Disincanto: Il Fantasy di Matt Groening colpisce ma non stupisce

22/08/2018 di Redazione

Disincanto (Disenchantment) è la nuova serie animata di Matt Groening, che catapulta lo spettatore nel classico mondo Fantasy, con personaggi sicuramente all’altezza della sua penna.

Disincanto è una produzione del 2018, nata dalla mente di Matt Groening, il creatore famigerato che ha regalato al mondo perle come I Simpson e Futurama. La serie, per ora, è composta di venti episodi che sono stati divisi in due parti e la trama, forse, ricalca in maniera troppo, ma troppo classica il genere Fantasy:

Dreamland (mai nome fu così semplice) è il solito paesino in cui albergano i personaggi che di solito fanno parte di questo genere, un Re (Zøg) ed una figlia ( Tiabeanie / “Bean”) fuori dalle righe, che non riesce a diventare una vera principessa come suo padre vorrebbe. Le scorribande, le risse, l’alcol e il mistero sono il punto focale della produzione, che sicuramente offrono un delizioso spettacolo a chi assiste alla nuova serie, che stiamo trattando in questione.

Citazioni, ricreazioni e vicende ispirate alle serie TV, alle fiabe ed alla cultura pop si fanno sentire, e gridano fortemente, vogliono essere scovate, delineate e apprezzate dal pubblico che sta visonando il prodotto. Dalle classiche storie narrate dai fratelli Grimm (non proprio perchè Groening ci mette del suo) come Hänsel e Gretel, passando adirrttura per Game of Thrones, Re Artù e tanti altri racconti, gesta e fiabe del genere. Questo ed alcuni punti positivi, salvano Disincanto e lo aiutano a raggiungere la sufficienza, per un qualcosa che voleva raccontare e dimostrare davvero molto di più, e questo l’autore lo ha fatto comunque capire, nel bene e nel male.


 
Disincanto sicuramente è una produzione che eccelle a livello tecnico, infatti le animazioni sono degne e di altissimo livello per quanto riguarda il settore, che sicuramente non hanno nulla da invidiare alle ultime produzione che sono state prodotte durante questi ultimi anni. Ma come sempre non abbiamo mai nulla da dire per quanto riguarda l’animazione, dato che Groening ha sempre sfruttato il budget in maniera perfetta quando si trattava di animare.
Una delle caratteristiche migliori di Disicanto, non solo sono le animazioni in generale, ma è il dettaglio che conta. Un pregiato livello consiste anche nei movimenti e nel design dei personaggi, che si fondono alla perfezione con le ambientazioni create appositamente per rendere il tutto più credibile. Su questo non c’è veramente nulla da obiettare.
Il confronto con Futurama e i Simpson è un obbligo, anche se le tre produzioni sono totalmente diverse per forma e messaggio soprattutto se si parla di Disincanto, che comprende un progetto più inciso sulla narrazione, che sulle battute che sono comunque un punto focale, delle produzioni targate Groening.
Forse, un ottimo confronto legato alle tre opere in questione, è proprio la caratterizzazione dei personaggi che come sempre non delude, anzi si pone come punto di forza focale ed importante in Disicanto, facendo accumulare un buon numero di punti alla storia e le vicende trattate, che come andremo a trattare non colpisce costantemente, ma forse mai il pubblico. A meno che non si tratti di un ragazzino alle prime armi col Fantasy o con l’autore “sotto processo”.

La serie sicuramente è di buon livello, anche se non si grida al capolavoro come quelle precedenti visto che a livello scritturale abbiamo una trama dai risvolti poco interessanti e abbastanza scontati anche se ci si arriva con leggerezza e delizia, grazie al punto di forza di Disincanto ovvero i personaggi, come già citato in precedenza. Bean, Elfo e e il suo “demone personale” Luci, offrono una buona dose di divertimento e leggerezza, complice una buona caratterizzazione, è qualche battuta geniale (ma non sempre) che corona il gradimento dell’opera, anche se ci si imbatte nelle puntate inutilmente troppo lunghe, e dei pochi colpi di scena, se non quelli scontati e prevedibili.
Bean, la principessa alcolizzata che fa da opposta alla classica Cenerentola, regala i momenti di maggior forza nella serie, complice la forte caratterizzazione ricevuta, con il colpo di genio che si oppone alla figura statica della figura principesca Fantasy. Un personaggio ambiguo e impattante per il pubblico che cerca il gesto tecnico, e chi semplicemente vuole a schermo qualcosa di godibile.
Luci e Elfo danno una grandissima mano alla trama, che regala comunque spunti interessanti nonostante sia scarna di contenuti. Due personaggi fortunatamente carismatici che spezzano ed avvolte offuscano i vari difetti insieme alla protagonista. Le due figure opposte, si “scontrano” tra molte virgolette tra loro, dato che Elfo è l’essenza della purezza, dell’innocenza e della verità. Un personaggio che non conosce l’odio e il diseprezzo, Elfo è la figura della purezza, in opposto a Luci che è il demone oscuro che fa da sfondo alle vicende con più Black Humor (per intenderci) che scaverà anch’essi nella psiche di Bean, che è contrapposta tra ombre e luci.

In sintesi Disincanto (Disenchantment) è un buon prodotto, comunque degno della firma d’autore. L’ambientazione Fantasy offre spunti visivi interessanti, ma non colpisce a livello scritturale. Le puntate troppo lunghe, a volte non conducono ad un punto interessante, salvo qualche gag interessante e qualche situazione arrichita dalla forte caratterizzazione dei personaggi, che in parte diluiscono e non appessantiscono l’opera.

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