ha ottenuto un riconoscimento speciale da parte della giuria per il suo “spirito di sfida”. Il film è stato distribuito nei cinema di tutto il mondo ed è stato finalista agli Oscar. Tra gli altri suoi lavori precedenti ricordiamo The 100 Years Show sull’artista cubano-americana Carmen Herrera, il documentario originale di Netflix Take Your Pills e il prossimo cortometraggio in uscita Flower Punk sull’artista giapponese Azuma Makoto. Ha anche prodotto i documentari pluripremiati Hooligan Sparrow (2016) e On Her Shoulders (2018). Esce il 28 aprile nei nostri cinema con The Brink – Sull’orlo dell’Abisso, film documentario dedicato allo stratega Steve Bannon, l’uomo che ha fatto eleggere Donald Trump.
Alyson Klayman dopo la proiezione stampa di The Brink – Sull’orlo dell’abisso è intervenuta ad un Q&A dove ha risposto cortesemente alla stampa ed alcuni ospiti invitati alla proiezione in anteprima per poi concederci una breve intervista.
Alyson Klayman ha raccontato come è nato il progetto grazie alla sua produttrice Marie Therese Guirgis, che conosceva da tempo Steve Bannon, perché in passato era stata il suo capo quando lo stratega aveva creato una società di distribuzione cinematografica.
Alyson poi ha proseguito illustrando anche il fatto della necessità di fare questo film, di aver avuto un accesso quasi totale alle informazioni, e anzi ha avuto anche alcuni scambi personali con Bannon durante i lunghi viaggi, precisando anche su come una delle abilità dello stratega, sia quella di prendere in giro stesso, una cosa che poteva nuocere alla pellicola, ma la sua preoccupazione è stata sempre quella di mostrare i fatti ed le vere idee che propagandava.
Riguardo al titolo originale The Brink, racconta, ” Quando ho incontrato Bannon per la prima volta, il titolo provvisorio del progetto era Looking Glass, perché mi sentivo come attraverso uno specchio, in un mondo in cui tutto ciò che pensavo rappresentasse il male era considerato bene e le cose che ritenevo essere positive riguardo il paese invece venivano sistematicamente distrutte. È stato sconvolgente vedere quante persone in giro per il mondo volessero essere fotografate con Steve Bannon. Ci siamo imbattuti in The Brink alla fine del progetto, quando stavamo cercando qualcosa che non fosse di sostegno a Bannon e non gli desse ancora maggiore risalto, ma qualcosa che appartenesse al suo mondo o al suo modo di parlare. Un giorno Bannon mi lesse una citazione dal libro di Abraham Lincoln che portava ovunque con sé, qualcosa che riguardava le ragioni per cui siamo sull’orlo (The Brink appunto) della distruzione. Era il titolo giusto, era maschile, militante, comunicava il film senza rappresentare un cliché o andare a parare troppo nel suo cosiddetto “populismo”. The Brink suggerisce molti significati, indica qualcuno che spinge tutto al limite e poi continua a andare avanti. Lui vive e prospera “sull’orlo”, al limite, e sembra che in questo momento su quell’orlo dell’abisso ci siamo anche tutti noi.
Ed eccovi la nostra intervista ad Alyson Klayman :
Dopo questo film se non hai paura ti sentirti come una Leni Refeistanl che ha fatto un film di propaganda ?
Alyson Klayman : “Allora in realtà io tutti i giorni mi preoccupavo che non uscisse questa cosa, che non diventasse un film di propaganda. Per Steve Bannon, io avevo un mantra quotidiano era quello di dire mi faccio sottovalutare da Lui, ma io non devo sottovalutare Lui. Lui pensava di sfruttare me, ma in realtà era Io che lo sfruttavo. Naturalmente non era il mio intento fare propaganda a lui”.
La domanda più importante, almeno per me. Ma Lui ha capito che devo stare a dieta altrimenti non arriverà mai a 70 anni ?
Alyson Klayman ” –Ride- Si è vero ! Lui è un ex alcolizzato, conduce una vita sregolata e poco salutare, ora non è più un alcolizzato, ma non conduce affatto una vita sana….”
“È stato sconvolgente vedere quante persone in giro per il mondo volessero essere fotografate con Steve Bannon“
Altra domanda importante, se si rende conto che con il suo film, in particolare nelle scene che riguardano la nostra Giorgia Meloni, leader di Fratelli D’Italia, rischia di averla messa in cattiva luce per le prossime elezioni europee, pur senza volerlo. E poi dopo possiamo trovare il video integrale dell’intervista con il giornalista inglese che dava della fascista alla Meloni, mentre Bannon ascoltava senza intervenire ?
Alyson Klayman “Paul lewis è il giornalista del The Guardian che ha realizzato l’ intervista che può tranquillamente vedere su internet. Lì potete vedere tutto, io ho solo documentato quel particolare momento dell’intervista. e l’ho inserito nel film”.
(Nota dell’intervistatore, in realtà la scena all’interno film è del tutto inedita nel video pubblicato dal The Guardian, e si integra in modo divertente. Sicuramente non mette affatto in buona luce il giornalista inglese, che dimostra di conoscere poco del nostro paese, ma anche la stessa Meloni)
Che idea personalmente ti sei fatta dopo questa esperienza, con i viaggi, incontrando i politici coinvolti , visitando i vari paesi europei. Noi vediamo queste persone, questi politici, che ricevono dei soldi, o gli vengono offerti per perseguire politiche sovraniste. Ma a noi cittadini, che lavoriamo tutti i giorni, che abbiamo un’amico immigrato sotto casa, ma non vogliamo far venire altri immigrati, cosa dobbiamo pensare di questa missione di Bannon?
Alyson Klayman : ” Capisco. Il film è dedicato ai miei nonni, loro sono sopravvissuti all’olocausto e dopo mia madre si è trasferita negli Stati Uniti con loro dopo la guerra, loro sono dei sopravvissuti. Invece per me Bannon rappresenta tutto l’opposto di quello che può essere una politica favorevole all’immigrazione, in realtà l’America ha un’anima. La cosa importante sarebbe quello di trovare soluzioni umane ai problemi veri, cosa che invece Trump non fa. Un’ altra cosa che invece mi ha deluso tanto sono state le persone del suo entourage, con cui mi sono trovata spesso in aereo. Molti di loro hanno avuto nonni sopravvissuti all’olocausto, come i miei, e la cosa peggiore è che loro non si rendevano proprio conto, pur trovandosi nella mia stessa situazione . Quindi io condanno tutta loro ideologia, le idee crudeli e razziste tipica del nazionalismo bianco. E’ stato difficile anche per me stare li ad ascoltare, ma sono rimasta lì, perché doveva uscire tramite il mio film il loro vero sè, quello che loro erano davvero, e questo mi ha reso potente.”
“Lui vive e prospera “sull’orlo”, al limite, e sembra che in questo momento su quell’orlo dell’abisso ci siamo anche tutti noi “
Ho incontrato personalmente Michael Moore, ed ho offerto a lui un bicchiere d’acqua come in una scena del suo film Fahrenheit 11/9, lo stesso che fingeva di bere Obama. La mia domanda è questa, visto che nessun presidente, perfino il tanto celebrato Obama, riescono a governare nel modo giusto, alla fine comandano sempre i soldi, quale è secondo te la ricetta giusta per un buon governo.
Alyson Klayman : ” Si ricordo la scena del film. C’è da dire che le persone devono votare non si devono far scoraggiare da tutto questo, se i politici sono dei commercianti, allora i cittadini devono diventare dei buoni consumatori che pretendono di più da chi offre loro un servizio. In America abbiamo visto nel film queste voci femminili della nuova sinistra, che rappresentano la giustizia democratica. Persone giovani che non solo propongono delle idee, ma che che vogliono che le idee si concretizzino nella vera politica, anche nel quotidiano. Io spero che queste persone siano in grado di spingere in avanti, di fare questo passo per un vero cambiamento, in modo che ci saranno anche più elettori. Sono assolutamente d’accordo con quello che ha detto lei, che la politica è sempre condizionata dal denaro, speriamo che negli Stati Uniti, questo io me lo auguro, ci siano leggi che rendano sempre tutto più legale e trasparente.”
A microfoni spenti, Alyson ci ha raccontato di come sia entusiasta di poter girare nel nostro paese presentando il suo film. Ma quando gli ho fatto notare che in un viaggio di quelli documentati con Bannon (quello dell’incontro con Giorgia Meloni) si trovava Venezia e gli ho chiesto un giudizio turistico sulla città, Alyson non ha avuto dubbi: “Venezia è bellissima, ma senza Bannon !”. Entrambi abbiamo concordato che potrebbe essere uno splendido titolo per la sua prossima opera.