Caro Raffaele Cantone, dunque Milano (non) è la capitale morale d’Italia?

17/02/2016 di Boris Sollazzo

E così arrivò Mandrake. Definita anche la zarina. Paoletta Maria Canegrati, milanese purosangue fin dal dialetto, capelli biondi, modi spicci e alta considerazione di sé – “va bene che son Mandrake, ma sulle acque faccio ancora fatica a camminare” facendo un filo confusione tra maghi dei fumetti-supereroi e divinità – sarebbe stata il centro della corruzione meneghina, a secondo intercettazioni e indagini. Una galassia di aziende di strutture odontoiatriche avrebbero gravitato attorno a quella che 10 anni fa da impiegata fu messa a capo dell’azienda per cui lavorava, la Odontoquality.

 

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E la ragnatela si sarebbe dipanata nei bar del Pirellone, nella casa di Via Durini alle spalle del Duomo, meno alla Regione, da cui pure riceveva appalti consistenti, grazie al “sistema Canegreti” come lo definisce il gip di Milano Emanuela Corbetta, fatto “di rapporti confidenziali, amicizie, corruzioni e forte sostegno della politica dall’esterno”. Leggasi, in quest’ultima voce, sempre secondo l’inchiesta in atto, il nome Fabio Rizzi, che avrebbe intascato 50.000 euro, vedendosi finanziata la campagna elettorale con quella che possiamo definire a tutti gli effetti una mandrakata. Fabio Rizzi, da Cittiglio, in provincia di Varese. Braccio destro di Bobo Maroni, varesotto al 100%.

Insomma, tutto questo per dire che il “dental gate” leghista, così come l’affare dei diamanti e della Tanzania, o della ‘ndrangheta in primis, seguita da Cosa Nostra, che ama tanto ripulire il proprio denaro all’ombra del Duomo, mentre con la camorra il rapporto è invertito, da su si investe sulle potenzialità commerciali della criminalità organizzata campana (vedi Terra dei Fuochi). Vedendo questo disastro etico e politico, vengono in mente le dichiarazioni di Raffaele Cantone, magistrato eccelso e ottimo presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Tra le poche non azzeccate di chi sta contribuendo a far sterzare il paese, forse dettata da ambizioni politiche “Milano è la capitale morale d’Italia”. Intendendo così il Nord o la Lombardia, a meno che, ma non crediamo, lui non dia tutta la colpa a Varese, salvando il capoluogo.

Il campanilismo dell’onestà, insomma, è una boiata pazzesca. E detta da chi ha un’autorevolezza (oltre che un’Autorità) che dà peso e spessore alle sue parole sui comportamenti pubblici illeciti, lo è ancora di più. Non serve fare distinguo, è dannoso dividere questo paese, come molti e troppi provano a fare, in buoni e cattivi. Dobbiamo essere onesti (anche intellettualmente): l’Italia è una grande associazione a delinquere, cambiano solo vestiti e modi. Su hanno colletti bianchi e sanno lavare banconote come pochi altri, al centro tessono trame con il ventre molle della politica e sanno sfruttare i vuoti di potere come nessuno, navigando nei porti delle nebbie con perizia, giù c’è la manovalanza violenta e le attività criminose e criminogene di strada. Se non capiremo questo, se non arriveremo alla consapevolezza che è la corruzione che fa parte della nostra identità nazionale a dover essere combattuta e non una presunta e congenita tendenza a delinquere riferibile solo a singole comunità. Cantone lo sa bene e ha il dovere di non mettere alcuno sul piedistallo. Chi è senza peccato, qui in Italia, scagli la prima pietra. E il magistrato Raffaele Cantone lo sa, anche se probabilmente il resuscitare di malcostumi capitolini dopo l’esplosione di Mafia Capitale lo avevano avvilito troppo e spinto a una frase ad effetto. Sì, ad effetto boomerang.

Non esistono classifiche. Qui ognuno fa la sua parte. Nel bene e nel male. E allora se proprio devo eleggere una capitale morale, direi Caprino Bergamasco. Il paese della commercialista Giovanna Ceribelli, nel 2012 nominata nel collegio sindacale dell’azienda ospedaliera di Vimercate e definita, in passato e con malcelato scherno, “una pasionaria dei conti e una fanatica della trasparenza”. Ecco, al Nord, al centro o al Sud, vanno difesi i capitali morali. Quelli umani, non le capitali. Perché donne come lei, che hanno saputo decifrare gli imbrogli padani, sono la nostra speranza. Così come i magistrati coraggiosi, da Cantone appunto a Maresca in Campania, per dire, o chi ha il coraggio di denunciare gli assenteisti e finisce per perdere il posto. Non difendiamo pregiudizi positivi o negativi e un filo razzisti (sì, Cantone è napoletano, ma non ci sono critici più feroci della propria città di chi la ama), ma diffondiamo l’esempio di grandi donne come Giovanna. Lei sì, dovremmo farla presidente da un giorno all’altro, magari di un’altra Autorità di controllo.

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