Strage del rapido 904, il giudice va in pensione: va rifatto il processo d’appello

Una beffa così, le famiglie delle vittime della strage del rapido 904, proprio non se l’aspettavano. Dallo scorso 23 dicembre 1984, quando una bomba che esplose sul treno in una galleria sugli Appennini sul treno tra Firenze e Bologna, causando la morte di 16 persone (e il ferimento di altre 160), non c’è ancora stata giustizia. E – visto quanto sta accadendo – probabilmente bisognerà aspettare ancora a lungo.

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RAPIDO 904, TUTTO DA RIFARE

Il presidente della Corte d’Appello che sta esaminando gli atti del processo, infatti, sta per andare in pensione. A questo punto, l’unica soluzione prevista dall’ordinamento italiano (in virtù delle recenti modifiche apportate all’articolo 603 del codice di procedura penale) è quella di ricominciare tutto daccapo. I testimoni vanno riascoltati (e ci dovrà essere spazio anche per quelli nuovi), le valutazioni sul caso dovranno essere completamente rifatte. Il tutto con un inevitabile allungamento dei tempi.

RAPIDO 904, L’UNICO IMPUTATO È TOTÒ RIINA

L’unico imputato per questo processo è Totò Riina, il capo di Cosa Nostra che – in primo grado – era stato addirittura assolto. Per questo la pm Angela Pietroiusti aveva deciso di ricorrere in appello. E il boss – visti i suoi problemi di salute emersi negli ultimi tempi – si stava attrezzando per seguire il processo in barella. Ora, la data per l’appello non è stata ancora calendarizzata e i giudici – nella seduta odierna – si sono semplicemente limitati a rinviarla a tempo indeterminato.

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