Lavoro, scioperi e contratti: il governo insiste

21/08/2015 di Redazione

Scioperi, lavoro e contratti: le parti sociali sembrano prese in contropiede dalle intenzioni del governo di Matteo Renzi che per settembre intende affrontare il dossier della rappresentanza sindacale e della regolamentazione del diritto di sciopero. Una parte del nostro ordinamento giuridico che negli ultimi decenni è rimasta di fatto affidata alle regolamentazioni e agli accordi fra le parti sociali, ma che, secondo l’esecutivo, è andata progressivamente incancrenendosi.

SCIOPERO, LAVORO E CONTRATTI: IL GOVERNO INSISTE

L’intenzione, ne parlavamo su queste pagine, è quello di predisporre un sistema a soglie sia per la rappresentatività nei luoghi di lavoro, sia per la proclamazione di scioperi e agitazioni sindacali. Sul punto, scrive Repubblica in edicola oggi, il governo sembra intenzionato a non cedere di un passo.

Sulle riforme legate al lavoro «il governo intende andare avanti contro i signori dell’immobilismo», promette il sottosegretario Massimo Cassano firmando una nota del ministero retto da Giuliano Poletti. Secondo Cassano il pacchetto di proposte per modificare le regole della contrattazione sui luoghi di lavoro «è la strada per far uscire l’Italia dalla conservazione e dalla stagnazione».

Le parti sindacali procedono in ordine sparso riguardo le intenzioni del governo, che starebbe valutando l’introduzione di una soglia minima di adesioni per la proclamazione di uno sciopero anche nei settori privati, una normativa che dovrebbe essere valutata anche dal punto di vista costituzionale.

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Così la Uil usa toni molto netti nei confronti delle intenzioni dell’esecutivo.

Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil: «Io non ho dogmi ma il governo non dovrebbe immischiarsi. Può dare una mano partendo dalle regole che ci siamo dati ma non facendo nuove leggi. Nei settori privati limitare il diritto di sciopero è incostituzionale. Se i poteri forti voglioni spingere in questa direzione, noi ci opporremo».

La Cgil mostra invece una posizione più cauta, concedendo al governo il consenso sulla necessità di regolare le agitazioni in modo tale da impedire che pochi lavoratori in sciopero blocchino parti importanti del sistema produttivo.

Per la Cgil sarebbe utile «trasformare in legge ciò che le parti hanno già stabilito tra di loro», cioè rendere norma l’accordo sulla rappresentanza firmato da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria nel 2014. Anche per la confederazione di Corso d’Italia bisogna fare «attenzione a mettere soglie di consenso per poter indire lo sciopero: quello è un diritto individuale sancito dalla Costituzione. Certo, bisogna evitare che 12 persone determinino un blocco con conseguenze su migliaia di persone».

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