Il ritorno di Mastella: «I servizi segreti contro di me, intrigo americano per far cadere Prodi»

17/09/2017 di Redazione

Clemente Mastella, a pochi giorni dalla sentenza di assoluzione nel processo che nel 2008 lo costrinse a dare le dimissioni da ministro della Giustizia, annuncia di essere pronto a scendere nuovamente in campo in vista delle Elezioni Politiche del prossimo anno. In un’intervista rilasciata al Mattino di Napoli il sindaco di Benevento annuncia l’intenzione di rilanciare il suo partito, l’Udeur. «La parola Udeur non mi è mai piaciuta, suona male, è cacofonica», «ma ora, dopo tutte queste vicissitudini, mi è simpatica è sto pensando di farla rivivere», ha detto. Ribadendo di essere convinto che nella sua vicenda giudiziaria ci sia stata la mano dei servizi segreti:

«Per carità, evito di parlarne troppo perché non mi va di farmi un nemico in più, ma vorrei ricordare che nel 2007 si scatenò contro di me una campagna del settimanale Espresso perché andai con un volo di Stato a Milano per il Gran Premio di Monza. Ma chi fece quella foto all’aeroporto militare di Milano, in uno spazio militare riservato e quindi non accessibile a tutti? Non mi risulta nessuna agenzia di stampa. Nessuno mi sa rispondere da dieci anni».

 

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MASTELLA E L’OMBRA DEI SERVIZI SEGRETI SULLA CADUTA DEL GOVERNO PRODI

Mastella conferma l’esistenza di strategie parallele contro di lui e contro Romano Prodi, il cui governo cadde proprio con il mancato sostegno dell’Udeur al Senato. Il sindaco chiede l’apertura di una commissione d’inchiesta «perché quel governo aveva troppi nemici, non solo in Parlamento»:

A che si riferisce?

«Beh, gli americani non è che amassero una compagine di lotta e di governo con dentro i comunisti estremi. Israele vedeva D’Alema a braccetto con i leader di Hamas. Il Vaticano apprendeva dei nostri Dico. Mi pare che tanto bastasse».

Ha avuto incontri o si è trovato in circostanze che le fanno credere questo?

«Io ero ministro della Giustizia ma anche leader di partito. E cercavo in questa veste di fare i fatti miei: cioè tentai di riportare Sergio De Gregorio, poi condannato per la compravendita dei senatori, nel centrosinistra. Lo chiamai e lui mi invitò a parlarne in un albergo romano, dove lo raggiunsi e trovai con lui un italo-americano membro del Partito repubblicano. Vicino a loro, c’era un personaggio che aveva tutta l’aria di essere della Cia. De Gregorio, nel giro di pochi minuti, fece lui una proposta a me: “Perché non molli il governo? Gli americani te ne sarebbero grati”. Gli risposi che ero già grato agli americani ma che lui non poteva pensare di spiegare a mela politica. E me ne andai».

(Foto: ANSA / CIRO FUSCO)

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