Riforme, Boschi: «Abbiamo i numeri. Io premier? Magari ne riparliamo dopo il 2023»

17/09/2015 di Redazione

Riforme,

Renzi ha ordinato la prova di forza sul Ddl Boschi, convinto di avere i numeri per blindare il provvedimento. Come in una mano di poker, Renzi gioca d’azzardo. Ma per la ministra Maria Elena Boschi il governo non rischia nulla, nonostante la resistenza di almeno 25 dissidenti dem: «Se avessimo avuto paura avremmo cercato di fare melina, invece di chiedere un’accelerazione sui tempi per andare direttamente in Aula», ha spiegato al Corriere della Sera

unioni civili boschi
ANSA/BOLZONI

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La fretta di andare in Aula? Secondo Boschi c’è la necessità di rispettare la data del 15 ottobre, quando dovrà iniziare la sessione di bilancio per la legge di Stabilità. «L’Europa ci riconosce spazi finanziari di flessibilità se in cambio facciamo le riforme. La sola clausola delle riforme vale qualcosa come otto miliardi da spendere. E poi quale fretta? Sono 70 anni che stiamo aspettando la fine del bicameralismo paritario».

Eppure, per le opposizioni quello di Renzi è un bluff«»

E se Grasso dovesse accettare gli emendamenti all’articolo 2? «Porteremo tutti alle urne? Vedremo cosa deciderà Grasso nella sua autonomia, ma Finocchiaro ci ha già dato l’interpretazione secondo la quale non si può rimettere in discussione la doppia lettura conforme. Ma la riforma non sarà stravolta», ha spiegato. Un messaggio diretto al presidente del Senato, con il quale prosegue da settimane un confronto tutt’altro che sereno. Quasi a voler dire che, se deciderà di ammettere l’emendabilità dell’articolo 2, Grasso dovrà prendersi la responsabilità di uno sgarbo istituzionale alla presidente della Commissione Affari costituzionali. «Legislatura nelle mani di Grasso? No. la vita del governo dipende dal Parlamento. Ha fatto sapere che ci farà sapere la sua decisione solo in Aula. Lo aspettiamo».

Nessun problema, ripete Boschi, per i voti di Verdini, Tosi e Berlusconi: «Se chi le ha votate le rivotasse, la riforma avrebbe più valore». Respingendo poi anche le accuse della minoranza PD di aver blindato il testo, senza voler discutere: «Abbiamo fatto 25 direzioni contro le 9 di Bersani, lunedì ci confronteremo ancora». Poi, allontana, almeno per ora,  le voci sulle sue aspirazioni da premier: «Faccio sogni molto più belli. Magari ne riparliamo dopo il 2023, fino allora spero che il premier sia Renzi»

(foto copertina  ANSA / MATTEO BAZZI)

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