Roma, Colosseo chiuso. Arriva il decreto: «Musei servizi essenziali»

18/09/2015 di Redazione

Roma, Colosseo chiuso e altri scioperi in vista: non si placa l’autunno sindacale della Capitale. Un’assemblea sindacale proclamata in sordina e pessimamente annunciata ai turisti ha tenuto chiuso l’Anfiteatro Flavio e altre zone della Roma Archeologica – Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e Ostia Antica – sono rimasti chiusi per metà mattina e, mentre scriviamo, stanno per riaprire. Turisti in coda e polemiche davanti ai cancelli chiusi del monumento più famoso della città.

ARRIVA IL DECRETO LEGGE: MUSEI SERVIZI ESSENZIALI –

Come promesso in giornata dal premier Renzi, è arrivato anche il decreto legge che inserisce l‘apertura dei musei e dei luoghi della cultura tra i servizi pubblici essenziali. Il provvedimento è stato approvato nel corso del Consiglio dei ministri di oggi pomeriggio al termine del quale il premer ha precisato in conferenza stampa che «Le assemblee si possono fare, ma con regole che non diano a chi fa 9 mila chilometri di volo di trovare la sorpresa dell’assemblea sindacale. Non è un diritto in meno ai sindacati, è un diritto in più ai cittadini e ai turisti. Per questo inseriamo musei e beni culturali nei servizi pubblici essenziali». E ancora: «Pieno rispetto dei diritti sindacali – ha proseguito Renzi – Ma è impensabile che l’Italia che sta ripartendo non sia in grado di accogliere turisti che vengono a casa nostra e che non sanno cos’è un’assemblea sindacale e forse meglio non lo sappiano. È un principio di buon senso».

ROMA, COLOSSEO CHIUSO E NUOVI SCIOPERI IN ARRIVO

In tarda mattinata ha preso posizione il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini: “Ora basta, la misura è colma”, ha detto il titolare del Mibact. Secondo il Corriere della Sera nella cronaca di Roma la mancanza di comunicazioni efficaci riguardo l’assemblea sindacale ha creato più di un disagio a turisti e visitatori.

«Ah, è chiuso? Ma non c’è nessun avviso se non dentro, praticamente», lamenta una signora, appresa la notizia. Un gruppo di turisti inglesi hanno comprato giovedì il biglietto sul sito internet per saltare la fila: «Potevano scriverlo almeno lì, ci saremmo organizzati», dicono. «Abbiamo giusto due giorni, Roma è grande, avremmo fatto altre scelte», lamenta una donna polacca. Colte di sorpresa anche le guide turistiche. Una ragazza che accompagna una comitiva polacca cerca qualcuno cui chiedere lumi, poi si rassegna: «Faremo prima il foro, poi verremo qui al Colosseo. Certo, è una bella delusione per i turisti». Qualche confusione anche tra le forze dell’ordine, che lamentano di «non essere stati avvertiti». Nel frattempo la coda si ingrossa, i turisti arrivano all’ingresso e tornano indietro: l’unico avviso si trova praticamente oltre il cancello.

Qui l’avviso dell’assemblea sindacale.

Alla base dell’agitazione, proclamano le RSU, la “gravissima situazione dei dipendenti della Soprintendenza archeologica dovuta al mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le aperture straordinarie e la mancata apertura di una trattativa per il rinnovo del contratto”. La questione è pesantemente intricata dal punto di vista legale: il settore dei Beni Culturali non è inserito nella normativa sulla limitazione del diritto di sciopero per i Servizi Pubblici essenziali; tale normativa sta venendo ridiscussa in questi giorni in Parlamento e sia il garante degli Scioperi Roberto Alessi, sia il ministro Dario Franceschini oggi, stanno chiedendo che il settore museale debba comportarsi un po’ come quello del trasporto pubblico o della raccolta dei rifiuti, con il dovere del preavviso e la possibilità per il Garante di intervenire con procedure e sanzioni.

D’accordo con il premier Matteo Renzi il titolare dei Beni culturali proporrà oggi in Consiglio dei Ministri di inserire musei e luoghi della cultura nei servizi pubblici essenziali.

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E questa non è l’unica agitazione in programma, se è vero che torna a salire – come racconta il Messaggero nella Cronaca di Roma – il livello della protesta dalle parti dei dipendenti comunali, ancora in attesa della soluzione della vertenza dei salari accessori: i sindacati Confederali sono pronti a proclamare una giornata di sciopero generale di tutti i dipendenti del Campidoglio.

“Da quando, il 19 giugno, il sindaco Ignazio Marino aveva personalmente assicurato che si erano create le condizioni per chiudere presto questa vertenza – dicono i sindacati – non abbiamo più avuto notizie, né incontri utili per fare un passo in avanti». I confederali, in sostanza, annunciano lo sciopero generale dei lavoratori comunali per il prossimo mese. Una protesta che creerebbe grossi problemi alla città, che in quei giorni sarà nel pieno dei preparativi per il Giubileo, con diversi cantieri aperti nelle strade: si bloccheranno asili nido e scuole dell’infanzia, uffici comunali e municipali, con possibili ripercussioni anche sul servizio della polizia locale.

La partita è intasata da quando, lo scorso marzo, il referendum fra i lavoratori aveva bocciato l’intesa che si incardinava sull’atto del 2014 – definito “unilaterale” dai sindacati – che legava i benefit salariali agli incrementi di produttività.

La consultazione, lo scorso 24 marzo, ha portato alla bocciatura dell’intesa, con il 60 per cento di no. Una bocciatura definita già allora «un grave errore», da parte di alcuni sindacalisti. Risultato: è tornato in vigore il precedente provvedimento della giunta, che lega gli extra salariali a effettivi incrementi di produttività e maggiori servizi da offrire ai cittadini. In Campidoglio al momento la parola d’ordine è evitare polemiche con i sindacati, almeno fino a quando non ci sarà una proclamazione ufficiale dello sciopero.

Il Campidoglio ritiene di aver fatto la sua parte e invita a non bloccare la città proprio sulla strada del Giubileo della Misericordia.

Da Palazzo Senatorio si invita alla «ragionevolezza», per non bloccare la città «in un periodo così delicato». E, implicitamente, negli stanze sul colle capitolino non si può fare a meno di osservare come l’accordo con i sindacati «fosse stato raggiunto, a costo di grande fatica», prima di essere sconfessato dal referendum. Insomma, è il ragionamento, se è ancora in vigore la prima delibera di giunta non è certo per colpa del Comune.

RENZI: «CULTURA OSTAGGIO DEI SINDACALISTI» –

Nella questione è intervenuto personalmente anche il premier Renzi, che con un tweet ha commentato di non essere intenzionato «a lasciare la cultura in ostaggio dei sindacalisti contro l’Italia».

 

Anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha commentato la faccenda con un video su Facebook: «La chiusura del Colosseo – ha scritto il primo cittadino – È uno schiaffo ai tanti cittadini e turisti che volevano visitare il sito più importante e amato d’Italia, uno sfregio per il nostro paese».

 

La chiusura del Colosseo è uno schiaffo ai tanti cittadini e turisti che volevano visitare il sito più importante e amato d’Italia, uno sfregio per il nostro paese.

Posted by Ignazio Marino on Venerdì 18 settembre 2015

E Susanna Camusso ha replicato: «È uno strano Paese quello in cui un’assemblea sindacale non si può fare» – ha detto il segretario generale della Cgil, dicendo di capire la necessità di «fare attenzione in periodi di particolare presenza turistica, ma se ogni volta che si fa un’assemblea si dice che non si può, si dica chiaramente che non ci possono essere strumenti di democrazia». E, sull’ipotesi del decreto legge che inserirebbe i monumenti nel servizio essenziale Camusso dichiara che, comunque «non verrebbe cancellata la possibilità di fare scioperi o assemblee».

(Photocredit copertina: ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

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