Quando corre Nuvolari: recensione, l’ultima “corsa ” di Tonino Zangardi
02/05/2018 di Redazione
Quando Corre Nuvolari, è l’ultimo film realizzato da Tonino Zangardi, scomparso pochi mesi fa. Un bellissimo omaggio ad un campione leggendario Tazio Nuvolari,e per ironia del destino sono scomparsi entrambi troppo presto quasi alla stessa età.
Enzo Ferrari: “Il pilota che ho ammirato di più? Nuvolari”
Quando corre Nuvolari, per introdurre l’ultimo lungometraggio diretto dal compianto Tonino Zangardi, ci sembra giusto riportare per intero la dichiarazione/sinossi del regista: ” Tazio Nuvolari è stato il più grande pilota automobilistico del Novecento, per il suo coraggioso modo di guidare, per le vittorie nel mondo ottenute e per le decine di incidenti quasi mortali in cui si è salvato. La sua vita è stata una continua sfida con la morte. Tutto inizia con la 1000 miglia del 1948, quando Tazio diventa leggenda. Oltre cinquantenne, conduce la gara in testa fino a pochi chilometri dal traguardo, tradito dalla sua Ferrari 166 SC che lo abbandona definitivamente dopo aver perso il cofano del motore a Gualdo Tadino. E proprio con quest’oggetto recuperato a suo tempo da un bambino, e nascosto per anni nel casolare del nonno Mario, parte la nostra storia. La storia di Mario che viaggia verso Mantova per riportare il cofano nella città dove il Campione è vissuto fino alla sua morte, raccontando a suo nipote la grande storia di Tazio Nuvolari: il grande amore con Carolina, i suoi amici/nemici come Achille Varzi, il suo rapporto con Enzo Ferrari, l’amante segreta, l’incontro con Padre Pio e le tragedie che la morte gli ha riservato. Un lungo flashback pieno di emozioni e poesia fuori dalle corse in un’inedita storia che mai nessuno ha raccontato”.
Tonino Zangardi
Quando corre Nuvolari, è un bellissimo film dedicato al ricordo di un campione che i giovanissimi ormai hanno dimenticato, perché Tazio Nuvolari è stato il più grande pilota automobilistico del Novecento, per il suo coraggioso modo di guidare, per le tantissime vittorie e per i numerosi incidenti da cui si è sempre miracolosamente salvato.
Quindi, grande merito a Tonino Zangardi che porta per la prima volta al cinema un eroe italiano, una storia d’altri tempi perfettamente ricostruita grazie anche alla scelta del bianco e nero nei lunghi flashback e che cala Alessandro Haber nel ruolo di nonno Mario, il bambino che aveva ritrovato il cofano della Ferrari di Nuvolari. Protagonista Brutius Selby, attore italo-britannico che assomiglia in modo impressionante al vero Tazio, affiancato da Lina Messerklinger nel ruolo della moglie Carolina Perina e da Edoardo Purgatori in quello di Achille Varzi.
Un’operazione messa in piedi con le solite difficoltà finanziarie che caratterizzano il cinema indipendente italiano, purtroppo anche nella distribuzione.
Diretti alla perfezione, gli attori danno davvero il meglio in un film che è stato girato in lingua inglese e in seguito doppiato per il nostro paese, riuscendo a ridare vita a delle persone reali che conoscevamo solo da sgranati cinegiornali che vediamo inframezzati qua e là, nel montaggio, a ricordare le imprese automobilistiche nuvolariane. Un insieme che ci mostra il lato umano di un campionissimo sopravvissuto a tutti suoi amici periti in gravi incidenti, ai suoi giovani figli, fino alla sfida finale voluta da Enzo Ferrari, che lo renderà leggenda vivente, destino che toccherà, poi, proprio al fondatore della squadra corse più famosa del mondo.
Un film che viene ovviamente dedicato a Tonino e che sinceramente consigliamo agli appassionati (e non solo).
Curiosità finale: “L’importante non è raggiungere il limite ma superarlo” è una frase che molti, oggi, pensano sia appartenuta ad Ayrton Senna, il quale, in realtà, l’aveva detta riprendendola proprio da una affermazione del più grande pilota di sempre: Tazio Nuvolari.
[yasr_overall_rating]