Game of Thrones 8×05: Recensione – Quando la bellezza non è tutto, la morte di un viaggio

La 8×05 di Game of Thrones è l’esempio di come la bellezza non sia tutto, una puntata tecnicamente perfetta che ha letteralmente ucciso la storia di diversi personaggi a causa delle scelte di D&D

Game of Thrones, come tutte le serie tv, è arrivato ad una svolta è mai come dopo la 8×05 i fan saranno divisi a metà. Se andassimo ad analizzare un soltanto la qualità di questa puntata dal punto di vista tecnico dovremmo restare a bocca aperta perché è qualcosa di assolutamente incredibile, ma se dobbiamo valutare la conclusione di otto anni di viaggi questa puntata ha contribuito a stuprare in modo pressoché definitivo quanto era stato con fatica costruito passo dopo passo.

Il soggetto che ha guidato otto stagioni di Game of Thrones è andato a farsi benedire

Sembrava che fossimo tornati al trono della politica, un trono che però dalla scorsa puntata sente terribilmente la mancanza di una coerenza del soggetto che era improntata dai testi di George R.R Martin. Non parliamo di una qualità scadente nella sceneggiatura, perché è ovvio che con meno puntate alcune cose rispetto al passato siano state accelerate e sacrificate sull’altare della CGI, ma proprio di conclusione del viaggio di alcuni personaggi.

Se avessimo iniziato probabilmente con la settima stagione potrebbe essere anche accettabile quello che abbiamo visto, ma non possiamo difendere quel che è stato fatto in particolare a quattro personaggi: Tyrion Lannister, Jaime Lannister, Daenerys Targaryen e Jon Snow. Non possiamo più accettare la deriva di alcune storyline, paradossalmente la morte inutile di Lord Varys ha mantenuto almeno una coerenza narrativa, perché se il personaggio più intelligente del Trono di Spade non ne azzecca più una neppure al momento decisivo allora non sappiamo più in cosa credere.

Jaime Lannister aveva affrontato un percorso di crescita e di vita semplicemente splendido, interpretato in modo Nikolaj Coster-Waldau ed è come se non fosse mai successo niente. Commovente abbraccio tra Tyrion e Jaime che deve tentare di fermare la sorella con lui che lo fa scappare. Poi però avviene un’involuzione pazzesca di cui facciamo fatica a credere. L’unica vera soddisfazione è data dal modo in cui riesce ad uccidere Euron nonostante gli sia rimasta solo la mano non buona. La sua morte insieme a Cersei abbracciati alla fine insieme è da denuncia per David Benioff e Dan Weiss, i suoi fan dovrebbero avere vendetta e anche George R.R Martin.

Arriviamo alla nota più dolente. Daenerys Targaryen dopo essere stata cresciuta con dei valori e nella sofferenza, dopo essere stata guidata da Ser Jorah, dopo aver affrontato la schiavitù e aver liberato i popoli della baia degli schiavisti conduce in maniera impeccabile l’attacco ad Approdo del re dimostrando che basta un drago usato bene per distruggere qualsiasi esercito. Alla fine persino la folle Cersei Lannister capisce di aver perso e suona le campane della resa. L’esercito dei Lannister posa le spade e la guerra è vinta, ma a questo punto si consuma l’abominio. Daenerys non solo punta la fortezza rossa per dare fuoco a Cersei, cosa che avrebbe trovato una coerenza con la sua storia visto quanto ha dovuto subire, ma stermina innocenti dando fuoco a tutta la città andando totalmente contro quanto da sempre ha rappresentato in un autentico “stupro” degli showrunner. La follia del padre non può per eredità essere trasmessa alla figlia perché tanti Targaryen nel corso del tempo non lo sono stati e giustificare quanto visto non è possibile.

Ci sarebbe da urlare Shame e far percorrere la scalinata ai due showrunner di Game of Thrones che hanno buttato all’aria un budget da 100 milioni di dollari con delle scelte ormai irrecuperabili con solo 80’ davanti per sistemare tutto e far quadrare troppe storie. Non parliamo poi di Jon Snow, che arriva a Roccia del drago per dichiarare il suo amore a Daenerys ma non riesce ad avere un contatto fisico con lei senza una giustificazione plausibile e contribuendo a farla sentire sola come non mai. Un condottiero riportato in vita per non si sa quale motivo dal signore della Luce, che è cieco per l’amore verso Daenerys ma contribuisce a scatenarne una reazione dura e forte. Fa tutto il contrario di quel che ci si aspetta da lui, a questo punto gli showrunner dovrebbero chiedersi perché.

Probabilmente la cosa più bella della puntata, oltre ad una regia spettacolare e un reparto tecnico dei migliori blockbuster cinematografici è la fine della contesa tra il Mastino e la Montagna. La loro resa dei conti è una delle scene più belle di Game of Thrones, così come sicuramente la messa in scena della distruzione di Approdo del Re con la toccante morte della bambina vicino ad Arya. La resa dei dettagli fa ancora la differenza per questa serie che ci regala come detto un episodio immenso, ma che lascia irrimediabilmente l’amaro in bocca.

Stanotte oltre al ragno tessitore a bruciare sono stati gli sviluppi portati avanti in otto stagioni di Game of Thrones e la colpa è di chi non ha ricoperto d’oro George R.R Martin costringendolo a portare a compimento quello che rischia di restare al pari di Lost il più grande capolavoro incompiuto della serialità.

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