I jihadisti di Brescia: Servizio Pubblico mostra come ci si radicalizza anche in Italia | VIDEO

Un reportage inquietante di Servizio Pubblico. La giornalista Maddalena Oliva è andata a visitare una comunità islamica nel piccolo paese di Vobarno, in provincia di Brescia. Da qui è partito Anas El Abboubi: nel 2014 ha deciso di andare in Siria per aggregarsi alle milizie dello Stato Islamico. Nello stesso comune viveva Zakaria Youbi, che dopo un’operazione dei carabinieri dei Ros, è stato rimpatriato in Marocco perché sospettato di essersi radicalizzato: è stato proprio lui a chiedere alla giornalista di indossare il velo anche nei corridoi della moschea in cui la troupe è andata a girare. Alla richiesta di spiegazioni, altri membri della comunità islamica hanno risposto: «Sono quelli con letture che non corrispondono ai testi».

La radicalizzazione islamica in Italia è un tema molto attuale, specialmente dopo la vicenda di Youssef Zaghba, uno dei terroristi di Londra che ha vissuto per diverso tempo a Bologna.

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La giornalista ha raccolto le testimonianze dei conoscenti dei due ragazzi, passando proprio per la moschea nei pressi del piccolo centro del Bresciano. La sorpresa è che non sono arrivate delle parole di vera e propria condanna per le azioni messe in pratica da Anas e da Zakaria. Qualcuno si è limitato a prendere le distanze dalla prospettiva di eventuali attacchi terroristici, ma in generale l’idea di aggregarsi allo Stato Islamico «è positiva, perché è un modo di diffondere l’Islam nel mondo occidentale».

Alcuni amici dei ragazzi, coinvolti anche nelle indagini delle forze dell’ordine, hanno ammesso di aver parlato, specialmente con Anas, di alcuni possibili attentati da realizzare proprio a Brescia. Poi, però, il ragazzo è partito per la Siria, dove è stato fotografato con in braccio un fucile e con la bandiera dell’Isis sullo sfondo. «La sua morte può essere positiva o negativa, dipende dai punti di vista – dice un suo amico -. Può anche servire a difendere l’idea portata avanti dall’islam».

Il terrorismo, insomma, non è un affare lontano da noi: la radicalizzazione può avvenire anche nel territorio italiano. Le forze dell’ordine e gli apparati di intelligence hanno molto lavoro da fare.

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