Prescrizione breve: i processi che Silvio cancellerà

Approvato dalla Camera il provvedimento più controverso della legislatura, che torna al Senato. Parmalat, Cirio e il terremoto dell’Aquila: ci sarà giustizia?

Quali sono i processi che la nuova legge approvata oggi dal parlamento uccide in maniera definitiva? “E’ una questione di principio”, urla Daniela Santanchè ospite di Ilaria d’Amico ad Exit, programma di La7 che questa sera, giustamente, si occupa del tema del giorno, ovvero dell’approvazione da parte dell’aula di Montecitorio della cosiddetta prescrizione breve, l’emendamento di Mauro Paniz al precedente provvedimento definito come processo breve che ne stravolge l’impianto originario, passando da una tagliola generalizzata del processo penale ad una morte processuale ben più selettiva. Anche il provvedimento approvato dalla Camera ha cambiato nome, passando da “Misure contro l’irragionevole durata del processo” a qualcosa di molto più complesso e articolato. E a farla da padrone è appunto la norma voluta dall’esponente del PdL, che rinnova in maniera sostanziale l’intenzione legislativa di questa maggioranza.

COSA CAMBIA – A spiegarci cosa cambia con il processo breve – o meglio, con la prescrizione breve – è il dossier della Camera che gli uffici di Montecitorio hanno appositamente predisposto. Un discorso da tecnici del diritto, indubbiamente, ma la sostanza è quella del codice penale così come modificato dalla riforma Ex-Cirielli: ogni volta che il pubblico ministero, o il giudice, o chissà chi altri, compie un atto processuale significativo, il termine di prescrizione non riparte da zero come sosteneva precedentemente la norma, ma al termine originario viene sommato un certo numero di mesi pari ad un quarto del termine totale nel migliore dei casi. Difficile? Marco Travaglio, nel “Passaparola” di qualche giorno fa, ce lo spiegava meglio, partendo dall’esempio del processo Mills.

Oggi la prescrizione del reato si calcola prendendo la pena massima prevista per quel reato e poi aggiungendo 1/4 della pena massima ogni volta, ma avviene praticamente sempre che c’è un atto interruttivo, per esempio viene interrogato l’indagato, viene fatto un atto qualsiasi di indagine che interrompe il percorso della prescrizione, qui mettiamo corruzione in atti giudiziari, si prende la pena massima che sono, se non erro, 8 anni, poi si prende 1/4 e si arriva a 10 anni, prima della legge ex Cirielli la prescrizione era 15 anni, quindi il processo Mills è cominciato con 15 anni di prescrizione, il reato risale al 1999, 99+15 fa 2014, c’era tempo fino al 2014, nel 2005 quando è stata scoperta la cosa per fare il processo, c’erano ben 9 anni, prescrizione di 15 anni, con la Cirielli gli anni vengono ridotti a 10 di prescrizione, quindi se il reato è commesso nel 1999 c’è tempo fino al 2009 per fare il processo

Con l’emendamento Paniz, il termine di un quarto si riduce ulteriormente, passando ad un sesto del totale della prescrizione.

TUTTI I PROCESSI – E’ l’Italia dei Valori, il movimento politico di Antonio di Pietro, a denunciare con quella che secondo il partito del Gabbiano è una vera e propria tagliola per alcuni dei processi più noti ed importanti della cronaca giudiziaria italiana degli ultimi anni. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha dovuto prendere provvedimenti mediante i commessi di Montecitorio, ma i deputati dipietristi sono comunque riusciti ad esporre alcuni cartelli di protesta in Parlamento.

Dopo l’approvazione della proposta di legge sul processo breve nell’Aula della Camera i deputati dell’Idv hanno esposto dei cartelli che il presidente Gianfranco Fini ha subito fatto rimuovere. Tra le scritte, ‘Rogo Thyssen, nessuna giustizia’, ‘Crac Parmalat, nessuna giustizia’; ‘Santa Rita, nessuna giustizia’, “Crollo casa dello studente nessuna giustizia”.

Sul sito del partito, c’è un intero dossier che evidenzia quali sono i processi che, nell’opinione dei deputati d’opposizione, decadrebbero in maniera violenta per effetto della norma oggi approvata.

Thyssen Krupp Torino, Casa dello Studente l’Aquila, strage di Viareggio, morti per amianto Fincantieri di Palermo, Parmalat, Ilva di Taranto, Cirio, i fatti della Clinica Santa Rita di Milano.

Ma quanto c’è di vero? Difficile dire una parola definitiva: ad esempio il comunicato di alcuni deputati del PdL dice l’esatto contrario: “I timori e gli allarmismi instillati nell’opinione pubblica dalle opposizioni non sono altro che bugie prive di ogni fondamento”; e anche l’Unione delle Camere penali tiene una posizione intermedia, criticando sia il DDL che il comportamento dell’opposizione, “allarmistico” a parer loro. Bisogna ragionare in termini di probabilità: decaduta la tagliola automatica che veniva messa in piedi dall’originaria formulazione del processo breve, con l’abbreviazione dei termini di prescrizione bisogna chiedersi se, allo stato attuale della vicenda giudiziale, sia o meno realistico dire che il processo andrà in prescrizione addirittura immediata.

CLINICA SANTA RITA – Del processo Mills non è nemmeno il caso di parlare: se la legge venisse approvata, semplicemente il giudice dovrebbe constatare l’avvenuta prescrizione. Degli altri processi indicati dall’Italia dei Valori, invece, qualcosa si può dire. Ad esempio, il caso Santa Rita.

Tra il 2005 e il 2008, a Milano, presso la Clinica Santa Rita, venivano effettuati interventi abnormi e invasivi su pazienti eseguiti ‘in totale disprezzo delle condizioni di fragilità’ del malato.

Le accuse sono di truffa e falso ideologico, quelle più gravi; la prescrizione, come abbiamo visto, parte dal 2008. La truffa si prescrive in 5 anni; il falso, in 6. Con l’emendamento Paniz a questo termine vanno aggiunti pochi spiccioli in termini di tempi, ovvero un anno per quanto riguarda il falso, e pochi mesi per la truffa. Così, per il reato di falso ideologico, i medici della Santa Rita saranno salvi entro il 2015. Il processo ha dunque ancora un po’ di tempo per arrivare a sentenza definitiva, ed essendo il processo iniziato nel 2008 ed essendo già stata spiccata la pronuncia di primo grado, forse le vittime potrebbero sperare di avere un po’ di giustizia. Ma con i tempi della giustizia italiana, è tutto da vedere.

CIRIO – Altra situazione, tutt’altra, nel caso Cirio. Ancora l’Italia dei Valori riassume la situazione in fatto.

A Roma, il 14 marzo 2008 a sei anni dal default da 150 miliardi di vecchie lire è cominciato il processo a Cragnotti e ad altri 32 imputati, tra cui l’attuale presidente di Mediobanca Cesare Geronzi. Tutti accusati di bancarotta per distrazione e truffa aggravata ai danni dei risparmiatori della Cirio. La vicenda risale al 2003, quando il fallimento del gruppo Cirio, allora guidato da Cragnotti, aveva fatto andare in default obbligazioni per 1,125 miliardi di euro, emesse tra il 2000 e il 2002. L’udienza preliminare era cominciata nel giugno del 2008 con la richiesta di costituzione di parte civile avanzata da circa 1500 persone (pochissime rispetto ai 12mila risparmiatori che secondo la procura di Roma sarebbero stati danneggiati dal fallimento del gruppo Cirio).

La bancarotta fraudolenta, sotto-fattispecie per distrazione, è punita con un massimo edittale di 10 anni, a cui si aggiungerà forse un anno e poco più per la vigenza dell’emendamento Paniz. In questo modo la tagliola della prescrizione arriverà nel 2013, forse nel 2014, il che per un processo così complesso che aveva visto la celebrazione dell’udienza preliminare nel 2008 è davvero molto poco. L’emendamento Paniz sottrae, in questo caso, tempo davvero prezioso ad un processo che ha già i suoi bravi problemi di sopravvivenza.

THYSSENKRUPP – Processo ThyssenKrupp, l’azienda torinese nella quale scoppiò un drammatico rogo nel 2007.

Gli imputati sono sei. Harald Espenhahn, l’ammistratore delegato della Thyssen è accusato di omicidio volontario per il rogo della Thyssenkrupp. Con lui è anche Gerald Priegnitz, consigliere di amministrazione e membro del board della multinazionale dell’acciaio. Le richieste finali del pm Raffaele Guariniello pronunciate il 14 dicembre 2010 al termine di una maxi-requisitoria durata una decina di udienze al processo per i sette operai morti nel rogo della Thyssenkrupp di Torino, sono di sei condanne per quasi 80 anni di carcere complessivi.

Escludendo dunque i coimputati, che hanno sulle spalle processi per reati con pene massime ben minori, è davvero impossibile che l’emendamento Paniz possa influire su un processo per omicidio volontario, che è poi il reato che viene addebitato ai top manager dell’acciaio torinese, visto che il massimo dell’edittale è l’ergastolo, ed è specificatamente stabilito nel codice penale che l’ergastolo non ha prescrizione. Diverso il caso degli imputati per omicidio colposo: cinque anni il massimo dell’edittale, con l’emendamento Paniz la prescrizione è di quasi 6 anni: per un fatto commesso nel 2007, la prescrizione è servita nel 2013 o poco prima, il che per un processo che cammina per un soffio verso il primo grado non è incoraggiante.

GIAMPY TARANTINI – Da una costola di ciò che creò il caso Patrizia D’Addario parte il processo che vuole accertare le responsabilità personali di Giampaolo Tarantini, lo spacciatore barese ben introdotto nei luoghi che contano.

A Bari, dal maggio 2009, Gianpaolo Tarantini e altre 78 persone sono imputate presso il tribunale di bari per corruzione, favoreggiamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e falso nell’ambito dell’inchiesta sugli scandali della sanità pugliese.

Favoreggiamento della prostituzione, il reato volendo più caratteristico della vita di Tarantini per come lo conosciamo dalle cronache, si prescrive in 6 anni. Con la norma Paniz arriviamo a 7, e quindi i giudici hanno fino al 2016 per condannarlo in via definitiva: davvero possibile che il processo, in questo caso, possa arrivare alla sua scadenza naturale.

IL GIOIELLINO – “Un gioiellino”, Parmalat: così il recente film con Remo Girone e Toni Servillo racconta del crac dell’azienda di Collecchio. E il processo che vede gli obbligazionisti fortemente intenzionati a ricevere quanto gli spetta potrebbe essere colpito dalla tagliola Paniz. La vicenda processuale è molto complicata, coinvolge due processi paralleli, ma essendo gli imputati in ogni caso incensurati, la riforma della prescrizione penale avrà certo effetto sul caso. Il buco lasciato dalla Parmalat si aggirava sui quattordici miliardi di euro.

Il fallimento della Parmalat è costato l’azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento. Con l’accusa di bancarotta fraudolenta, è stato condannato a diciotto anni di reclusione il patron della Parmalat, Calisto Tanzi, nonché numerosi suoi collaboratori tra dirigenti, revisori dei conti e sindaci. Si sono svolti due processi paralleli cominciati nel 2004: al tribunale di Milano per i reati di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza, falso in comunicazioni (sociali e ai revisori) e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob. A quello di Parma per associazione a delinquere e bancarotta. In particolare, a Milano, tra le persone fisiche giudicate con rito ordinario, risulta condannato il solo Calisto Tanzi, a 10 anni di reclusione.

Bancarotta fraudolenta, 10 anni di prescrizione, che con la norma Paniz diventano all’incirca 11; 2004 la commissione del reato, 2015 la prescrizione definitiva per la vicenda di Callisto Tanzi. I giudici dovranno sbrigarsi, se vogliono portare a termine il processo, ma ce la potrebbero fare. La nota completa dell’Italia dei Valori spiega perchè, però, è improbabile.

Il 18 Aprile del 2011 è attesa la sentenza di primo grado nel processo per aggiotaggio, reato che per le persone fisiche scatta dopo sette anni e mezzo. Se anche si dovesse arrivare a una sentenza di colpevolezza di primo grado sarebbe penalmente una vittoria di Pirro, perchè con l’appello scatterebbe senz’altro la prescrizione del reato. Invece dal tribunale di Parma nel dicembre 2010 Calisto Tanzi è stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione, invece gli altri dirigenti della società sotto processo ci sono state molte condanne inferiori ai 10 anni per i diversi reati considerati”. “Tutte le condanne di Milano e Parma saranno annullate a breve dalla prescrizione – conclude la nota dell’Idv – anche grazie alla beffa finale di questa legge, tutti gli imputati erano incensurati e tutti potranno beneficiare anche della prescrizione breve. Le vittime non avranno mai giustizia”.

Da Parma all’Aquila, un’altra analisi da fare.

IL TERREMOTO – Il processo per il crollo alla casa dello Studente; il processo simbolo del sisma del capoluogo aquilano, quante possibilità ha di arrivare alla sua fine naturale?

È stata rinviata al 5 novembre prossimo l’udienza preliminare relativa al crollo della casa dello studente dell’Aquila, che si trova in via XX Settembre e che accoglieva gli studenti vincitori di borsa di studio dell’Università abruzzese, uno dei filoni simbolo della maxi inchiesta sul terremoto che nel 2009 devastò il capoluogo abruzzese. I capi di imputazione per gli indagati sono omicidio colposo e disastro colposo reati puniti dal Codice con una pena fino a 10 anni.

Ebbene, con l’edittale fino a 10 anni, abbiamo un termine di prescrizione che arriva a quasi 11 anni, come più volte detto. Ma per un processo su una vicenda avvenuta ormai 2 anni fa, per quanto tragico sia l’intervenire sulla prescrizione di una vicenda così drammatica, è davvero prematuro pensare che l’emendamento Paniz negherà giustizia alle vittime della tragedia abruzzese. Con la prescrizione al 2020, di tempo ce n’è.

IL DERAGLIAMENTO – A Viareggio, nel 2009, un treno merci deraglia provocando l’esplosione di una cisterna GPL. I danni sono ingenti, la zona della città adiacente alla stazione è distrutta, un incendio dilaga intorno allo snodo ferroviario, 11 morti: ma il bilancio salirà rapidamente a 33 vittime complessive.

Nell’inchiesta aperta dalla Procura di Lucca sul disastro ferroviario di Viareggio sono 38 gli indagati: ci sono manager e dipendenti di Ferrovie dello Stato, di Rfi (Rete ferroviaria italiana), di Trenitalia, di Fs Logistica, di Cima Riparazioni, della tedesca GATX Rail Germania e dell’austriaca GATX Rail. Per tutti gli indagati la Procura di Lucca formula le seguenti ipotesi di reato: incendio e disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose plurime. Inoltre, solo per alcuni indagati vengono altresì ipotizzate una serie di violazioni al Testo unico in materia di tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro (Decreto legislativo 81 del 2008), in particolare per la mancata valutazione dei rischi connessi al trasporto di una sostanza pericolosa come il Gpl.

Disastro ferroviario colposo, 10 anni; incendio colposo, 5 anni; omicidio colposo, 5 anni, quindi la norma di riferimento per ipotizzare la prescrizione dell’intero fascicolo è quella del disastro, che vede 10 anni come pena e dunque, con l’emendamento Paniz, si arriva ad un termine di chiusura dei giochi di quasi 11 anni. E, ancora una volta, con il termine nel 2020, è davvero troppo presto per parlare di un ko processuale, ad oggi – considerando, inoltre, che l’omicidio colposo plurimo fa volare il termine di prescrizione a 35 anni (30 anni, + emendamento Paniz), motivo per il quale, indipendentemente da come andrà il processo, è davvero fuori luogo affermare che la prescrizione breve avrà un qualche influsso su questo caso.

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