Narcos: Messico, incontro con Diego Luna e Michael Peña “Raccontiamo una guerra, forse in più stagioni”

Al Lucca Comics and Games arrivano i protagonisti di “Narcos: Messico”, Diego Luna e Michael Peña, che hanno parlato della  nuova serie Netflix e del Messico. Noi li abbiamo incontrati.

Narcos muore e rinasce dalle sue stesse ceneri ancora più interessante e affascinante di prima. Se le prime due stagioni avevano mostrato Pablo Escobar incarnato meravigliosamente da Wagner Moura, ma di lui sapevamo già molto. Poi è toccato a Pedro Pascal portare avanti al storia del cartello colombiano di Calì. Ora con “Narcos: Messico” cambia tutto e il protagonista Manuel Felix Gallardo interpretato da un fantastico Diego Luna.
Diego Luna e Michael Pena a Lucca per Narcos: Messico

OProprio l’attore diventato amato e conosciuto al grande pubblico grazie al ruolo di Cassian Andor in “Rogue One: A Star Wars Story” ha presentato a Lucca Comics and Games insieme al collega e co-protagonista Michael Peña, il lato “buono” del nuovo “Narcos: Messico“. Una conversazione piacevole che ha spaziato dalla serie alle delicate tematiche di attualità come la presidenza Trump, anche se la parte più bella è stata sentire la grande voglia di un artista Messicano di raccontare al mondo intero grazie a Netflix un dramma che negli ultimi 12 anni ha fatto 250 mila morti.
Michael Pena a Lucca Comics and Games per Narcos: Messico

Siamo in una Comic convention, qual è la differenza di Lucca rispetto alle altre che parlano solo di cinema o serie tv? Qui non sono le uniche protagoniste.

Michael Peña: “Per me la prima differenza, ad esempio, è che sono stato al Comic-Con di San Diego e non ha nulla a che vedere con Lucca Comics. Anche la tipologia delle attività legate alla serie o al cinema. Ho partecipato ad esempio anche ad Ant-Man che era parte di un universo più grande, ma qui in “Narcos: Messico” invece inizio qualcosa di diverso con un nuovo capitolo ed è fantastico”.
Diego Luna: “La differenza è la nicchia in cui si inseriscono tipologie differenti di eventi legati al cinema rispetto a Lucca. Quando fai eventi cinematografici ti occupi di farli volti al mercato perché se i critici ne parleranno bene magari riuscirai a proporre il film in modo attraente, ma se lo bocciano possono affossarne il futuro del film. Qui a Lucca il cuore è la relazione con i fan e la passione che mettono. Me ne sono accorto per la prima volta alle convention di Star Wars, loro sapevano chi ero e volevano parlare con me veramente. Qui si parla della relazione tra noi e i fan che ci guardano”.

Una storia nuova in “Narcos: Messico”, ma c’è un background che parla di un grande successo. Quanto ha pesato questa cosa su di voi?

Michael Peña: “Quando ho parlato con Eric Newman mi ha detto che sarebbe stato un nuovo capitolo “Narcos: Messico” non una quarta stagione, il personaggio di Kiki mi ha affascinato molto ma c’è molto poco materiale disponibile su di lui. È vero però che sapere che Narcos esisteva mi ha messo un po’ di pressione. Sono veramente contento però perché il pubblico potrà scoprire la qualità degli attori messicani, ci sono anche altri nomi come Joquin, magari rispetto a Diego, che potrete scoprire”.
Diego Luna: “La mia tendenza quando approccio un lavoro nuovo è non paragonarmi a nessuno perché non porta da nessuna parte. Allora la prendo al volo se vedo un’opportunità, in questo caso andiamo indietro nel tempo nella storia rispetto alle prime stagioni di Narcos. Raccontiamo eventi contemporanei e paralleli stavolta in “Narcos: Messico”, è una sfida perché sappiamo che c’è una responsabilità verso i fan e verso le cose importanti che raccontiamo. Parlando di questa storia parliamo della relazione tra Messico e Stati Uniti e vogliamo creare stupore nei fan e fargli capire perché siamo arrivati al punto ci troviamo oggi”.
Michael Peña: “Oggi non si può portare una bottiglietta d’acqua in America, in passato hanno portato kg di cocaina”.

Diego Luna è il nuovo re del narcotraffico in Narcos: Messico

Mi piacerebbe sapere se come attori preferite lavorare in una produzione fantasy come Marvel o Star Wars o in produzioni come Narcos?

Michael Pena: “In realtà sono due cose diverse, nella Marvel io interpretavo un personaggio sopra le righe e dovevo tenerlo con i piedi per terra. Quando approccio il mio lavoro lo faccio in modo generale, cerco di esplorare le storie drammatiche mettendoci umorismo. Sono un attore e ancora mi emoziono dopo 23 anni. Oggi che ho un figlio che è troppo piccolo per Narcos ma vorrei lo guardasse emozionandosi un giorno.”
Diego Luna: “Non c’è una cosa che preferisco. Entrambi mi affascinano. In Rogue One io interpretavo un personaggio realistico in cui mi ritrovavo, un uomo comune che lottava per la giustizia. In Narcos interpreto qualcuno di veramente differente, una creatura di fantascienza perché non capivo le sue motivazioni. Non trovi nulla sul personaggio, ho dovuto cercare di capirlo. Come attore è impossibile interpretarlo. Dopo aver sentito la risposta di Michael posso dire invece che ho fatto spessissimo produzioni più simili a Narcos. Recentemente ho fatto una serie come Tales of Arcadia: 3Below di Guillermo del toro che finalmente i miei film possono vederli e questo è molto bello”.

Tra tragedia, futuro e politica gli incroci in Narcos: Messico

Quali sono state le difficoltà di produrre il film dopo la tragedia che vi ha colpito?

Diego Luna: “L’incidente non accadde durante la produzione, ma molto prima. Io non ero ancora stato scelto per il ruolo e noi lo abbiamo vissuto da vicino. È stato orribile e sono stato molto colpito perché ci conosciamo tutti in Messico, siamo in pochi a lavorare nell’industria del cinema. C’è stata un po’ di confusione su quanto accaduto e volevo chiarirlo. Ho accettato il ruolo sapendo quello che era accaduto, l’ho fatto perché penso che sia una storia importante da affrontare. Questa guerra ha cambiato il paese con 250 mila morti in 12 anni ed è allucinante. Volevo che la gente vedesse la serie e sapesse cos’è il nostro paese oggi. Volevo far chiedere a chi si droga da dove arriva quello che consuma, ciò che succede in Germania non è lontano dal Messico. Non essendoci tedeschi in sala ho detto la Germania (ride ndr.)”

Siete pronti a lavorare in Narcos per più anni come Pedro Pascal?

Diego Luna: “Non è mica detto che sia un impegno di molti anni, dipende se vi piace. Se piacesse potrebbe durare più a lungo”.

Michael Pena: “Quello che ha detto Diego va bene anche per me”.

Quanto di voi portate nei vostri personaggi e quanto percepiamo noi?

Michael Pena: “Il metodo è Sanfred Meysner che presuppone come l’attore usi il possibile di se. Io sono una persona piuttosto noiosa, mi piacciono gli scacchi, il golf, leggere oggi per me è prioritario essere un papà. Faccio delle produzioni di cui i miei figli possano essere orgogliosi fare questo progetto mi ha dato un nuovo fuoco”.

Quanto pensate che l’influenza di produzioni che sottolineino il ruolo dei criminali possa mitizzare le nuove generazioni invece di allontanare i ragazzi da queste cose?

Michael Peña: “Non è arrivata prima l’arte, ma la vita. La criminalità è nata prima di Narcos e noi raccontiamo soltanto una storia”
Diego Luna: “Non sono d’accordo con la premessa perché una storia come la nostra non glorifica la vita dei criminali, può capitare in altre produzioni in cui l’arco narrativo di eroe e criminale collimano. Io posso parlare per la nostra serie, in cui è diverso e penso di non voler avere nulla a che fare. Ho guardato da giovane “Quei bravi ragazzi” ma non ho mai messo nessun amico nel bagagliaio, dipende tutto dalla prospettiva.  Se guardate il poster della storia di “Narcos: Messico” sembra quasi un poliziesco da inseguimento, ma non è così. Ci interroghiamo su quante persone sono state coinvolte nella guerra della droga e su quanta corruzione c’è. In tanti si muovono con il completo blu, sono poliziotti, personalità di governo, militari e questo accade in entrambi i lati del confine tra Messico è Stati Uniti. È più complicato rispetto a una semplice storia di buoni o cattivi”.

Il presidente Trump ha messo in atto iniziative contro il Messico con la proposta di un muro, lavorando in una serie ambientata lì con una produzione americana che ne pensate?

Michael Peña: “Non conosco la politica di Trump, posso dire che conosco la sua retorica che gli è servita per essere eletto. Ha parlato di un muro che ancora non esiste però”.
Diego Luna: “Trump si preoccupa delle persone sbagliate. Porta avanti la propria retorica, ma il problema non è quel che entra negli Stati Uniti dal Messico”

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