Referendum trivelle 17 aprile, Pd spaccato. Ma Bersani pensa al “no”

29/03/2016 di Redazione

Referendum trivelle 17 aprile – La tentazione di Bersani: votare “no”

Il referendum sulle trivelle del 17 aprile divide sindacati e partiti, Pd su tutti. Al Nazareno si è trasformata in una nuova occasione di scontro interno tra la maggioranza renziana e la vecchia Ditta bersaniana. Eppure, nonostante la sinistra dem contesti la linea dell’astensione sbandierata dai vertici e sia in gran parte schierata per il sì alla consultazione, l’ex segretario Pierluigi Bersani è tentato dal “no”, come spiega Giovanna Vitale sul quotidiano La Repubblica. Andrà alle urne, ma – ha precisato – «per ora non dico se voto No o Sì» 

 

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE – LA GUIDA

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REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE, PIERLUIGI BERSANI VOTERÀ. MA NON SVELA COME

Contro il referendum, promosso da 9 Regioni (7 a guida dem), si è già schierato il governo che lo ha bollato come “inutile”. Ma la minoranza dem ha contestato la scelta dei vertici Pd di non consultare gli organi interni del partito, prima di decidere la linea. In ballo c’è il destino di 21 piattaforme in mare entro le 12 miglia dalle nostre coste. Se non viene raggiunto il quorum o vincono i “no”, potranno continuare a tempo indeterminato a estrarre gas e petrolio, fino all’esaurimento dei giacimenti. Altrimenti, se vincerà il sì e verrà raggiunto il quorum, alla scadenza delle concessioni dovranno interrompere le estrazioni, come rivendicano ambientalisti, comitati pro-referendum, Greenpeace.

In casa dem non manca la confusione, come sottolinea il quotidiano diretto da Calabresi.

Bersani, ex segretario del Pd ed ex ministro dell’Industria, si è sfogato in una riunione della sinistra dem: «Con un governo dell’Ulivo non si sarebbe mai arrivati a uno scontro tra Regioni, 7 delle quali a guida Pd, e il governo su una questione strategica come le politiche energetica». Se perciò Bersani è contro la linea dell’astensione, difficilmente si farà sedurre dal fronte del Sì, più tentato dal No proprio per quella «certezza da dare a chi investe negli impianti di estrazione» e necessità di fonti di energia per lo sviluppo.

 

REFERENDUM TRIVELLE, LE POSIZIONI NEL PD

Ragioni simili a quelle di Romano Prodi, che si era detto contrario alle ragioni del sì: «Se dovessi votare al referendum voterei no, e lo farei per mantenere gli investimenti fatti, su questo non ho alcun dubbio anche perché è un suicidio nazionale quello che stiamo facendo», aveva dichiarato. Per Prodi resta necessario per l’Italia «avere, ovviamente nella massima sicurezza, una produzione nazionale di idrocarburi, come hanno tutti i Paesi». Anche perché, aveva precisato, «se non lo facciamo noi, nello stesso mare lo fanno altri». Al contrario, la sinistra dem attacca Renzi e si schiera in gran parte per il sì_

«Per il Sì è Gianni Cuperlo, anche se per ora si limita a sottolineare che andrà a votare. Per il Sì Roberto Speranza e Miguel Gotor». […] In casa renziana, invece, la linea è quella del boicottaggio. E il vice segretario dem, Guerini non vuole sentire “strumentalizzazioni”. «Non potevano che proporre la linea dell’astensione sul referendum contro un provvedimento del governo e poi c’è il tema dell’energia e di favorire chi vuole fare investimenti in Italia»

 

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE, LE POSIZIONI DEI PARTITI

E gli altri partiti? Spiega Repubblica:

 

«Battaglia dura per il Sì sta facendo Grillo e il M5S. Sinistra italiana aveva presentato una legge per accorpare amministrative e referendum. “Invece il Pd ha preferito sprecare 350 milioni pur di far fallire il quorum”, attacca D’Attorre. […] Nel centrodestra liberi tutti. Forza Italia dà libertà di coscienza con il risultato che Paolo Romani non va a votare (“sono un industrialista”) e Michela Brambilla dirà Sì. Matteo Salvini ha portato la Lega sulle posizioni del Sì. Alfano deve ancora decidere ma il ministro Galletti è per il No.

 

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE, LE CREPE TRA LE REGIONI

Anche tra le Regioni che hanno promosso il referendum sulle trivelle del 17 aprile non mancano le crepe: con l’eccezione di Michele Emiliano, pasdaran del “sì”, tra gli altri presidenti mancano posizioni nette. E in Basilicata non mancano i distinguo tra il presidente dem del consiglio regionale Piero Lacorazza e il governatore dem, Michele Pittella. Con quest’ultimo che ha preso le distanze da Emiliano, precisando come non sia un referendum contro il governo o contro il petrolio. Tradotto, sulle trivelle il clima è quello del tutti contro tutti.

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