Quando il fisco ti chiede gli scontrini della farmacia

Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera è una dei “fortunati” che hanno ricevuto la lettera per il controllo formale sui dati della dichiarazione dei redditi del 2010. Un lavoratore dipendente, perché adesso Attilio Befera forse ha deciso che sono loro quelli che evadono, e non gli autonomi. “Una formalità”, ha dichiarato il clarissimo direttore dell’Agenzia delle Entrate qualche tempo fa. Ma per chi deve mettersi a cacciare carte e cartuccelle non è la stessa cosa:

Quindi la prima cosa è afferrare il telefono e chiamare la responsabile del procedimento, rigorosamente indicata in calce all’odiata missiva. La signora è gentilissima e le premetto subito che io non ce l’ho né con quelli del fisco, né con quelli di Equitalia, né con nessuno. Ma vorrei capire se ho fatto qualcosa di male perché, retaggio di una intensa formazione cattolica, mi monta già il senso di colpa. La signora è cortese: «Tranquilla, sono solo controlli a campione».

Che fortuna, eh?

Chiedo se, per stare più serena, posso fissare un appuntamento, porto tutte le mie scartoffie, lei se le guarda e prende quello che serve. Impossibile: «Deve seguire le istruzioni, fotocopiare i documenti chiesti, metterli in una busta e venire allo sportello a consegnarli. Noi controlleremo e le faremo sapere».

Quindi, comincia la ricerca dei documenti. Un’impresa.

Già, perché la funzionaria mi spiega che, se dal 2002 sto riscuotendo una rata di rimborso per le spese di ristrutturazione del condominio, devo presentare il documento del 2002 (dieci anni fa…) che l’amministratore aveva firmato certificando l’avvenuto pagamento della mia quota. Così per la ristrutturazione del 2005 e per quella del 2007. Dico io: ma se ve le ho inserite nella dichiarazione del 2002, non potete recuperarle voi?

E questo è il domandone più importante che viene fatto: il fisco, e la burocratzija all’italiana che lavora con metodi da processo kafkiano, non si accontenta di documenti presentati: continua a chiederteli come se loro non avessero il dovere di tenerseli ma tu hai quello di ricordarteli per tutta la vita. E così via, di ingiustizia in ingiustizia:

 

Altro paradosso: nel 2009 abbiamo finito di pagare il mutuo e quindi avevamo meno di 400 euro di interessi da far rimborsare. Per quelli, mi viene chiesto copia del rogito e copia dell’atto di mutuo stipulato con la banca. Una trentina di pagine: le fotocopie mi costeranno più di quello che mi viene detratto. Azzardo: «Ma non basta la lettera della banca che certifica quanto ho pagato per il mutuo tal de tali nel corso del 2009?». La butto sul simpatico: «La lettera è pure firmata da un attuale ministro, allora amministratore delegato della mia banca…».

Ovviamente Corrado Passera. Ma l’assurdità va letta in originale sul quotidiano (vi invitiamo a leggerlo) per comprendere l’assurdità della situazione.

 

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