Venezia 75, La ballata di Buster Scruggs: Recensione della miniserie western dei fratelli Coen
11/09/2018 di Redazione


La ballata di Buster Scruggs recensione – Tra musical e fughe un inizio frizzante
Il film presenta sei storie ambientate nel Far West, alcune più divertenti, altre più cupe, che insieme formano un continuo mutare di genere, ma tutte quante legate da un tema chiaro e preciso, quello di una vita brutale e corta. Il primo episodio, che prende il titolo dell’intera antologia e si può definire un musical, è sicuramente il più frizzante. Tim Blake Nelson veste i panni di un menestrello di frontiera, il cui talento non è solo musicale. Egli è infatti tanto bravo con gli strumenti quanto con il grilletto. Near Algodones, la seconda storia, narra la vicenda di un rapinatore di banche, James Franco, che si ritrova, in seguito ad un colpo andato a male, in una situazione alquanto complicata, dalla quale tenta di fuggire.
La ballata di Buster Scruggs recensione – La scrittura perfetta tra comicità e poesia
Dopo la genuina leggerezza dei primi due episodi, le storie diventano più tetre, con qualche momento di comicità di tanto in tanto. A seguire abbiamo Meat Ticket, i cui protagonisti sono un povero teatrante, interpretato da Liam Neeson e il suo fenomeno da baraccone, l’Artista (Harry Melling), un ragazzo britannico senza gambe né braccia, che recita suggestivi brani di peosie e testi. All Gold Canyon narra le fatiche di un cercatore d’oro, mentre The gal who got rattled presenta Zoe Kazan, una giovane donna nubile, che si unisce ad una carovana, per tentare di farsi una nuova vita in Oregon. Con la storia finale, The Mortal Remains ci spostiamo dentro una carrozza. I veri protagonisti di questa storia sono i dialoghi e le battute dei diversi personaggi che vi risiedono.

La Ballata di Buster Scruggs è l’ennesima dimostrazione dell’inconfutabile talento dei Coen. Ogni storia è meticolosamente studiata e costruita con precisione. Il vero problema risiede nell’unire tutte queste storie e nel farne una pellicola unica. Gli episodi sono disconnessi l’uno dall’altro e il ritmo può risultare a tratti pesante, a causa del contrasto tonale. Un’antologia che si può definire allo stesso tempo imperfetta ma indimenticabile. Si tratta di un’aggiunta più che gradita alla filmografia dei due fratelli.
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