Ocean’s 8: Cartier e tanto fard per le ragazze di Sandra Bullock

30/07/2018 di Redazione

Ocean’s 8  , cinque e otto mesi e 12 giorni in carcere, questo è il tempo trascorso da Debbie Ocean ad escogitare la più grande rapina della sua vita. Sa cosa ci vorrà: una squadra delle migliori persone del settore, a cominciare dal suo socio e  complice Lou Miller, obiettivo una collana da 150 milioni di dollari.


Ocean’s 8, cast stellare al femminile con Sandra Bullock al comando e Gary Ross alla regia, per lo spin off al femminile della banda Ocean’s. Non è colpa di Weinstein nè del motivo #MeToo, la scelta tutta al femminile parte da un progetto già da tempo nei cassetti hollywoodiani, e del resto cosa potrebbero fare otto  ragazze se non rubare i loro migliori amici: i diamanti .
Risultato finale per una patinatissima rapina è quella di intrattenere il pubblico, femminile e maschile all’interno di una improbabile rapina, cui la maison Cartier ha contribuito in modo fin troppo evidente non tanto in qualità di product placement, ma  a tutti i  livelli, mettendo anche  a disposizione la propria sede di New York  e i suoi esperti di diamanti, per dare il massimo della credibilità ad una improbabile rapina,  che ricorda ai fan dei cartoon giapponesi di  Lupin III ed Occhi di Gatto un qualcosa di già visto.

Debbie Ocean è interpretata da una Sanda Bullock iperpatinata e forse vittima in modo eccessivo dei chirurgi plastici di Beverly Hills (e questo è  davvero un peccato), ma è perfettamente bilanciata da Cate Blanchett, a cui non servirebbe il trucco eccessivo (ma in questo  caso le sezione trucco e parrucchiere  del film hanno lavorato fin troppo secondo chi vi scrive), dove si nasconde un’abile socia. Lo schema è semplice e la storia già vista, assemblare una squadra con il meglio del meglio, questa volta in gonnella, per compiere il colpo del secolo. Obiettivo dell’elaborato piano far indossare la collana più preziosa della collezione Cartier: la “Toussaint”,  alla star cinematografica Daphne Kluger, una strepitosa Anne Hathaway che prende in giro se stessa, con l’aiuto di una disperata Rose Weil, una stilista caduta in disgrazia, interpretata da Helena Bonham Carter, altra colonna portante della pellicola, e compiere il colpo all’interno di una serata di gala al MET (Metropolitan of Art’s Costume Institute).

Si aggiunge al super cast  le altre necessarie, compagne di avventura, ognuna esperta in un particolare settore:  Mindy Kaling, Sarah Paulson, Awkwafina e Rhihanna (nei panni di una credibile hacker). Non vi anticipiamo il risultato dell’impresa criminale, ma per signore e ragazze  ci sarà parecchio da commentare visto  l’enorme schieramento di abiti degli stilisti, couture  etc.etc. roba da far impallidire persino la notte degli Oscar. Il risultato della pellicola però rispetto alle versioni maschili risulta più debole. Bullock- Blanchett, non riescono a duettare come Clooney – Pitt, e specie nella seconda parte della pellicola va dato atto all’immensa bravura della Hathaway di tenere ben dritta la barra dell’intrattenimento. Il regista Ross fa del suo meglio, ma ovviamente non sarà mai un Soderbergh, ma nel complesso la pellicola  raggiunge lo scopo di volere intrattenere in chiave femminile, e senza troppi messaggi #MeToo (evviva …) con un gruppo di donne di varia età in pieno rispetto del classico political correctness  di Hollywood. La non facile impresa di intrattenere un pubblico abituato sempre di più ad una azione adrenalinica, riesce rallentando l’azione e dando quel giusto tocco di femminilità. Se poi siete fan delle serie animate di Lupin III ed Occhi di Gatto, scoprirete che forse anche ad Hollywood gli sceneggiatori guardano i cartoons giapponesi.
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