Riina jr, revocata la libertà vigilata: a Padova consumava cocaina e incontrava pregiudicati

28/11/2017 di Redazione

Aveva chiesto la revoca della libertà vigilata per tornare a essere un uomo libero. Invece, la libertà vigilata gli è stata revocata sì, ma per fargli passare un anno in una colonia di lavoro. Salvatore Riina jr. non trova pace. Dopo il lutto per la morte del padre, arriva la decisione dei giudici del tribunale di sorveglianza di Padova. Fatali, per il figlio del capo dei capi di Cosa Nostra, i frequenti contatti con spacciatori di droga, il consumo di cocaina, la partecipazione a festini e gli incontri con pregiudicati corleonesi.

RIINA JR. LE INDAGINI DELLA PROCURA DI PADOVA

Come riportato qualche giorno fa in esclusiva dal sito michelesantoro.it nell’articolo firmato da Walter Molino, i materiali a disposizione della procura di Padova erano talmente tanto schiaccianti da richiedere, addirittura, la condanna a tre anni. Tra le mani degli inquirenti, infatti, c’erano fotosequenze e video che hanno incastrato il figlio del boss.

Salvuccio Riina avrebbe chiamato per 279 volte in un anno i suoi pusher tunisini. In un’occasione, le forze dell’ordine sarebbero arrivate anche molto vicine a scoprire, dal vivo, uno scambio di sostanze stupefacenti tra un pusher tunisino e lo stesso Riina jr. Il primo riuscì a ingoiare la dose prima dell’arrivo degli agenti, il secondo invece  si barricò in casa.

Le forze dell’ordine, poi, sono riuscite a intercettare telefonicamente uno scambio di battute con Davide Busato, 45enne padovano, abituale consumatore di cocaina. Quest’ultimo è stato immortalato dalle telecamere di sorveglianza mentre andava a ritirare una dose proprio nell’androne del palazzo di Riina jr. Nella telefonata, la dose veniva definita «bottiglia di vino», mentre la figlia di Busato – in macchina con il padre – protestava perché la cena che trasportavano in auto, nel frattempo, si stava raffreddando.

In più, ci sarebbero gli incontri con pregiudicati corleonesi come Gaspare Mondello (precedenti per rapina e tentato omicidio), il ragusano Gianni Belfiore e il cognato Tony Ciavarello (marito di Maria Concetta). Non proprio delle frequentazioni raccomandabili per una persona sottoposta a libertà vigilata.

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