Sesto San Giovanni nega il Palasesto agli islamici per la Festa del sacrificio

30/08/2017 di Redazione

Sesto San Giovanni ha negato il palazzetto, usato da diversi anni, alla comunità islamica per la celebrazione della festa del sacrificio. Il sindaco del popoloso centro alla periferia di Milano, per la prima volta governato dal centrodestra dopo decenni di amministrazione legate al Pci oppure al centrosinistra, ha motivato il divieto di utilizzo del Palasesto con la tardiva richiesta che non rispetterebbe più i limiti imposti dal regolamento, così come per altre inadempienze burocratiche ed economiche della comunità islamica verso il comune.

SESTO SAN GIOVANNI VIETA IL PALASESTO AGLI ISLAMICI

Il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, ha conquistato la città, storicamente di sinistra, anche grazie a una accesa campagna elettorale sui temi della sicurezza. Particolare enfasi era stata data al no alla costruzione di una moschea. La celebrazione di Id al-adha, la festa del sacrificio, che cade il primo settembre, è stato motivo per un’altra rottura con i musulmani di Sesto San Giovanni. Dal 2010 la comunità islamica utilizzava il Palasesto come luogo di ritrovo per passare assieme una delle più importanti festività della religione musulmana. Solo questa struttura è in grado di accogliere sul territorio comunale i circa 4 mila fedeli attesi per Id al-adha, e la decisione del sindaco Di Stefano è stata criticata in modo particolare dalla Chiesa cattolica di Sesto San Giovanni.

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LA CHIESA CRITICA IL DIVIETO DEL PALASESTO DI SESTO SAN GIOVANNI

Come riporta Avvenire, don Leone Nuzzolese, il sacerdote decano della città alle porte di Milano, ha evidenziato come «le elezioni sono finite, non costruire il dialogo significa distruggere un percorso di integrazione iniziato due decenni fa. Si mette in discussione una realtà islamica che qui a Sesto, al contrario di Milano, è molto omogenea e ha saputo ottenere positivi riconoscimenti». Don Luigi Perduca, vicario nella chiesa prepositurale di Santo Stefano, aveva rimarcato nella messa di domenica scorsa come «vietare a qualcuno di pregare è un passo falso verso gli ideali della democrazia. La preghiera è un diritto inalienabile per la persona. Vietarla è mortificare lo spirito del cristiano. Le diversità sono la ricchezza dello spirito dell’opera di Dio».

FOTO COPERTINA: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

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