Simone Di Stefano rivendica il fascismo di CasaPound: «Siamo gli eredi della Repubblica di Salò»

16/11/2017 di Redazione

Simone Di Stefano ha rivendicato in modo aperto il fascismo di CasaPound in una intervista con il Corriere della Sera. Il vicepresidente del movimento di estrema destra, volto mediatico e candidato alla presidenza del Consiglio alle prossime elezioni politiche, ha evidenziato come CasaPound sia la formazione erede del regime mussoliniano, senza più perifrasi sul terzo millennio o altre vaghe formulazione per mascherare l’evidenza fascista delle loro posizioni. «Certo. Siamo gli eredi della tradizione che dopo Rsi e Msi è stata interrotta da An. Ci sono troppi pregiudizi su di noi. Rivendichiamo l’eredità del fascismo. Ma non vogliamo tornare indietro», così risponde alla domanda di Alessandro Trocino che gli ha chiesto se si consideri un fascista.

SIMONE DI STEFANO EVIDENZIA IL FASCISMO DI CASAPOUND

Una sottolineatura seguita da alcune prese di distanza dal fascismo, definito Stato totalitario, che però ha fatto cose buone, come il Tfr, vero, la cassa integrazione, falso, e la tredicesima, anche questo solo parzialmente vero. L’unica vera critica, anche questa però convoluta, riguarda le leggi razziali. «Sono state un reato gravissimo, da condannare. E un errore, perché hanno allontanato gli ebrei dal fascismo, nel quale erano protagonisti, dalla marcia su Roma al ministro Guido Jung, fino all’esponente del Pnf Ettore Ovazza. Ora ci dovrebbe essere un legame più forte tra la Comunità ebraica e l’Italia».Ci sono ebrei in CasaPound? «Attualmente non saprei, in passato credo qualcuno», spiega Di Stefano al Corriere della Sera. Simone Di Stefano evidenzia come CasaPound sia stata sdoganata dagli elettori più che dagli ascolti in TV, e illustra le posizioni del movimento su diversi temi. CasaPound non è contraria all’aborto così come all’eutanasia, e preferisce l’ergastolo alla pena di morte perché così i criminali soffrono di più.

 

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Il candidato alla presidenza del Consiglio di Cpi apre anche a una collaborazione con un governo di centrodestra in caso di ingresso in Parlamento. In merito ai rapporti con gli Spada Di Stefano evidenzia come CasaPound non possa prendere distanza da persone con cui non ha rapporti. «A voja se condanniamo, la testata e il clan criminale degli Spada. Ma a Ostia ci sono 250 persone con cognome Spada, non tutti c’entrano». Di Stefano sottolinea di ripudiare la violenza, ma rimarca come CasaPound risponda in caso di attacchi dei centri sociali. Una risposta davvero furbetta e poco veritiera, visti i diversi casi di violenza che coinvolgono gli esponenti dell’estrema destra.

Foto copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSS

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