René Laennec, l’uomo che 200 anni fa inventò lo stetoscopio

RENE’ LAENNEC, L’INVENTORE DELLO STETOSCOPIO –

Duecentotrentacinque anni fa nasceva René Laennec. Che forse mai si sarebbe immaginato di finire celebrato dal maggiore motore di ricerca in cui molti vanno a cercare riscontro dei sintomi delle malattie e degli affanni cardiaci respiratori che lui sentiva con le proprie orecchie. Maestro dell’auscultazione, a lui si deve l’invenzione dello stetoscopio – 200 anni fa tondi tondi, forse il simbolo moderno della professione medica.

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Difficile, infatti, nell’iconografia classica del dottore, togliere quella sorta di collana con proboscide che permette di auscultare petto e schiena e inviare alle orecchie del medico molte informazioni sullo stato fisico del paziente, in particolare per le malattie cardiache e per le disfunzioni polmonari. La sua ossessione per esse nasce dalla traumatica e prematura morte della madre, a causa della tubercolosi.
Ma Laennec ha fatto anche altre scoperte: pochi sanno anche oggi che il volume del cuore di un soggetto corrisponde alla grandezza del suo pugno. E fu lui a dircelo.

VITA, MORTE E POLEMICHE DI RENE’ LAENNEC –

Nato il 17 febbraio del 1781, a Quimper, fu costretto a vedere il declino del padre avvocato, incapace, da vedovo di prendersi cura dei figli. Così fu affidato allo zio Guillaume, medico a Nantes, che lo iniziò alla passione che divenne per lui lavoro, anzi missione. Le sue fortune iniziano all’ospedale Necker quando, poco più che 30enne, diviene uno dei maggiori patologi transalpini. Proprio nelle vicinanze, mentre era in pausa, scorse dei ragazzi che giocavano con una pertica. Uno a un’estremità la teneva all’altezza dell’orecchio, l’altro, dalla parte opposta, la percuoteva con uno spillo.

doodle René Laennec stetoscopio

Il giovane si avvicinò ai ragazzi e chiese loro cosa stessero facendo. Per tutta risposta, uno di essi invitò Laennec a mettersi al suo posto. Incredulo, il medico ascoltò forte e distinto l’impercettibile rumore provocato dallo spillo. Immediatamente considerò che un sistema simile, in piccolo, avrebbe permesso di ascoltare con precisione i battiti cardiaci. Altri però dicono che la storia fosse un’altra. Laennec, un giorno, sempre nel 1816, dovendo visitare una ragazza molto procace, s’imbarazzò troppo a poggiarle l’orecchio sul seno e provò ad auscultarne il battito utilizzando dei fogli arrotolati a cilindro. L’efficacia dell’escamotage elegante e signorile lo portò a sviluppare la sua intuizione.

I primi prototipi? Tubi in legno di cedro e di ebano, lunghi 30 centimetri: il canale all’interno del cilindo non suprava i 5 mm di larghezza. Quello attuale, lo stetoscopio binaurale, è stato inventato dal medico irlandese Arthur Leared, nel 1851, e commercializzato l’anno dopo dall’americano Nathan Marsh.

Ardente fedele, con una predilezione per Gesù Cristo, morì giovane, a soli 45 anni (di tubercolosi anche lui), dopo quasi 8 anni di condizioni molto precarie di salute, causate anche dall’ottusità dei suoi colleghi – all’inizio tra loro c’era persino lo zio – che videro con diffidenza quell’invenzione rivoluzionaria e il suo Trattato sull’auscultazione mediata e gli causarono un pesantissimo esaurimento nervoso, accusandolo di essere un ciarlatano che recava solo danno alla scienza medica. Qualcosa di insopportabile per chi, come lui, si era sempre dedicato alla cura degli altri, con altruismo e dedizione.
Ironia della sorte, il suo detrattore è stato lui sì un ciarlatano vero: François Broussais. Medico allora stimatissimo – e ancora adesso considerato – ma che prese topiche clamorose come quella dello stomaco come sede principale delle emozioni e l’uso, dannosissimo, delle sanguisughe a scopo medico.

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