Il Campione: Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano “Oggi conta più la percezione, film universale”

Abbiamo incontrato i protagonisti del film “Il Campione”, uno dei più belli in uscita in questi mese di aprile e assolutamente da non perdere.

Ci sono stati film sullo sport più o meno famosi, basti pensare a “Fuga per la vittoria” e al più recente “Hooligans”, fino ad arrivare alla serie “Goal” ormai dimenticata per quanto pessima, ma “Il Campione” più che un’opera sul calcio è un vero e proprio romanzo di formazione universale in cui tanti potranno rispecchiarsi. Può essere la storia di una rockstar che arriva dal nulla, può essere l’ascesa di un attore alle prime luci della ribalta catapultato in qualcosa di troppo grande.

Potrebbe essere per l’appunto la storia di Andrea Carpenzano, che però con la consueta timidezza spiega subito che non si sente un Campione del grande schermo e spiega di non aver avuto particolari ispirazioni:

La differenza tra me e il mio personaggio è che lui è davvero bravo in quello che fa a differenza mia. Non mi ci sono rivisto, io cerco di fare qualcosa e non so neppure se ci riesco. Sicuramente se il film fosse stato sulla Lazio non lo avrei proprio fatto”.

Poi spiega che non ha neppure degli idoli personali, pur essendo tifoso della Roma:

Non ho idoli. A livello umano non lo so, non mi è mai interessato. Non sentivo cose, vedevo Totti fare cose allucinanti e mi chiedevo come faceva quello sì. Mi è rimasta una visione distaccata e vedo quelle cose estasiato, ma per i gesti non per chi li compie”.

A chi lo critica di essere particolarmente timido nella comunicazione davanti ai microfoni spiega:

Io se fossi produttore prenderei solo film muti, per me non parlarsi tanto è importante. C’è molta comunicazione nel non comunicare”.

Stefano Accorsi, quando il professore è “Il Campione”

Stefano Accorsi qui si dimostra bravissimo anche nei panni del Professore che instaura un rapporto quasi padre-figlio col protagonista, ma ci tiene molto a mettere subito in chiaro un altro tipo di messaggio de “Il Campione”:

Si racconta di un successo reale, un calciatore con un talento dimostrato e tanti soldi. Oggi la percezione che gli altri hanno di noi, penso ai social, cambia molto il nostro modo di porci. Oggi la percezione che si può avere dal successo  è più importante del successo stesso. Il modo in cui ci si racconta ci condiziona nel quotidiano”.

Tornando nello specifico al potenziale del film per l’attore l’importante è che propone un linguaggio universale:

Questo film ha un potenziale molto ampio perché parla di tante cose della nostra vita, è anche un film su chi vuole dare un’immagine del successo. Quell’immagine lì ci fa perdere contatto con le cose autentiche e concrete”.

Accorsi spiega poi quanto sia importante oggi trovare delle figure di riferimento nella propria vita per non perdersi:

Per quanto può essere un uomo con esperienze tragiche fa questo mestiere con passione, è uno di quei Professori che ti ricordi per tutta la vita. Non tutti sono bravi, questo è uno bravo. Io ho parlato con una professoressa che mi ha spiegato che quello bravo capisce r trova il modo di aiutare nello specifico. È una figura abbastanza inedita”.

Il regista Leonardo D’Agostini spiega che c’è stato un certosino lavoro di ricerca, con una particolare attenzione per alcuni talenti:

“Abbiamo fatto un lavoro di ricerche. Siamo andati a studiare le vicende e curiosamente abbiamo scoperto che ci sono molti tratti in comune. Si parla di ragazzi che vivono vite parallele, abbiamo visto talento particolari come Cassano, Balotelli ma anche Ibrahimovic. È davvero difficile che qualcuno in Italia scelga di produrre un film di questo tipo”.

Poi va nello specifico sulle tematiche principali che voleva raccontare e far arrivare allo spettatore ne “Il Campione”:

La gestione del talento è una delle cose principali del film, i calciatori già a 20 anni si ritrovano a vivere al massimo con soldi e ogni privilegio. Il tema è gestire il proprio talento senza perdersi, è la storia del filma ttraverso questo incontro di amicizia. Siamo stati anche molto attenti alle sequenze sportive e a quelle nello stadio perché sono delicate da realizzare”

Poi però arriva un curioso aneddoto che vale più di qualsiasi complimento:

Quando Totti ha visto il film era con il fiato sospeso. Poi ha detto che è proprio così. Grazie al giornalista Matteo De Santis che ci ha aiutato tantissimo. Lo sport può essere una bella metafora ed è un terreno pieno di insidie, è difficile mettere in scena delle partite di calcio quando in tv abbiamo tanta ricchezza. I tifosi seguono la squadra da quando sono piccoli. Appassionatosi alle vicende umane il campionato di Cristian assume un valore diverso, ma c’è da fare attenzione. Montare e riprendere questo film è stato difficile, far emozionare Totti è stata una vittoria perché lui è un insider questa è la nostra conquista”.

Matteo Rovere, produttore per Groenlandia films, ringrazia pubblicamente l’As Roma per la straordinaria collaborazione al film:

Abbiamo da subito pensato di inserire il film nella realtà con nomi e squadre vere. Abbiamo portato il film alla Roma che ha messo delle note sulla sceneggiatura adottandolo. Ci hanno permesso di girare a Trigoria. Allo stadio e immagini di repertorio loro che sono state integrate. Sono state coinvolte tante squadre. È una storia di amicizia, ma sul calcio tutti sono super attenti e quella è stata una delle sequenze più complesse”

L’appuntamento con “Il Campione” è dal 18 aprile nelle sale con 01 Distribution.

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