Riforma Senato: 8 parole chiave per capire cosa cambia

Il dibattito sulla riforma del Senato in questi giorni in corso a Palazzo Madama è incentrato su alcuni nodi-chiave del disegno di legge costituzionale. Le questioni cruciali del provvedimento, di cui è prima firmataria la ministra Maria Elena Boschi, sono state elencate dal Corriere della Sera attraverso un breve glossario a firma di Renato Benedetto e Cesare Zapperi. Le parole o le espressioni da tener presente sono esattamente otto.

 

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Doppia lettura conforme. L’espressione «doppia conforme» fa riferimento alla lettura che un disegno di legge costituzionale deve ricevere nei due rami del Parlamento per essere trasformato definitivamente in legge. L’articolo 138 della Costituzione stabilisce che una riforma della Carta ha bisogno di due deliberazioni, a distanza di almeno tre mesi, da parte di chiascuna delle due Camere, quindi sia della Camera che del Senato. Se una sola delle due assemblee cambia il testo, l’iter legislativo ricomincia perché anche l’altra accolga la modifica.

Articolo 2. L’articolo 2 della riforma del Senato, che regola la composizione della nuova assemblea e sancisce l’elezione indiretta dei suoi memebri, è quello che ha generato le maggiori divisioni nel Partito Democratico. Esso stabilisce che il Senato è composto da 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali (Regioni e Comuni) e da 5 senatori nominati dal presidente della Repubblica. I senatori dovrebbero essere eletti con metodo proporzionale dai consigli regionali, e scelti tra gli stessi consiglieri regionali e tra i sindaci dei comuni capoluogo. Dopo scontro interno alla maggioranza di governo è probabile si giunga a modifiche.

Comma 5. Il comma 5 è la parte dellarticolo 2 della riforma del Senato modificata alla Camera. Esso stabilisce che il consigliere regionale o sindaco di comune capoluogo eletto a Palazzo Madama perde la carica di senatore, senza margine di discrezionalità, nel momento in cui decade da consigliere o da sindaco. La minoranza Pd vuole mettere in discussione questo comma per passare da un’elezione indiretta ad un’elezione diretta dei senatori.

Lodo. Il lodo è un termine utilizzato in questi giorni per indicare le possibili mediazioni sulla riforma del Senato tra minoranza e maggioranza del Partito Democratico.

Listino. Il listino per l’elezione dei senatori potrebbe rappresentare il punto d’incontro e d’intesa tra il premier Matteo Renzi (e insieme a lui la maggioranza del Pd) e la minoranza interna al centrosinistra (che chiede modifiche al comma 5 dell’articolo 2 per un’elezione diretta dei membri di Palazzo Madama). Il listino alle elezioni regionali è un elenco di candidati collegato al candidato presidente. Potrebbero essere indicati in un listino i consiglieri che andranno a fare i senatori.

Bicameralismo. Camera e Senato hanno attualmente le stesse funzioni nel processo legislativo, si parla infatti di «bicameralismo paritario» o «bicameralismo perfetto». Con la riforma il Senato non darà più la fiducia al governo e voterà le leggi solo in poche occasioni, come nel caso delle leggi costituzionali.

Indennità. I nuovi senatori non avranno nessuna indennità. È questa una delle principali novità della riforma. La mancanza di un compenso aggiuntivo di consiglieri regionali o sindaci che potrebbero sedere a Palazzo Madama rappresenta un significativo risparmio (di alcune decine di euro) per le casse pubbliche. Per i senatori vengono oggi spesi 74 milioni l’anno.

Referendum. Con la riforma del Senato cambiano diversi requisiti per la presentazione di un quesito referendario. Resta di 500 mila il numero delle firme necessari per indire un referendum, ma se i promotori riescono a raccoglierne 800 mila, si abbassa il quorum (dal 50% degli aventi diritto al 50% dei votanti all’ultima tornata elettorale. Viene poi introdotta la possibilità di un referendum propositivo, che si aggiungerà a quello abrogativo. Per quanto riguarda infine le proposte di legge di iniziativa popolare serviranno 150 mila, il triplo delle 50mila di oggi.

(Foto: Ansa / Ettore Ferrari)

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