Saviotti, chi era costui?

10/12/2008 di Luca Conforti

Biografia non autorizzata del deus ex machina chiamato a salvare Banco Popolare. O forse, dovremmo dire, a dargli la degna sepoltura(Luca Conforti è lo pseudonimo di un giornalista che lavora per uno dei più importanti quotidiani nazionali. La sua rubrica, Parco Buoi, si occuperà con cadenza settimanale di imprese, finanza e mercati, con un occhio al risparmiatore).

Come è possibile che un “pre-pensionato” d’oro come Pier Francesco Saviotti, a 66 anni sia diventato l’uomo indispensabile della finanza italiana? Le risposte possibili non rassicurano gli azionisti di Banco Popolare e Banca Italease. La contraddizione è evidente: di Saviotti ne servirebbero due, uno per salvareRomain Zaleski e uno a Verona, mentre fino a due mesi fa il sistema riusciva a sistemarne uno purché non fosse troppo in vista. Il vice presidente europeo di Merril Lynch è sempre stato un uomo di grandi relazioni, tanto che ogni volta che c’era una presidenza di prestigio il suo nome veniva fuori. Negli ultimi dieci anni è andato al fondo Equinox, ha servito nei consigli di grandi imprese come Telecom, è stato vicino alla presidenza di Antonveneta, ma rimaneva un manager con un “grande futuro alle spalle”.

THE RISE AND FALL… – La sua parabola si era esaurita nel ’99, con una doppia scomunica di Enrico Cuccia e Antonio Fazio (come dire tutto il mondo bancario). Una “sconfitta” che era costata la sparizione della banca italiana con la miglior reputazione internazionale del XX secolo: la Comit. E proprio dagli sportelli della “Commerciale” aveva costruito la sua carriera dal 1962 fino a diventarne amministratore delegato nel marzo 98. Vi è rimasto per 15 mesi dividendosi le responsabilità con l’altro ad Alberto Abelli. Gran parte di questo periodo lo ha passato a cercare d’indirizzare un progetto di aggregazione con la Banca di Roma. Le trattative fallirono perché sia lui che Cesare Geronzi tentavano di “soffiare” la banca all’altro, convinti di poter imporre la propria supremazia personale alla nuova entità. Le rispettive posizioni odierne dei due lasciano ben intendere come finì lo scontro. Ma la sua caduta fu determinata dal fatto che, dopo il pareggio con Geronzi (che indispettì Fazio), si spese personalmente, anche contro gli azionisti di allora (tra cui Diego della Valle), per vendere la Comit ad UniCredit. Profumo arrivò a lanciare un’Ops ostile, contemporaneamente all’Ops di Sanpaolo-Imi su Banca di Roma. L’opposizione di Mediobanca (che in realtà era controllata da Comit e Unicredit) e della Banca d’Italia fece fallire i due progetti e segnò la fine di Saviotti. Cuccia affidò a Giovanni Bazoli il destino di Comit che si fuse con Intesa. Continuò a godere dell’appoggio personale di Profumo e dello stesso Bazoli che lo riprese come direttore dell’area crediti di Intesa per qualche anno, ma la presenza di Fazio gli ha chiuso ogni possibilità di diventare di nuovo capoazienda in una banca Italiana. Ha seguito nell’ombra pratiche importanti come il salvataggio di Fingruppo da parte della Mittel, potenziale vaso di pandora della Razza Padana e non a caso Romain Zaleski lo voleva come uomo di fiducia per trattare con le banche i suoi debiti.

PREVEDO – Però “WolfSaviotti quando ha giocato da protagonista ha perso e facendo gravi errori: fu il principale responsabile della scomparsa di Comit perché tentò di imporre il proprio volere a Enrico Cuccia e al tempo stesso diffidò di Cesare Geronzi fino al punto di tenere aperta una trattativa per oltre un anno al solo scopo di farla fallire. Insomma troppi nemici e troppo forti tutti insieme. Dieci anni passati a riflettere ci daranno un risanatore alla Bondi? Uno capace di mettere la sua voglia di rivincita al servizio del salvataggio del Banco Popolare? Difficile, l’impressione che si ottiene parlando con i banchieri milanesi è che Saviotti è proprio l’uomo capace di garantire che l’eutanasia di Banco Popolare avvenga senza scosse: ci sono diverse banche locali (Credito Bergamasco, le popolari di Cremona e Novara) che possono essere dismesse a buoni prezzi. E poi dopo un paio d’anni di risanamento, quel che rimarrà potrà rientrare in un grande gruppo. Il problema più grande è Banca Italease, e l’uscita di Innocenzi è vista come il segnale della volontà di staccare le sorti dei due istituti. Non arriveranno nuovi capitali da Banco Popolare a banca Italease e questo significa tempi duri e ridimensionamento per entrambe le società.

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