«Spaccategli un braccio», il poliziotto della frase choc è stato rimosso

02/09/2017 di Redazione

Il poliziotto finito al centro delle polemiche per una frase choc («Spaccategli un braccio») pronunciata durante una carica per lo sgombero del palazzo di via Curtarone a Roma è stato rimosso. Ne parla oggi il quotidiano Il Tempo in un articolo a firma Silvia Mancinelli. Il funzionario è stato trasferito dal Commissariato Trevi Campo Marzio, quello del centro storico, ad un altra sede, il Dac anticrimine, in un ufficio più burocratico in zona Tuscolana, più lontano dalla strada e dal centro città e soprattutto dalla gestione dell’ordine pubblico. La decisione conferma quanto aveva ribadito il capo della Polizia.

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«SPACCATEGLI UN BRACCIO», POLIZIOTTO TRASFERITO

«Questi devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio», aveva detto il poliziotto il 24 agosto incitando i suoi uomini mentre con caschi e manganelli inseguivano i migranti eritrei sgomberati poco prima da piazza Indipendenza (un’affermazione immortalata da video ampiamente circolati in rete). «La frase pronunciata è grave, quindi avrà delle conseguenze. Abbiamo avviato le nostre procedure interne e non si faranno sconti», le parole in quelle ore di Franco Gabrielli. Il trasferimento del funzionario, come sostiene Il Tempo, era nell’aria da giorni anche perché si vociferava di pressioni politiche sempre più forti.

 

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«Non dovevo neppure essere lì – è stata la difesa del poliziotto in questi giorni -, ero libero da quel servizio, avevo terminato il mio turno, ma ho sentito dalla radio che i miei uomini in piazza Indipendenza erano in difficoltà e sono intervenuto. Lo so, quella frase è infelice, presa da sola ha un sapore sinistro, ma bisogna contestualizzarla. Rispondevo a un agente che mi raccontava che lui e altri erano stati colpiti da sanpietrini. Mi ha chiesto: e se questi ci tirano addosso qualcosa? Allora gli ho risposto in quel modo, ma bisogna trovarsi nella mischia, in mezzo alla bolgia, esposti a rappresaglie imprevedibili. Bisogna viverli quei momenti per comprendere di cosa stiamo parlando». L’autodifesa del funzionari è finita è finita in una relazione di servizio arrivata ai piani alti del Ministero dell’Interno.

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