Perché anche l’Italia rischia attentati (secondo gli 007)

23/03/2017 di Donato De Sena

L’attacco di ieri a Londra ha riacceso l’attenzione sul rischio attentati anche nel nostro Paese, che fino ad oggi fortunatamente non è stato mai colpito da gravi attacchi terroristici come quelli verificatisi negli ultimi anni in diversi paesi europei come Francia, Belgio, Germania, Regno Unito. La minaccia sembra lontana, se si considera l’assenza di aggressioni. In realtà è dietro l’angolo, come messo nero su bianco più volte dalla nostra intelligence.

IL RISCHIO ATTENTATI IN EUROPA

L’ultima relazione al Parlamento dell’Aise (l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, il nostro servizio segreto per l’estero), presentata a fine febbraio, nel capitolo dedicato alla «deriva jihadista» spiega che che «l’esposizione dell’Europa alla minaccia terroristica» è testimoniata non solo dalla «serie di attentati», ma anche «dalle numerose pianificazioni sventate o fallite, con arresti anche di donne o adolescenti, dall’aumento delle segnalazioni concernenti progettualità offensive da perpetrare in territorio europeo, nonché da valutazioni intelligence che fanno ipotizzare ulteriori, cruente campagne terroristiche in corrispondenza con gli arretramenti militari del Califfato». Individuare i potenziali assalitori non è semplice. «Non è da trascurare – spiegano ancora gli 007 – tra i potenziali vettori di pericolo, il rinnovato attivismo in direzione dei Paesi europei da parte di soggetti ed organizzazioni radicali islamiche basate nel quadrante Af/Pak (la regione dell’Asia che comprende Pakistan e Afghanistan, nda) e sempre più coinvolte nel supporto a Daesh». Altro preoccupante scenario di più lungo periodo è il tracollo dell’Isis in Siria e in Iraq, che, secondo l’intelligence, potrebbe «determinare non solo uno spostamento di combattenti in altri teatri di jihad, ma anche un rientro nei Paesi di provenienza di mujahidin di origine europea e delle rispettive famiglie, bambini inclusi, la cui ‘disintossicazione’ e integrazione saranno prevedibilmente complesse».

 

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IL RISCHIO ATTENTATI IN ITALIA

Per quanto riguarda l’Italia i nostri servizi sottolineano la continuazione di una «pressante campagna intimidatoria della pubblicistica jihadista caratterizzata da immagini allusive che ritraggono importanti monumenti nazionali e figure di grande rilievo, tra cui il Pontefice». Il tema dominante nella campagna jihadista è quello dell’«attesa della conquista di Roma, motivata anche dal ruolo assunto dal nostro Paese nella lotta internazionale al terrorismo e nella stabilizzazione di aree di crisi, prima fra tutte la Libia». Nel nostro Paese il rischio maggiore sarebbe legato alla presenza di lupi solitari sul nostro territorio, alla «possibile attivazione di elementi ‘radicalizzati in casa’ dediti ad attività di autoindottrinamento e addestramento su manuali online, impegnati in attività di proselitismo a favore di Daesh e dichiaratamente intenzionati a raggiungere i territori del Califfato». «Sempre più concreto – spiega l’intelligence – si configura il rischio che alcuni di questi soggetti decidano di non partire, a causa delle crescenti difficoltà a raggiungere il teatro siro-iracheno ovvero spinti in tal senso da ‘motivatori’ con i quali sono in contatto sul web o tramite altri canali di comunicazione, determinandosi in alternativa a compiere il jihad direttamente in territorio italiano». In Italia come in altri Paesi Europei, dunque, «alla flessione delle partenze di foreign fighters dal territorio nazionale potrebbe corrispondere un aumento del rischio di attacchi ‘domestici’ da parte di una o più persone legate da fattori di prossimità. Al riguardo, rilevano soprattutto legami familiari, rapporti amicali ed esperienze condivise di devianza negli ambienti delinquenziali e nelle strutture di detenzione». Attenzione massima viene rivolta al fenomeno della radicalizzazione nelle carceri, che è stato «testimoniato anche dall’esultanza manifestata da diversi detenuti dopo gli attentati di Bruxelles e Nizza» e che è «indice di un risentimento potenzialmente in grado di tradursi in propositi ostili alla fine del periodo di reclusione».

(Foto: ANSA / TELENEWS)

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