Mektoub my love: Canto uno, l’inno di Kechiche alla giovinezza

27/05/2018 di Redazione

Mektoub my love: canto uno, presentato con successo all’ultima edizione 2017 della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, arriva finalmente sui nostri schermi, un pellicola adatta alla nostra estate.


Mektoub my love: Canto uno  rappresenta la giovinezza spensierata ed esuberante in tutte le sue forme, è lei la protagonista del film del regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche,  presentato a Venezia 74 con successo. Dopo La vita di Adele un’altro capolavoro per il regista basato, o meglio  ispirato al romanzo La blessure, la vraie di François Bégaudeau, pubblicato nel 2011 (in uscita nel nostro paese per Einaudi con il titolo La ferita, quella vera), e mentre scriviamo queste righe è in post produzione il secondo capitolo.

Siamo nell’estate del 1994, quando il giovane Amin (Shaïn Boumédine), aspirante sceneggiatore, torna per le vacanze nella sua città natale, a Sète, nel sud della Francia. Qui Amin ritrova la famiglia, il cugino Tony (Salim Kechiouche) e la sua migliore amica, Ophélie (la splendida Ophélie Bau). Le giornate trascorrono per i ragazzi tra il lavoro nel ristorante tunisino,  o la fattoria per Ophélie, alternate da  giornate in spiaggia, serate in discoteca con la nascita di nuove relazioni sentimentali.
Sète è la la classica piccola cittadina del sud, destinazione per le vacanze estive di tanti giovani, o luogo di lavoro part-time presso i propri parenti, ma tutto è dominato dalla voglia di conoscere subito nuovi amici, dalla semplicità con cui in pochi minuti un ciao sulla spiaggia diviene la sera stessa una storia d’amore importante.

Con la camera a mano, Kechiche studia e si sofferma sulle forme, sui lineamenti d’espressione dei suoi giovani attori, sui sentimenti, con fotogrammi o scene madri, a volte  lunghe ed interminabili, ma non per lo spettatore.
Quasi tre ore che passano in un lampo, come la giovinezza, un meraviglioso canto d’amore, un’inno alla vita e forse al tempo perduto, riprodotto da un cineasta che riesce a rendere tutto sul grande schermo, con una facilità disarmante, come i suoi giovani attori.   Un film che rompe tutti gli schemi, che vuole solo mostrarci la vita, forse anche in modo banale.

Il film letteralmente travolge e soggioga come Céline (Lou Luttiau) che ti fa innamorare solo guardandola, o Charlotte (Alexia Chardard) con il suo sguardo melanconico in cerca del vero amore.

La forza di Kechiche è tutta nell’apparente semplicità di una storia, di un’estate al mare, dove contano solo i sentimenti dell’amore, e forse al termine del film, come chi  vi scrive, andrete a cercare con ansia quando uscirà il prossimo capitolo annunciato. Perché questa pellicola coinvolge molto di più di film di supereroi o di astronavi stellari, perché parla dell’unica cosa che conta davvero nella vita vera: l’amore.
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