7 Sconosciuti a El Royale: Recensione del film “tarantiniano”’di Drew Goddard

7 Sconosciuti a El Royale è diretto e scritto brillantemente da Drew Goddard che guida un grande cast corale con un film molto tarantiniano, che ha però una sua originalità. La recensione in anteprima.

7 Sconosciuti a el Royal Royal è un film multi genere che spazia dallo Splash per puro tarantiniano fino ad arrivare al thriller noir. Il regista Drew Goddard (ecco cosa ci ha raccontato), acclamato già per lavori come “Quella casa nel bosco”, dà prova di essere uno degli scrittori più talentuosi in circolazione. 7 Sconosciuti a El Royale incastra alla perfezione le storie dei sette personaggi presentati, uno diverso dall’altro per offrire un cast il più variegato e completo possibile.

La regia ci permette di vedere da più punti di vista gli elementi chiave del racconto. Il lavoro di Drew Goddard è stato senza dubbio molto ambizioso, specialmente per quanto riguarda la narrazione del passato per ricostruire il background dei personaggi. 7 Sconosciuti a El Royale ricorda per molti versi “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino, inserendo però al suo interno un elemento fondamentale come il motel cavallo degli Stati California e Nevada pretesto narrativo per enfatizzare il tema della doppiezza.
Qui è la grande differenza tra il film del maestro del pulp e 7 sconosciuti a El Royal, in cui proprio il tema della doppiezza dei personaggi regala i colpi di scena più intriganti. La storia si divide poi in una prima e una seconda parte, con quest’ultima che richiama un finale in stile western. Il regista è un grande amante dei Coen e di Sergio Leone, qui possiamo ritrovarle vari aspetti sia proprio su questo punto che sulla brillantezza della scrittura.

7 Sconosciuti a El Royale, ma presto tutti saranno noti


Uno degli attori preferiti da Drew Goddard è Jeff Bridges, feticcio dei Coen che qui ha omaggiato anche con un chiaro riferimento a Tron dato che il suo personaggio si chiama Flynn come quello che interpretò proprio nel film fantascientifico. 7 Sconosciuti a El Royale, però, non è solamente Jeff Bridges, ma anzi la maestria del regista è stata nel gestire un cast corale letteralmente fantastico.
Tutti gli attori interagiscono alla perfezione come se fossero corpo unico. Forse, la parte e e centrale esplicativa è troppo lunga ma la qualità recitativa e la brillantezza dei dialoghi rendono il tutto agli occhi dello spettatore. Jeff bridge e sicuramente la punta di diamante di un cast come detto fantastico, ma spicca senza ombra di dubbio la giovanissima Cailee Spaeney, quest’anno all’esordio cinematografico ma già al quarto film in pochi mesi. Convincente è anche la prova di Dakota Johnson, ormai lanciatissima nel panorama hollywoodiano anche con film più impegnati, come dimostra il suo sodalizio con Luca Guadagnino ribadito dal recente Suspiria. Tanti applausi anche per l’interpretazione sia recitativa che canora di Cynthia Erivo, personaggio cardine attorno al quale ruotano gli aspetti più significativi del film.

7 Sconosciuti a El Royale, ma non Chris e Drew

7 Sconosciuti a El Royale è anche il rinnovo del sodalizio artistico tra Drew Goddard e Chris Hemsworth, con il quale lavora ormai da 10 anni. La bravura del regista in questo caso è stata riuscire a tirare fuori la parte più scura di dell’attore, che ci regala una prova divertente sopra ogni misura con una versione rivisitata del capo di una setta paragonabile a Charles Manson. Il film è ricco di substrati, basti pensare che il motel il Royal sembra quasi essere una metafora del sogno americano: prima lussuoso  luogo di ritrovo per politici e giocatori d’azzardo, ora ormai diventato solamente il ricordo di se stesso.

7 Sconosciuti a El Royale è stato e stato scritto cinque anni fa, quindi non c’erano ancora le polemiche attuali sul mito metoo e la presidenza Trump, ma il cinema si dimostra capace quasi di anticipare il corso degli eventi del tempo in cui ci troviamo. Tanti significati anche religiosi nel film, con passaggi in cui c’è quasi la voglia del regista di chiedere scusa a nome dell’umanità con un passaggio ideologico molto profondo.
La regia di Drew Goddard è una delle cose più belle di questo film perché riesce a rendere il ritmo travolgente anche nelle fasi più statiche, regalando anche vero e sano divertimento a tratti in un contesto altamente drammatico. 7 sconosciuti a El Royale potrebbe presentare per il regista la svolta definitiva di una carriera che lo vede brillante showrunner televisivo e grande firma del cinema Hollywoodiano anche solo lato scrittura come ad esempio per The Martian.

7 Sconosciuti a El Royale, quando la citazione è con classe


Drew Goddard ha dimostrato più volte di essere un autore capace e poliedrico, e lo dimostra anche nei personaggi a cui dà vita. Anche gli ambienti del motel di 7 Sconosciuti a El Royale sono propedeutici a raccontare la doppiezza, con un lavoro accurato in tutti i minimi particolari della scenografia. La camera da presa poi compie il suo lavoro più bello quando abbraccia la splendida scena western finale abbracciando tutti i personaggi.
Se Quentin Tarantino ha già annunciato che suoi film, purtroppo, saranno solo dieci forse abbiamo trovato un erede in grado di ricalcare le strade del maestro senza limitarsi alla vera riproposizione, ma inserendo all’interno dei suoi lavori la propria essenza. C’è chi copia male o in modo banale, c’è chi invece cita con eleganza ed è il caso di Drew Goddard.
7 sconosciuti a El Royale, quindi, in definitiva un film da vedere, magari anche due volte per goderne appieno ogni sfumatura, quegli stessi dettagli di ogni personaggio che fanno di un buon film un grande film.
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