Caccia all’immigrato in Polonia, dove non ce ne sono

In Polonia sono arrivati pochissimi rifugiati siriani e quasi tutti cristiani, eppure il paese ha reagito come se ci fosse un’invasione in corso e si sono moltiplicate le aggressioni ai pochi stranieri, musulmani o sospetti tali, presenti nel paese.

Volontari di Poznan caricano n camion di aiuti per i rifugiati  bloccati in Bulgaria (Photo credits  WOJTEK RADWANSKI/AFP/Getty Images)
Volontari di Poznan caricano n camion di aiuti per i rifugiati bloccati in Bulgaria (Photo credits WOJTEK RADWANSKI/AFP/Getty Images)

LA POLONIA NON PIACE AI RIFUGIATI –

La Polonia non è in cima ai desideri delle mete di migranti e rifugiati. La lingua è difficile, la cucina aliena, il clima poco gradevole e anche la popolazione è ostile. La Polonia ha acconsentito ad accogliere 6.8000 rifugiati siriani, ma finora ha concesso asilo a 151 degli appena 424 che hanno fatto domanda dal luglio scorso.

I RIFUGIATI NON PIACCIONO ALLA POLONIA –

Ma 150 persone sono comunque troppe per un paese nel quale la politica, soprattutto dopo gli attacchi a Parigi, cavalca con convinzione l’islamofobia e fa a gara a chi interpreta il difensore della cristianità pi deciso. Così la popolazione ha reagito di conseguenza e si sono moltiplicate le storie come quella di George Mamlouk, uno dei fortunati 151, che a metà novembre è stato aggredito e picchiato selvaggiamente per 10 lunghissimi minuti.

LA CACCIA AI RIFUGIATI CHE NON CI SONO –

Malouk, un cristiano con i famigliari ancora bloccati in un campo in Libano, stava andando a fare la spesa quando è stato aggredito per strada a Poznan. Al lungo pestaggio hanno assistito diversi passanti, che non sono intervenuti se non per incitare e fornire suggerimenti su come fargli male, e da una telecamera di sorveglianza che ha registrato tutto, restituendo ai polacchi la cifra della loro umanità. Malouk, un cristiano fuggito da Raqqa all’arrivo dell’ISIS ora dice che non vuole che i suoi familiari lo raggiungano in Polonia, anche se il sindaco di Poznan, Jacek Jaskowiak, gli ha garantito protezione, cure e assistenza, dice che ha troppa paura che possa loro accadere quello che è successo a lui, preferisce che i suo genitori concludano la sua vita in pace in Libano.

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POLACCHI DA RIEDUCARE –

Malouk non è stato l’unico aggredito e non sono mancate minacce alle poche moschee presenti nel paese e la xenofobia è montata in maniera evidente quanto preoccupante, anche se non c’è nessuna invasione e anche se è quasi impossibile percepire la presenza d’immigrati nelle città polacche, ancora meno se mediorientali. Una caccia alle streghe senza nemmeno le streghe, una tradizione di violenza tutta cattolica che in Polonia resiste e anzi si fortifica in presenza di una «minaccia»che nei fatti non esiste e che invece è stata creata ad arte dai politici e dai media. Secondo Rafal Kostrzynski, ortavoce dell’UNHCR, occorrerebbe un campagna d’educazione sociale per spiegare ai polacchi chi siano i rifugiati, dei diritti dei quali non parla nessuno anche perché sono invece identificati come immigrati per motivi economici, pronti a «rubare il lavoro» ai polacchi e a stuprare le loro donne. Un modo di far politica che ha funzionato, tanto che le recenti elezioni hanno visto il trionfo delle destre e l’espulsione della sinistra dal parlamento.

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