Primarie municipi Pd Roma, ecco i presidenti ricandidati

Tutto è sul tavolo del commissario del Partito Democratico di Roma, Matteo Orfini: si stanno concludendo le assemblee nei municipi dove gli iscritti del Partito Democratico alla presenza dei sub-commissari municipali, i delegati dal presidente del Pd che hanno gestito in questi ultimi mesi il lavoro dei partiti sul territorio, stanno valutando se dare il via alle primarie per i municipi in vista delle Elezioni 2016. Stando a quanto esce sulle agenzie di stampa, tutto scorre abbastanza liscio; stando ai climi che si vedono nelle assemblee, e stando ai racconti che emergono da chi le ha frequentate, la situazione è un filo meno stabile e sicura. Sono tanti i problemi che si intersecano: dal tema delle alleanze sui territori a quello della ricandidatura, o meno, degli esponenti uscenti, quelli che non vorranno tentare il salto al consiglio comunale. A tenere banco è sopratutto lo strumento che viene vissuto a tratti come uno spauracchio, a tratti come una risorsa: le primarie.

IL PD ROMA E I PRESIDENTI DI MUNICIPIO, ECCO CHI SARÀ RICANDIDATO

Lo statuto del Partito Democratico parla chiaro. L’articolo 18 impone le primarie di coalizione per tutte le cariche monocratiche; in mancanza di primarie di coalizione (e, visto che l’alleanza con Sinistra Italiana per ora è saltata, l’ipotesi sembra abbastanza lontana) si procede con primarie di partito, “a meno che la decisione di utilizzare un diverso metodo, concordato con la coalizione, per la scelta del candidato comune non sia approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea”, che al momento è sciolta: dunque ,è sufficiente la decisione di Matteo Orfini che riassume in sé le prerogative dell’Assemblea per evitare le primarie; lo statuto poi continua stabilendo che i presidenti uscenti sono automaticamente ricandidati a meno che non vengano presentate candidature alternative con “il sostegno del trenta per cento dei componenti della Assemblea del relativo livello territoriale”. Ed è proprio fra queste due regole che corrono veloci le fibrillazioni del Partito Democratico romano: da un lato la posizione di Matteo Orfini e del commissariamento romano, dall’altra le pressioni dai territori e le raccolte di firme per defenestrare gli uscenti.

Il commissario romano sulle primarie ha parlato chiaro: in linea generale si ricandida l’uscente, salvo valutazioni politiche circostanziate caso per caso. Dove il presidente non sarà ricandidato, perché ad esempio vuole provare la corsa del comune, o in tutti gli altri casi in cui manchi l’esponente, si procederà alle primarie: è il caso del VI Municipio, le Torri, quello amministrato dal presidente ribelle e sfiduciato Marco Scipioni (che, però, sembra essere intenzionato a vendere cara la pelle e potrebbe ricandidarsi in autonomia); è il caso del Municipio XIII, l’Aurelio, dove il presidente Valentino Mancinelli dovrebbe tentare il salto in comune; è il caso dei due municipi (VII e VIII) amministrati da un presidente di SeL. Su questi territori, per la verità, tutto è ancora in ballo: sono zone in cui, si ragiona dalle parti del Pd Roma, il collegamento con la sinistra della coalizione è storicamente più intenso («se hanno voglia di vincere alla Garbatella senza di noi ci provino pure» è il ragionamento dalle parti di Sinistra Italiana); sopratutto, è in questi territori che è più forte la pressione che arriva dalla Regione Lazio dove c’è chi rema in maniera decisa per mantenere i posizionamenti della sinistra nei vari territori. Con ogni probabilità, in queste zone, se non si riuscirà a trovare la quadra con Sinistra Italiana si proporrà un nome che, comunque, possa offrire garanzie a sinistra.

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Il barometro segna tempesta in altri territori. Venerdì si è tenuta l’assemblea del V Municipio, Prenestino, in cui il presidente Gianmarco Palmieri è stato messo sotto processo con toni abbastanza vivaci: sono di peso i nomi dei consiglieri comunali che hanno promosso la raccolta delle firme per chiedere che Palmieri venga messo in discussione («ha male amministrato, con lui si perde», dicono quelli della fronda, che sarebbero quasi il 30% del partito territoriale); dalla sala conferenze dell’hotel in zona Collatina, venerdì, le urla si sentivano fino al vicino centro commerciale: «Viene presentata in maniera strumentale una raccolta di firme per chiedere le primarie con la scusa di “allargare la partecipazione agli elettori», ha scandito Palmieri nel suo intervento: «Si dica invece chiaramente che c’è un giudizio sull’amministrazione». Le voci dal quinto territorio della Capitale dicono che Orfini sarebbe orientato a confermare la corsa dell’uscente, tuttavia il dissenso sul territorio apparirebbe ormai “non trascurabile”. Stessa cosa in IX Municipio, dove governa Andrea Santoro e dove è di casa Patrizia Prestipino, dirigente nazionale che ha per prima posto il tema delle primarie nei municipi: l’assemblea ha dato il via libera alla ricandidatura del presidente, ma i frondisti (anche qui, un terzo del partito) sarebbero pronti a chiedere di essere ascoltati da Orfini. D’altronde, Santoro era all’apertura della campagna elettorale di Roberto Morassut, candidato ben alternativo all’asse renziani-turchi-zingarettiani sul quale è impostata, almeno ufficialmente, la corsa di Roberto Giachetti.

In zona ovest c’è più tranquillità: scontata la ricandidatura di Cristina Maltese, presidentessa del municipio Monteverde portata in palmo di mano da tutto il partito («eccellente amministratrice», concordano tutti) e vicina ai Giovani Turchi; con un po’ più di fatica dovrebbe essere stata chiusa anche la ricandidatura di Maurizio Veloccia al Portuense, data un po’ in bilico negli ultimi giorni, così come pochi saranno i problemi anche per Daniele Torquati a Roma Nord. Le agenzie hanno parlato nei giorni scorsi di un “consenso unanime” sulla ricandidatura di Valerio Barletta alla Balduina; dall’assemblea, in realtà, arriva qualche distinguo: «La discussione è stata accesa. Barletta si è schierato con Morassut in opposizione a renziani e Turchi volendo consolidarsi sul territorio. Aspettiamo di vedere come vanno le primarie per il comune», dicono, anche se, in effetti, il suo nome non sembra in discussione. Sul velluto la ricandidatura di Paolo Marchionne a Montesacro, continuerà anche l’esperienza di Emiliano Sciascia al IV Municipio nonostante i tentativi di candidare un esponente dall’area renziana: «C’è chi coltiva ambizioni personali, in maniera maldestra e nel territorio sbagliato», spiegano da Tiburtinagrad, feudo blindato del voto marroniano-campaniano.

Grossi guai ai Parioli per il presidente Giuseppe Gerace: da due anni governa con una maggioranza a corrente alternata, Sinistra Italiana l’ha apertamente sfiduciato ed è del tutto residuale, ormai, l’ipotesi che venga ricandidato. All’Hotel Poli l’aria era quella del cambio della guardia: ben pochi gli interventi di sostegno all’amministrazione municipale, l’esperienza di Gerace sembra al capolinea. «C’è l’accordo», ci spiegano dal territorio: Gerace, se ritiene, può fare un passo indietro e spianare la strada alla corsa di Andrea Alemanni, attuale capogruppo del Pd, area renziana sul quale c’è l’intesa di tutte le altre componenti («che le facciamo a fare le primarie? Se c’è già un giudizio sull’amministrazione, forse questo partito deve imparare a fare una sintesi», scandisce una militante in assemblea); oppure, se intende andare fino in fondo e procedere alle primarie, sostanzialmente l’intero partito è pronto a schierarsi contro di lui. L’ultima assemblea rimanente è quella del Primo Municipio che dovrebbe dare, con un po’ di fatica ma senza sorprese, il disco verde alla ricandidatura di Sabrina Alfonsi. La parola finale, poi, spetterà al commissario Matteo Orfini.

Foto: Youtube / AnsaFoto

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