Primarie sempre e comunque. Nessuno pensi di affossarle.

C’è molto scetticismo intorno a queste elezioni Primarie 2016. Lo si percepisce sia a Roma, sia a Napoli. Nella città Partenopea tutto ruota intorno alla figura di Antonio Bassolino, il passato che ritorna, che non vuole lasciare. Bassolino, come Rutelli a Roma, è stato probabilmente il miglior sindaco che Napoli abbia avuto negli ultimi 30 anni, ma – come capita a molti protagonisti della politica italiana – non si rassegna al tempo che passa, al sipario che cala. E ancora oggi, a quasi 69 anni, non si rassegna a passare la mano, a lasciare spazio ad altri. Per questo motivo, le primarie partenopee si sono trasformate in una sorta di sfida per impedire il “ritorno del passato”, piuttosto che una sfida rivolta al futuro. E, come è logico che sia, un regolamento di conti tutto interno al Pd, poco appassiona elettori e cittadini.

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primarie pd roma 2016

Discorso diverso a Roma, ma stesso scetticismo. Le primarie del centrosinistra romano scontano gli ultimi difficili anni della città, e dello stesso Partito Democratico, commissariato da più di un anno dal presidente del Pd Matteo Orfini. Mafia Capitale, la pessima gestione amministrativa del Sindaco Ignazio Marino, la convulsa fase di chiusura di quell’esperienza, hanno messo in crisi il centrosinistra romano, che ora prova a ripartire da queste primarie. Primarie, quelle romane, non esattamente esaltanti. Sia perché la città è rimasta fredda nei confronti di questa sfida, sia perché la sfiducia nei confronti della classe dirigente capitolina è evidente. Insomma, non sono pochi quelli che temono che domani saranno pochi i cittadini che si recheranno ai gazebo, sia a Roma, sia a Napoli.

Questo, ne sono sicuro, permetterà a qualche vecchio trombone di tornare ad attaccare le primarie. Qualcuno, vedrete, tornerà alla carica, utilizzando l’eventuale flop delle due consultazioni per attaccare tout court lo strumento delle primarie. Ma lo diciamo subito: nessuno tocchi le primarie. Non esiste, attualmente, uno strumento migliore per selezionare un candidato. Preferiamo un candidato sindaco scelto dai cittadini che escono di casa e fanno la fila, magari anche pochi, rispetto che ai soliti tre-quattro capicorrente che si rinchiudono in una stanza per estenuanti trattative.

Chiedo a chi sostiene che le primarie di domani siano inutili, se pensa davvero che l’alternativa di far scegliere il prossimo candidato sindaco di Roma a tre quattro persone che si riuniscono nella federazione romana del Pd fosse una scelta preferibile. Sinceramente crediamo che lo strumento delle primarie – pur se perfettibile – sia migliore rispetto al “referendum” confermativo scelto da Berlusconi per imporre al centodestra romano il nome di Bertolaso, o alla consultazione online di Casaleggio e Grillo, dove le “comunarie” vengono vinte con meno di duemila voti.

Per questo motivo il 6 marzo è un giorno importante, non solo per Roma e per Napoli. È un giorno importante perché non vogliamo che domani sia un grimaldello usato come per scardinare uno strumento che – per quanto discutibile – è uno strumento di democrazia.

L’auspicio – anzi – è che lo strumento delle primarie, più invocato che praticato a destra, diventi presto patrimonio comune dell’intera politica italiana, come metodo di selezione delle candidature. Preferiamo che a scegliere un candidato sindaco siano i cittadini, per quanto disillusi, che certi dirigenti che – magari grazie ai passati fasti del porcellum – con il consenso non si sono mai confrontati.

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