Molly’s Game: recensione, la Principessa del Poker e il Re delle sceneggiature

19/04/2018 di Redazione

Molly’s Game con protagonista Jessica Chastain  e la regia e script affidata al Re degli sceneggiatori Aaron Sorkin, autore inesauribile che ricordiamo in particolare per serie tv come West Wing, News Room e più recentemente la sceneggiatura di The Social Network e Steve Jobs.


Il debutto alla regia per lo sceneggiatore, che ha fatto di dialoghi e parole quello che sono gli effetti speciali per i recenti film dei supereroi non poteva deludere, anzi.
Molly’s Game è basato sulla storia vera di Molly Bloom (Jessica Chastain), una giovane speranza olimpica dello sci free style, costretta ad abbandonare lo sport dopo un grave incidente. Molly, dopo gli studi di legge, ottiene un lavoro estivo
che la introduce a una nuova impresa, in cui sono necessarie disciplina e energia simili a quelle per lo sport: il mondo  esclusivo e ad alto budget del poker clandestino. I grossi portafogli delle stelle di Hollywood, i giganti dello sport e
degli affari le regalano una decade di sfarzi, successo e glamour, ma alla fine Molly attirerà anche alcuni membri della mafia russa senza saperlo. La sua storia da ex campionessa per volere del padre ipercompetivo (Kevin Costner) che dopo un il suo grave incidente vede interrompere  il rapporto con il padre, un noto psicologo e che la porta a diventare, una delle più quotate organizzatrice di bische milionarie per gli amanti del poker. Un tema caro ad Hollywood quello del gioco, in particolare il poker, che questa volta è stato affrontato senza errori (confermata dal  nostro consulente esperto giocatore professionista), ma ovviamente quello che interessava a Sorkin e anche allo spettatore  è come la protagonista, un sempre più brava Chastain, giunga a trovarsi al centro  di questo sogno americano al contrario, che la vedrà poi confrontarsi contro il governo degli Stati Uniti  difesa dall’avvocato (Idris Elba) poco convinto dalla sua storia. Partendo proprio dalla fine Sorkin costruisce la storia con una lunga serie di flashback e voce fuori campo portandoci nel mondo di Molly’s.

Un testo teatrale perfettamente reso a livello cinematografico,  Sorkin usa tutto quello che serve come strumenti tecnici per una perfetta regia  assieme ai suoi attori, con l’aggiunta di una sceneggiatura di ferro, dialoghi serrati  e una storia che tiene incollato come ad un tavolo da poker lo spettatore. Due ore e venti  la durata, come un film della Marvel verrebbe da pensare, ma con il risultato che alla fine ricorderete tutta la storia e avrete una gran voglia di farvi una partita a poker , se siete appassionati del gioco, e consiglierete senza esitazioni questo film ai vostri amici.

Hollywood ama raccontarci queste storie vere che quando leggete il libro o ne sentite parlare, non potete non pensare “roba da farci un film”. Ma Sorkin inizialmente aveva molte riserve sull’adattamento del libro per un film, soprattutto a causa dei personaggi che avevano partecipato ai tavoli di gioco. Nonostante Molly avesse tenuto riservate le identità della maggior parte delle persone coinvolte per proteggerne le vite private, Sorkin era comunque preoccupato delle possibili conseguenze. “Conosco alcune delle persone di cui hai scritto. Ho lavorato con alcuni di loro. Con altri avrei voluto lavorarci. Un paio sono miei amici. Non se ne parla di fare un film di pettegolezzi su di loro o su chiunque altro.” Questo disse Sorkin alla vera  Molly Bloom la prima volta. Oggi Sorkin è felice che Bloom non si sia fatta scoraggiare dalla sua reazione e abbia continuato a raccontargli di più sulla sua storia. “Dopo 15 minuti, volevo disperatamente scrivere questo film, perché ho scoperto che lei ha pagato un prezzo molto alto per aver preso la mia stessa posizione, che a me però non costava nulla.” 

Concludo con una nota personale sottolineando l’interpretazione di Michael Cera nella parte del giocatore X, un cattivo perfetto, che gioca a poker non per il gusto di giocare ma solo per il gusto di distruggere le vite degli altri. Qualsiasi riferimento al fondatore di Facebook è puramente casuale…
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