Appena un minuto: Recensione del film di Francesco Mandelli
29/09/2019 di Redazione
Appena un minuto, di Francesco Mandelli, con Max Giusti e Paolo Calabresi, esplora il rapporto tra uomo e tecnologia, senza andare in profondità.
Il film Appena un minuto di Francesco Mandelli, racconta la surreale vicenda di Claudio (Max Giusti). Agente immobiliare spiantato, padre di due figli, con genitori separati e a sua volta divorziato dalla moglie. La moglie di Claudio (Susy Laude) l’ha lasciato per il Re della Zumba (Dino Abbrescia), istruttore in una palestra. I figli di Claudio, Greta (Carolina Signore) e Luca (Francesco Mura) non sopportano e criticano spesso il nuovo marito della madre. Ma sembrano non andare d’accordo neanche con il padre.
I migliori amici di Claudio sono Simone (Hebert Ballerina) e Ascanio (Paolo Calabresi). Dopo un particolare acquisto in un negozio cinese, Claudio scopre che il suo smartphone ha la capacità di farlo tornare indietro di 60 secondi. Sembrano pochi, ma diventa invece sorprendente quante cose si possono cambiare in un minuto. Da quel momento Claudio, minuto dopo minuto, cercherà di rimettere insieme la sua vita.
Il bene e il male della tecnologia
Claudio è il classico uomo di mezz’età che ancora gira con il Nokia 33-10. Non ha nessuna intenzione di cedere al fascino dello smartphone. Quindi zero WhatsApp, zero internet sul telefono, zero Instagram e zero Facebook. Ecco una persona fuori dal mondo. Uno stereotipo insomma, anche leggermente datato. Che la tecnologia abbia cambiato le nostre vite è un certezza. È un qualcosa di cui ci si è resi conto velocemente.
Con la stessa frequenza con cui uscivano i nuovi modelli di smartphone e computer, alla stessa velocità è stato chiaro che, con l’avvento dei dispositivi elettronici, tutto stava cambiando. Questo forse il senso del film, che comunque risulta confuso. Appena un minuto suggerisce che, per quanto la tecnologia ormai sia essenziale per qualsiasi individuo, le cose importati sono gli affetti, la famiglia e quei rapporti interpersonali che rimarranno per sempre.
I personaggi di contorno
Con qualche spunto divertente, il film Appena un minuto è prevedibile e scontato. L’ilarità che suscitano alcune scene è fatta principalmente di stereotipi. Mentre le altre sfiorano l’inverosimile, risultando incoerenti con la narrazione. Molto riusciti alcuni personaggi, come i figli di Claudio, con gli occhi perennemente sullo schermo del telefono, che vivono solo di apparenza. Perché ormai è ciò che conta davvero. Anche Simone e Ascanio sono tra gli elementi migliori e più realistici del film. Il primo gestisce un bar, lotta per farsi pagare il caffè anche degli amici e cerca di intrattenerli con battute surreali. Il secondo, sempre ottima interpretazione di Paolo Calabresi, cambia lavoro ogni settimana. Simbolo dell’attuale precariato italiano.
Nessun messaggio
La storia parte da un espediente magico, e cioè da un telefono capace di tornare indietro nel tempo di un minuto. Utilizzandolo per se stesso e per gli altri, il protagonista capisce ciò a cui tiene davvero. Molti rapporti non vengono esplorati né cambiano realmente. Tanto da domandarsi: basta davvero così poco per cambiare idea su una persona? O forse la caratterizzazione dei personaggi, a parte alcuni, è troppo superficiale. Ecco che all’inizio del film, qualsiasi spettatore può immaginare come proceda e come finirà il racconto. Ottimi attori e una regia anche piuttosto attenta ai dettagli, che rappresenta un mondo, tipicamente riconoscibile, italiano, romano. Ma non basta. Perché tra qualche risata sincera o forzata, Appena un minuto sembra non dire niente di nuovo.