L’assurda storia delle portaelicotteri per la Russia che sono finite in Egitto

Continua a riservare sorprese la vicenda delle due portaelicotteri della classe Mistral che la Francia ha costruito per la Russia e che poi ha rifiutato di consegnare a Mosca dopo l’annessione della Crimea.

classe Mistral

LE PORTAELICOTTERI DELLA DISCORDIA –

La due imbarcazioni, che avrebbero dovuto chiamarsi Vladivostok e Sevastopol, sono frutto di un progetto congiunto tra russi e francesi, che avrebbero dovuto costruire lo scafo mentre i russi avrebbero provveduto ad armarlo e rifinirlo e a metterci gli elicotteri. Poi ci si è messa di mezzo la questione dell’Ucraina e Hollande non ha potuto che sospendere la vendita, anche perché la Francia ha aderito all’embargo punitivo seguito all’annessione della Crimea. La Russia all’epoca non protestò neppure.

LA VENDITA ALL’EGITTO –

A settembre la Francia ha venduto le due imbarcazioni al regime egiziano di al Sisi, così come stanno, e ieri il portavoce della Difesa russa Sergey Ivanov ha suggerito l’idea di rimanere fedeli al progetto originale e di fare in modo che l’allestimento sia terminato dai russi, che così venderebbero anche gli elicotteri Ka-52K di cui ha bisogno, la versione marina dei Ka-52, di cui l’Egitto ha appena ordinato un lotto di 50 esemplari. Una fornitura da un miliardi di dollari che farebbe contenti tutti, anche perché così come sono ora le due navi sono «due lattine», come le ha definite Ivanov. Lattine che l’Egitto ha comunque pagato un altro miliardo e che ora andranno attrezzate.

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L’OMBRA DELLA BEFFA INCOMBE –

Resta da vedere come prenderanno l’idea a Parigi e se avranno modo e voglia di opporsi all’idea, perché a meno di accordi particolari una volta che gli egiziani hanno comprato le navi possono farne quel che gli pare. Persino venderle ai russi e vanificare così l’idea dell’embargo, un’operazione che potrebbe vedere la luce tra qualche tempo, quando le imbarcazioni saranno nei cantieri russi per i lavori. Una volta in mani egiziane Parigi avrebbe ben pochi strumenti per evitare che questo accada, ma già oggi si può dire che se l’affare andrà in porto, il Cremlino avrà trovato comunque il modo di guadagnarci.

 

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