Cannes 2018, Burning: Recensione del film di Lee Chang-dong con Steven Yeun
17/05/2018 di Redazione
Cannes 2018 – Presentato in concorso Burning di Lee Chang-dong, il regista sudcoreano autori di numerosi successi di critica e pubblico. La nostra recensione in anteprima.
Burning di Lee Chang-dong è una storia che coinvolge solo 3 persone in oltre 2 ore e trenta di proiezione, una finestra su valori universali che sfocia in un thriller di cui vi terremo gelosamente segreto il finale, ma che alla fine coinvolge lo spettatore, e rende il film dopo averlo visto qualche ora dopo ancora piu’ affascinante, toccando quasi lo stesso tema di Matteo Garrone con il suo Dogman, analizzando cosa succede ad una persona mite e normale quando viene costretta a scatenare la sua rabbia. Non si possono fare paragoni ovviamente, ma il coreano Burning dal punto di vista cinematografico, con una direzione della fotografia perfetta, rasenta quasi una totale perfezione stilistica.
Il bravo,buono e schivo protagonista Jongsu (Yoo Ah-in), viene coinvolto sentimentalmente da una sua amica di scuola Haemi (Jun Jong-seo). Il tempo e’ passato Haemi seduce il giovane Jongsu, per poi partire in missione per l’Africa come volontaria. Al suo ritorno il giovane spera di continuare il suo rapporto ma lei torna Ben (Yeun Steven attore molto noto anche al nostro pubblico per la sua partecipazione in Walking Dead), un giovane ricchissimo che in breve tempo crea uno strano menage a trois.
Mentre la vita del povero Jongsu, aspirante scrittore, e’ complicata da un processo che rischia di far mettere in prigione suo padre, a cui si aggiunge la difficolta’ di sbarcare il lunario, il giovane Ben gira in Porsche e invita ripetutamente Jongsu a cene con i suoi ricchi amici nel quartiere elegante dove vive, sempre in compagnia della bella Haemi, tanto da far paragonare il personaggio di Burning ad un Grande Gatsby coreano.
Tutta la storia in Burning ci porta piano piano dentro la vita dei tre giovani, per poi virare all’improvviso nel thriller al momento della scomparsa della giovane Haemi. Una grandissima intelligenza nella scrittura accompagnata da una resa cinematografica di altissima qualita’ porteranno lo spettatore ad un finale che per ovvi motivi non sveliamo.
Stiamo parlando di un cinema coreano d’autore, ma il paragone felice con il nostro Matteo Garrone e le tematiche affrontate in Dogman ci sono tutte, lo stesso regista alla nostra domanda diretta non ha affatto nascosto che sebbene le storie siani originate da fatti, nel suo caso un libro, diversi le tematiche affrontate sono universali.
Speriamo sinceramente che Burning non venga “bruciato” dalla nostra distribuzione che tende ad evitare l’acquisto di pellicole asiatiche, ma in questo caso la figura di Yeun Steven di Walking Dead potra’ aiutare questo piccolo gioiello del cinema coreano per essere proiettato anche nel nostro paese, lo speriamo sinceramente.
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