Roma, Anac: il dossier Cantone svela il boom romano di sprechi e appalti senza gara

15/03/2016 di Redazione

Sprechi di denaro e violazione delle norme in vigore. È quanto emerge dall’indagine dell’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone) sulla gestione del Comune di Roma dal 2012 al 2014. Il documento, firmato il 10 marzo scorso, parla di «sistematica e diffusa violazione delle norme e il ricorso generalizzato e indiscriminato a procedure prive di evidenza pubblica, con il conseguente incremento di possibili fenomeni distorsivi che agevolano il radicarsi di prassi corruttive». In altre parole sarebbero emersi affidamenti senza gara e il mancato controllo del rispetto dei contratti.

 

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ROMA, L’ANAC: BOOM DI SPRECHI E APPALTI SENZA GARA

Le irregolarità sembrano riguardare diversi settori, dalla manutenzione delle strade ai servizi per i disabili, dagli ospizi agli affitti delle case, dalla macellazione della carne alla tutela del verde pubblico, dall’acquisto di nuovi software alla gestione dei canili. Secondo l’Anac i tipi di violazioni sarebbero 18. Scrivono Lorenzo De Cicco e mauro Evangelisti sul Messaggero:

Ricapitolando: il 26 ottobre 2015 l’Anticorruzione, che aveva passato al setaccio affidamenti e proroghe nel periodo 2012-2014, ha elencato una serie di irregolarità; i vari dipartimenti hanno risposto con le controdeduzioni, ma l’Anac le ha giudicate del tutto insufficienti, tanto che scrive: «I rilievi e le criticità contestate sono integralmente confermate, essendo emerse significative e sistematiche carenze nelle modalità di gestione delle attività contrattuali oggetti di indagini». L’Anac, che parla di «ricadute negative sulle prestazioni e per l’incremento dei costi», elenca 18 tipi di violazioni differenti dei Dipartimenti del Comune di Roma. Alcuni esempi: «carenza o difetto di motivazione dei presupposti per il ricorso alla procedura negoziata»; si affidavano sistematicamente alle stesse imprese lavori e servizi «mediante l’improprio ricorso allo strumento della proroga, spesso di rilevante importo, di rapporti contrattuali pre esistenti non necessariamente affidati con evidenza pubblica»: in sintesi prima un determinato Dipartimento affidava, magari per motivi di urgenza, un incarico a una certa ditta senza alcuna gara, poi invece di correggere la stortura, lo confermava con una serie di proroghe; gli uffici giocavano sul reale valore degli appalti per aggirare l’obbligo delle gare. E ancora: «improprio ricorso alla procedura negoziata senza la pubblicazione»; s’invitavano sempre le stesse imprese ma nessuno verificava se i lavori venivano fatti come previsti dal contratto.

Il Dipartimento con maggiori irregolarità è quello delle Politiche Sociali, dove si è concentrata la più alta percentuale di appalti assegnati senza gara. Solo quelli a trattativa privata, a invito, sono il 20,2% (tra essi anche commesse milionarie, come quella per il servizio di mobilità individuale per i disabili, da oltre 2 milioni di euro). In questo caso le ragioni iniziati «di estrema urgenza» che avevano motivato il ricorso alla procedura negoziata sono state in seguito smentite. Le procedure assegnate senzaa gara nel settore dell’ambiente sono risultate invece pari al 7%, al 2,5% nel campo dell’innovazione tecnologica, al 2,2% per quanto concerne le infrastrutture, all’1,7% nei servizi educativi, al 4,11% nel I Minucipio.

(Foto: ANSA / CLAUDIO PERI)

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