Pizza Connection: il grande affare di mazzette, appalti e nomine all’ombra del potere

05/07/2016 di Redazione

Giro di mazzette nei Ministeri per garantirsi apparli e sconti sul Fisco. È di questo che si occupa l’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di 24 persone tra imprenditori e funzionari pubblici e a diversi avvisi di garanzia, uno dei quali destinato ad un parlamentare, il deputato di Ncd Antonio Marotta. Ma nella vicenda è stato anche coinvolto un ex sottosegretario del governo Berlusconi, il segretario della nuova Dc Giuseppe Pizza. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere al riciclaggio, alla truffa, all’appropriazione indebita, al finanziamento illecito ai partiti, al traffico di influenze per un flusso di denaro complessivo di 13 milioni di euro.

MAZZETTE, APPALTI, NOMINE: AFFARE DA DECINE DI MILIONI

Ieri i militari della Guardia di Finanza ha sequestrato 1,2 milioni di euro tra immobili, conti correnti e quote societarie. La holding delle società nate per fatturare e far lievitare il costo delle commesse pubbliche si trovava in piazza San Lorenzo in Lucina. Era il quartier generale dei faccendieri Alberto Orsini e Raffaele Pizza. È da quell’ufficio che partivano le direttive sulle commesse di Inps, Poste, Enel. È intorno a quella sede che gravitavano gli intesssi milionari. Scrive Valentina Errante sul Mattino di Napoli:

Al centro delle indagini i mega appalti di Inps e Poste italiane. Si vai ndietro nel tempo, fino al 2009 per ricostruire il meccanismo che ha consentito attraverso consorzi costruiti ad hoc l’assegnazione di commesse a sei zeri. Il meccanismo prevedeva che le grandi società affidassero in subappalto a società cartiere, gestite da Orsini e Pizza, una parte delle commesse. Le fatture per prestazioni inesistenti servivano a far lievitare i costi. I soldi “fatturati” ritornavano alle aziende o ai sodali dell’organizzazione in contanti, per creare fondi neri e pagare le mazzette.

Scrive il gip: Pizza, inoltre, «gravitante nell’area della Nuova Democrazia Cristiana aveva entrature politiche e legami stabiliti con persone con ruoli di vertice nell’ambito di enti e società pubbliche come Inps, Inail, Enel, Poste Italiane, Consip, Ministero della Giustizia, Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca».

La gara da 18 milioni per il call center unico Inps-Inail partita nel 2009 e rinnovata fino al 2016. La commessa per la riscossione dei crediti dell’Istituto di previdenza. La mega commessa delle Poste affidata alla Cad it spa per oltre 13 milioni di euro (per 36 mesi) gonfiata da subappalti a società della holding di Pizza che fornivano consulenze sul sistema di investimenti in Sudafrica o in Arabia Saudita. Appalti sistematicamente rinnovati per anni, contro le previsioni di legge. Così andava dal 2009.

MAZZETTE, APPALTI, NOMINE: PIZZA CONNECTION

Un ruolo centrale sembrano avere i fratelli Pizza, originari di Sant’Eufemia di Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Raffale, dello Lino, classe 1949, è finito in manette. Il secondo, Giuseppe, classe 1957, noto per la sua esperienza al governo e per essere titolare del simbolo della Democrazia Cristiana, sembra avergli fatto da spalla. Il terzo, Massimo, classe 1957, invece entra ed esce da indagini di diverse procure della Repubblica. È la Pizza Connection all’ombra del potere. Ne parla Attilio Bolzoni su Repubblica:

Il quartiere generale di Lino fino a ieri sera era in via San Lorenzo in Lucina civico 17, a due passi dal palazzo che gli interessava di più, il Parlamento. Trafficava da quelle parti. Dentro uno studio dove, scrivono i giudici nelle loro carte, «esercitava e perpetuava potere… sfruttando i legami stabili con influenti uomini politici, spesso titolari di altissime cariche istituzionali ». Riceveva clienti e soprattutto riceva denaro, lo nascondeva, lo faceva riapparire, lo smistava. In certe operazioni «di intermediazione», a volte gli dava una mano anche l’onorevole Antonio Marotta del Nuovo Centrodestra, il partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Affetti antichi.
Che ci faceva tutto il giorno “Lino” in via San Lorenzo in Lucina? Incontrava, parlava, ordinava, faticava per favorire amici da piazzare ai vertici di enti pubblici come Inps e Inail, alle Poste, al ministero della Giustizia e a quello dell’istruzione. Poi, al momento buono, agli amici chiedeva sempre il conto. Decideva tutto. E quando era il caso, «ammorbidiva », come nel caso di un paio di dipendenti delle Agenzie delle Entrate che avrebbero dovuto chiudere un occhio per agevolare pratiche di rimborso delle imposte e chiuderne due su controlli fiscali. Ma “Lino”, soprattutto prendeva per sé e per le sue società. «È un uomo molto avido e con insaziabili appetiti», si sono lamentati anche i suoi complici.

(Foto di copertina: Ansa)

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