I veterinari attaccano il piano anti-randagismo siglato con l’onorevole Brambilla

11/12/2017 di Redazione

Tre mesi fa è stato siglato un accordo tra Carla Bernasconi per conto della Federazione degli Ordini dei Veterinari Italiani e Michela Vittoria Brambilla per il Movimento Animalista. L’accordo punta a combattere il randagismo nel Mezzogiorno. La SIVeLP, Sindacato dei Veterinari Liberi Professionisti, ha cercato i punti di forza e di debolezza del progetto. E la sentenza è impietosa. «È scaduto in questi giorni il termine che la Federazione si era data per valutare i primi

risultati del protocollo d’intesa – scrivono su La Settimana Veterinaria – dal comunicato Fnovi sembra che le sterilizzazioni, di fatto, non sono ancora nemmeno iniziate».

Di cosa parla l’accordo? La Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, associazione animalista guidata da Brambilla, in collaborazione con Fnovi e Anmvi, ha  creato una task-force “Stop al randagismo”. Si tratta di una campagna di sterilizzazione a tappeto di cani e gatti randagi nel sud Italia (Sicilia, Calabria, Sardegna, Puglia, Molise e Campania). Il progetto è finanziato con i fondi ricavati dalla campagna sms solidale: “Salvami Subito” per finanziare interventi di sterilizzazione (ovaiectomia/ovarioisterectomia) di cani e gatti. Ebbene, secondo SIVeLP ci sono alcuni deficit nel progetto in questione.
Il sindacato dei veterinari liberi professionisti, per bocca del segretario Sergio Comoglio, non vede di buon occhio alcuni aspetti della vicenda. Dall’interesse politico a veri e propri aspetti tecnici che interessano la categoria.

IL SIVeLP demolisce l’accordo con la Brambilla

Il primo punto d’accusa è il sostegno di una figura politica. La Brambilla è «chiaramente in cerca di visibilità mediatica, all’indomani della fondazione di un nuovo partito da lei stessa capeggiato e che professa teorie in netto contrasto con gli

interessi della Veterinaria». Inoltre per SIVeLP non sono chiare le cosiddette “Buone pratiche veterinarie” (BPV) indicate nel cosiddetto accordo. Di che si tratta? Non è chiarissimo. «Vengono in sostanza posti paletti strutturali e di dotazione senza riferimenti alle modalità di espletamento: uno schiaffo alla preparazione e alle competenze della professione», spiegano.
E non solo:

La stessa scelta di utilizzare il termine Buone pratiche veterinarie o l’acronimo BPV, la contestuale sottoscrizione dell’accordo da parte di un soggetto e di chiamare a co-sottoscrivere l’accordo un’Associazione di categoria che trae profitto dalla “vendita” di percorsi formativi applicati alle BPV e dalla certificazione BPV delle strutture, oltre
ad essere discutibile, confermano la volontà di dare maggior spazio e peso a strutture e non ai professionisti e alle loro competenze.

Il Protocollo d’intesa, secondo i veterinari, non prevede alcun minimo tariffario. «Gli elenchi dei medici veterinari aderenti non
sono stati messi a disposizione di chi ne ha fatto richiesta, nemmeno ai diretti interessati, mentre sono stati “consegnati” senza alcuna forma di tutela ad associazioni non meglio precisate o individuate al momento della sottoscrizione», spiegano dal sindacato.  La FNOVI ricorda i compensi per le professioni regolamentate ma allo stesso tempo ricorda come il dcreto in questione non rappresenti un tariffario.

Meno di 300 veterinari (su oltre 35.000 iscritti agli Ordini) -secondo il sindacato – avrebbero fatto richiesta di aderire al protocollo. Il SIVeLP si chiede quanti cani e gatti siano stati sterilizzati e quanti per medico contattato. Quanto è stato corrisposto per ogni sterilizzazione e quale percentuale di interventi è stata già saldata e dopo quanto tempo. Anche perché le fatture saranno emesse nei confronti di LEIDAA.
«Attendiamo – spiega Comoglio – anche chiarimenti sulle dinamiche delle decisioni, non ci accontenteremo più dei soliti laconici comunicati, su questioni le cui ricadute pesano su tutta la professione. E in questo caso, per la presenza dell’on. Brambilla, i chiarimenti si impongono anche per i non trascurabili profili politici. Non vorremmo una categoria strumento di campagna elettorale».

(Foto: ANSA / US / MICHELA BRAMBILLA)

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