Il racconto di Rino Bonifacio, re del narcotraffico: «Vi racconto come portai l’ecstasy in Italia»

05/10/2016 di Redazione

Oggi sul Fatto Francesca Fagnani, intervista Rino Bonifacio. Pioniere negli anni 80 delle pasticche in Italia. Ora, libero dopo 18 anni di carcere (ne doveva fare 27), si racconta:

Perché la chiamano l’Élite?
Perché amavo il lusso e volevo arrivare sempre più in alto. Mio padre faceva l’autista di autobus, mia madre le pulizie nelle case. Arrivavano la sera stremati. Io non volevo dipendere da nessuno, quindi ho cominciato a lavorare nei locali di Milano,
dove organizzavo spogliarelli maschili: li ho portati io in Italia. Ha portato in Italia anche altro: l’ecstasy… Ho conosciuto a Ibiza una droga che non era droga, anzi era la pastiglia della felicità. Cambiava l’umore delle persone, che diventavano socievoli, brillanti, divertenti. Se entravi in discoteca e c’era qualcuno che si era fatto di ecstasy lo vedevi subito. Allora l’ecstasy si trovava facilmente in Olanda. Andavo, l’acquistavo e la rivendevo nelle discoteche di Riccione.
A quanto la vendeva?
Una pasticca mi costava 10 mila lire, io la rivendevo a 50 e in discoteca anche a 150.
Quanto ci ha guadagnato?
Tanto, ma i soldi entravano e uscivano. Una volta sono arrivato in discoteca e davanti a tutti mi sono tolto un Rolex e l’ho regalato al parcheggiatore: “Tieni, parcheggia”. Così, un colpo di testa. Ora per farsi notare ci sono i social network, è molto più facile.
Qualcuno l’ha notata, tanto che nel 91 l’arrestano.
Mi sono fatto cinque anni di carcere, anche al 41 bis. Sono uscito e sono andato a Ibiza. Ero stanco.

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Come trasportava la droga?

Ho cominciato a viaggiare, compravo barche a Miami e le rivendevo in Europa. Andavo spesso anche in Colombia, dove ho conosciuto persone che esportavano grandissimi quantitativi di cocaina. Si sono fidati di me e ho riaperto un nuovo mercato in Italia. Coprivo soprattutto Milano. Facevo arrivare la droga nelle navi, nascosta in blocchi di marmo, attraverso la tecnica del carotaggio. Usavamo lo stesso marmo impiegato per costruire il Tribunale di Bogotà. Il marmista era in difficoltà economiche e noi… lo abbiamo aiutato

E infine Fagnani chiede a Rino se si è pentito


Lei si è arricchito con la droga. Ha importato un quantitativo di cocaina pari circa a 14 miliardi di dosi. Ci sono andati sotto tanti ragazzi, molti sono morti. Oggi ne sente il peso?

Ero in cima alla catena e ho commerciato un prodotto come un altro. L’alcool è legale. Il fumo è legale, però c’è sopra il timbro ‘nuoce gravemente alla salute’. Cosa avrei dovuto fare? Mettere pure io il timbro sulla cocaina? Lo Stato lo può fare, lo Stato può prendere per il culo, quelli che fanno questo mestiere no. Sì, è vero, la droga ha rovinato tanta gente…
Mi dispiace, ci sono le comunità di recupero, come ci sono quelle per l’alcool

(in copertina foto Ross Land/Getty Images)

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