C’è un pericolo hacker e spie per gli Stati troppo legati a Microsoft

11/04/2017 di Redazione

C’è un pericolo hacker e spie per gli Stati troppo legati a Microsoft. A spiegarlo è un’inchiesta pubblicata oggi sul Fatto Quotidiano a firma di Maria Maggiore di Investigate Europe (progetto sostenuto da fondazioni al quale collaborano 9 giornalisti di 8 Paesi europei indagando sullo stesso tema e scambiandosi dati, fonti e risultati del lavoro). L’inchiesta rivela come nei Paesi europei dove le amministrazioni pubbliche utilizzano i prodotti del colosso americano, i cui codici sono più facili da violare rispetto ai software aperti, si corrono maggiori rischi:

“È molto più facile nascondere un virus in un codice chiuso, perché più lungo e più complesso che non negli open source, che hanno sempre una struttura più snella e tutti possono trovare più in fretta una soluzione”, spiega un noto hacker italiano. Lo conferma Joachim Wagner, portavoce dell’Agenzia federale tedesca per la sicurezza digitale (Bsi): “Nel formato chiuso (Ooxml) ci sono circa 6.000 pagine di codici contro meno di 900 pagine nel formato aperto Odf”.

I cyber-attacchi sono la nuova arma nucleare. Ma i governi europei non se ne preoccupano troppo. I recenti attacchi al programma nucleare iraniano con il virus “Stuxnet” (creato dall’agenzia americana Nsa e Israele) e “Regin” che per anni ha spiato le istituzioni e governi europei, sono stati agganciati alle debolezze del sistema Windows.

Dipendere da un solo venditore è un rischio, una “mancanza di sovranità”, spiega il portavoce del Bsi in Germania. Se c’è un problema è tutto il sistema che salta.

 

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PERICOLO HACKER PER STATI DIPENDENTI DA MICROSOFT

L’inchiesta ricorda anche come Microsoft sia stata complice dello spionaggio delle agenzie di sicurezza americane, rivelato a partire dal 2013 dall’ex agente della Nsa Edward Snowden. E ricorda come, nel 2014, dopo le rivelazioni di Snowden sul controllo degli americani su governi e società europee, il Parlamento europeo abbia chiesto ai governi del Vecchio Continente di «costruire un sistema forte e autonomo basato su sistemi aperti» (come Linux). Maggiore di Investigate Europe conclude affermando che niente in Europa è stato fatto finora, mentre altre potenze si stanno adeguando:

La Cina ha ordinato a tutte le sue pubbliche amministrazioni, società pubbliche e banche di passare al sistema cinese NeoKylin (versione cinese di Linux) entro il 2020. La Russia sta perfezionando il suo StarLinux e lancia Sailfish per gli smart phone. E l’Europa? “Non è la nostra prima preoccupazione”, risponde il direttore generale per il mercato europeo digitale della Commissione europea, Roberto Viola.

(Foto da archivio Ansa. Credit: Silas Stein / dpa)

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