La Partita: Recensione con un intenso Francesco Pannofino, esempio di “vecchio” cinema italiano

RIFF, il film rivelazione del festival è “La Partita” con uno straordinario cast su cui spicca l’interpretazione intensa di Francesco Pannofino.

“La Partita” è l’esempio di come si possa fare cinema ad alto livello tra mille difficoltà, perché un film indipendente è ancora possibile. Lo è per la dedizione e l’amore alla settima arte degli interpreti pronti a mettersi in gioco, ma anche e soprattutto per la voglia del regista Francesco Carnesecchi qui alla sua opera prima. Un film che nasce da un premiato cortometraggio che aveva sin da subito mostrato le stigmate per diventare un lungometraggio di qualità. Se n’è accorto anche il RIFF e il Nuovo Cinema Aquila, pieno in ogni ordine di posto in ben tre sale con persone costrette a vedere la partita per terra, come tante volte accadeva in passato quando si entrava di nascosto allo stadio in Curva sperando di esultare e piangere di gioia ad un gol dei propri beniamini.

Una  storia intensa che si manifesta in una delle migliori interpretazioni di Francesco Pannofino, che per il suo monologo negli spogliatoi ai più cinefili ha ricordato – con le dovute proporzioni – quello di Al Pacino in “Ogni Maledetta Domenica”. Il regista nella durata de “La Partita”, 90′ di passione, ha condensato storie raccontando con incisività anche i mali di Roma.  La storia racconta di una partita di pallone nella periferia romana. A giocare la finale sono ragazzi adolescenti, ma in ballo c’è qualcosa di più nascosto e losco con un giro di scommesse che potrebbe cambiare anche la vita delle loro famiglie o affossarla definitivamente.
“La Partita” è anche il dilemma di Antonio, il bomber e capitano della squadra che dovrà scegliere tra la famiglia e l’amore per il calcio durante la grande finale. In un gioco di passione che alla radio fa sentire il 5 maggio dell’Inter allo stadio Olimpico si mostra quanto un pallone possa scuotere i cuori della gente. Il calcio è passione, è religione come enfatizza il gioco registico con la cresima di una ragazza dimenticata per qualcosa che in tanti considerano di “più sacro”.

Un film drammatico che regala anche risate, come quei grandi film della commedia all’italiana che hanno fatto innamorare di cinema un paese intero. Un applauso fantastico va sicuramente a Giorgio Colangeli (leggi cosa ci ha detto su Tutto può succedere 4) strepitoso nella parte del “mafioso paninaro” che a Roma ormai non è più una leggenda, ma qualcosa di cui tutti sanno e parlano. Un po’ come il calcio. “La partita” però è anche un cast corale eccellente con le ottime interpretazioni di Lidia Vitale, Alberto Di Stasio e Stefano Ambrogi, che i più appassionati ricorderanno per un’altra grande parte in “Lo Chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti.


I romani non  possono sfuggire al richiamo delle storie più intense e drammatiche del loro territorio, perché è lì che il cinema riesce ad emozionare maggiormente. “La Partita” è sicuramente un film da giocare, vivere, tutto d’un fiato come una finale di Coppa dei Campioni.
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