Saviano: “E’ un’utopia sconfiggere la mafia?”

Secondo il popolare scrittore solo riducendone il ruolo sociale si può battere la criminalità organizzata

Roberto Saviano spiega l’Italia sul prestigioso settimanale tedesco Die Zeit, e inizia il suo ciclo di articoli con un approfondimento sulla malavita. Può essere sconfitta la mafia con semplici azioni di polizia, che arrestano boss e i loro soldati?

ESERCITO UTILE, MA NON BASTA – Gli interventi delle forze dell’ordine e gli arresti sono sempre utili, perchè dietro ad ogni boss esistono centinaia di giovani pronti a fare tutto per lui. “Con l’arresto del boss, questi giovani perdono almeno il loro riferimento nel mondo criminale”. Inoltre, ogni volta che c’è una grossa operazione contro la malavita, gli altri clan si ritirano per un po’, cercando di fare affari con altre famiglie mafiose.

Ogni volta che c’è una grande operazione un clan rimane indebolito, e i mafiosi devono ricostruire la fiducia e la potenza nel loro territorio. Spesso gli riesce quando sono condannati a pochi anni di prigione, sfruttando magari la lentezza del nostro sistema giudiziario. Ogni volta che lo Stato si mostra debole, la mafia ne approfitta.

LUOGHI COMUNI – Affermare che la mafia non si può contrastare con gli arresti è un luogo comune, così come è un luogo comune pensare che possa essere sconfitta con la semplice repressione.

Quante volte abbiamo letto di colpi decivisi contro la malavita, e poi la mafia rimane sempre al suo posto. Che lo Stato mostri la sua forza, che la polizia arresti le persone, questo è importante, ma non basta”. Nella città di Saviano, Casal Di Principe, la presenza dell’esercito era importante, ma non ha certo impedito che nuovi reati fossero commessi. Il pentito di mafia Carmine Schiavone mi ha raccontato una volta: “E’ un rischo mandare certi giovani, inesperti soldati in questi posti. Possono essere minacciati, gli possono rubare le pistole, sono semplicemente inutili”. Questo però non è vero. La popolazione era costretta a vedere che lo Stato era presente, per difenderla dalla mafia. Ma purtroppo non si può pensare che il potere pubblico sia solo poliziotti e soldati.

COLPA MIA – “Molti mi hanno rimproverato di aver scritto Gomorra perché solo allora la polizia è arrivata nella mia città. All’improvviso venivano controllate anche le abitazioni delle persone, e questo faceva arrabbiare le persone perché non erano camorriste ma si dovevano confrontare con la polizia.  Una persona mi ha perfino incolpato di avergli fatto perdere il bus per andare a scuola. La polizia ha scoperto che non era in regola per viaggiare, ma quel ragazzo mi accusava del fatto che le forze dell’ordine fossero arrivate per colpa mia. Il problema non era il bus guasto, il problema era la mia denuncia. Si capisce ancora come lo Stato sia visto come il vero problema nella vita di queste persone”.

ESEMPIO SCAMPIA  – L’intervento militare ha senso, è appropriato, ma il suo problema è che non può essere così duraturo da controllare permanentemente il territorio colpito da infiltrazioni malavitose. E’ quanto successo a Scampia, il quartiere napoletano dominato dalla Camorra.

Quando è esplosa la guerra tra bande, con molte morti nei vari clan, Scampia era completamente controllata dalla polizia, in ogni angolo. Ma non si può occupare militarmente un simile quartiere, dove vivono migliaia di persone. Esploderebbe una rivolta sociale. E quando la polizia ha significativamente ridotto la sua presenza, Scampia è tornata ad essere un supermercato della droga a cielo aperto.

MAFIA OFFRE PROSPETTIVA DI VITA – Gli arresti possono essere solo il primo passo, ma la mafia può essere sconfitta solo indebolendola sul piano sociale. Al Sud ora non è possibile una prospettiva di vita normale, e questo crea l’enorme esercito potenziale di mafiosi che la malavita poi organizza.

Bisogna inginocchiarsi per avere un contratto di lavoro, il lavoro nero sembra una benedizione dal cielo, e non si vede come si possa avere una vita determinata solo dalle proprie capacità e con i propri diritti riconosciuti. La mafia ti appoggia, ti aiuta, ti offre prospettive. Se sei bravo, ti promuovono in sei mesi, non in sei anni. E essere bravo non significa sparare, ma muoversi bene, essere intelligenti.

SENZA SENSO DI COLPA – Questo è il meccanismo più pericolo della malavita organizzata al Sud, il senso di normalità della sua presenza.

I mafiosi affermano che se fossero nati in Piemonte con un padre affermato magari ora sarebbero imprenditori. Nati al Sud in una famiglia povera, invece, possono solo diventare criminali. Alla mafia non c’è alternativa, e purtroppo molti lo pensano al Sud.

I camorristi non hanno sensi di colpa. E’ lo Stato con le sue leggi il nemico, che vieta il contrabbando di sigarette costringendoli a spacciare eroina. Nella loro mentalità si guadagna per poter sopravvivere, e non conta come fai i soldi. Il fine giustifica sempre il mezzo, meglio un lavoro criminale che zero denaro. Alla fine bisogna sempre portate un pezzo di pane per sfamare la propria famiglia, e così la rottura delle regole non conta più.

UTOPIA  DELLA SCONFITTA MAFIOSA – Un terzo dei giovani sotto i 30 anni è senza lavoro, e questo è il vero problema senza la cui risoluzione è utopico pensare di sconfiggere la mafia, che viene tollerata perché unica fonte di prospettiva. Nessuno parla nel proprio vicinato o a scuola della camorra, se non quando succedono casi spettacolari di cronaca.

Ecco perché Gomorra è stato un tale scandalo. Ho fatto nomi che tutti conoscevano, ma che dovevano rimanere in silenzio. Non si parla della mafia perché se ne discute si vuole approfondire il tema, sapere come funziona veramente, con la concreta possibilità di diventarne critici, o magari avversari. E la gente ha paura di questo. In un simile contesto è utopico pensare di distruggere completamente la mafia. Può solo essere indebolita nel lungo periodo e poi isolata, solo allora potremmo vincere la battaglia contro di loro.

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