Hacking Team: il software spia ai jihadisti?

Una mail di David Vincenzetti segnala che l’Hacking Team non si dà per vinto e, nonostante lo scandalo che ha investito l’azienda continua a offrire servigi a organizzazioni e paesi che hanno interesse allo spionaggio informatico.

La pagina di Wikilieaks dalla quale s'accede alle mail di Hacking Team
La pagina di Wikilieaks dalla quale s’accede alle mail di Hacking Team

HACKING TEAM E JIHADISTI –

A peggiorare un quadro già fosco, oggi sul Corriere appare l’ipotesi che due dipendenti dell’Hacking Team si siano messi in proprio e possano aver venduto il software dell’azienda anche a gruppi jihadisti:

L’ipotesi della Procura di Milano è che i due, una volta lasciata Ht, avrebbero venduto prodotti riconducibili al codice sorgente Galileo sottratto alla casa madre a clienti che la società milanese non riteneva graditi in quanto inseriti in ambienti vicini all’integralismo. I due, si legge sempre nel decreto, sono accusati di essersi «introdotti abusivamente in un sistema informatico di interesse pubblico per estrarre dati e informazioni tecniche in modo da cagionare il danneggiamento o l’interruzione parziale del funzionamento» e di «aver utilizzato o comunque rivelato a terzi il codice sorgente rcs Galileo ovvero parti del predetto codice nonché altri dati di pertinenza di Ht».

LO SCANDALO HACKING TEAM –

L’Hacking Team è un’azienda italiana che si occupa di sicurezza informatica e che è stata colpita da un hacker, il quale ha pubblicato online l’intero database dell’azienda, dalle mail ai codici dei programmi, per lo più spyware, che hanno fatto la fortuna dell’azienda. Dall’analisi di questo materiale, l’intero corpo delle mail è stato pubblicato da Wikileaks, è emerso che l’azienda intratteneva affari eticamente discutibili con alcuni dei peggiori regimi del pianeta e in genere che le sue attività fossero alquanto criticabili sotto il profilo etico e quello legale.

LA BRUTTA FIGURA DI HACKING TEAM –

La breccia nella sicurezza di Hacking Team ha compromesso anche i suoi clienti, che hanno dovuto metter fine all’impiego dei suoi programmi e che probabilmente hanno visto rivelata la loro opera di spionaggio. Al di là dell’esito delle indagini della magistratura, doverose in quanto la violazione dei database dell’azienda ha messo a rischio anche la sicurezza nazionale italiana, la reputazione dell’azienda no è stata parecchio compromessa, tanto che Motherboard riferendo della mail di David Vincenzetti, leader e fondatore dell’azienda, la definisce «infamous spyware vendor».

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HACKING TEAM CONTRO TUTTI –

Vincenzetti non sembra per nulla demotivato, tanto che nella mail pubblicitaria recuperata da Motherboard se la prende con la crittografia e annuncia meraviglie per superarla: «La maggior parte (delle agenzie preposte alla sicurezza) negli Stati Uniti e all’estero diventerà cieca, finirà al buio: saranno semplicemente incapaci di conbattere fenomeni criminali come il terrorismo. Solo le aziende private possono dare una mano in questo caso, noi siamo una di queste». E Vincenzetti non si risparmia nemmeno una critica ai giganti del settore, che hanno sposato la crittografia contro lo spionaggio di massa, e all’amministrazione Obama che non si oppone a queste pretese: «È chiarissimo che l’attuale amministrazione americana non ha lo stomaco di opporti al conglomerato americano dell’IT e di approvare regole impopolari, quanto assolutamente necessarie». Un vero peccato, ma l’azienda sta realizzando soluzioni nuove e inedite che cambieranno questo stato di cose, promette Vincenzetti ai destinatari della sua promozione. Resta da vedere quali clienti di quel genere si metterebbero di nuovo nelle mani di un’azienda tanto discussa, che soprattutto ha fallito nella maniera peggiore, esponendo i segreti dei suoi clienti mentre erano impegnati a rovistare nei segreti degli altri, con conseguenze devastanti, persino mortali, per le persone coinvolte.

 

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