Perchè l’euro si indebolirà nel 2014

Le banche centrali continuano ad essere le grandi protagoniste dell’economia dei paesi industrializzati ai tempi della crisi infinita. Le scelte di politica monetaria previste nel 2014 dalla maggior parte degli analisti dovrebbero portare ad una riduzione dell’euro, che nonostante le enormi, in alcuni casi, difficoltà dell’unione monetaria ha continuato il suo percorso di apprezzamento.

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CORSO DEBOLE – Il 2014 sarà il sesto anno della crisi, iniziata a fine 2008 e sostanzialmente mai scomparsa dai radar dei paesi industrializzati, a parte qualche sparuto trimestre di illusoria, per ora, crescita. L’aggravarsi delle difficoltà degli agenti economici, nuclei familiari, aziende e stato tutti alle prese con un eccesso di indebitamento, hanno portato le più importanti banche centrali del mondo ad attivarsi con politiche monetarie non convenzionali. La Federal Reserve, come la Bank of England, si è lanciata nell’avventura dell’Alleggerimento quantitativo che ora dovrebbe concludersi, la Bank ofJapan ha dichiarato come obiettivo il raddoppio della basa monetaria. La Bce ha provato a contrastare l’eurocrisi con varie misure quali la maxi liquidità fornita agli istituti di credito con il programma Ltro oppure gli interventi in supporto ai titoli di stato dei paesi in difficoltà con il finanziamento del loro debito, reso permanente ma condizionato con lo scudo delle Outright monetary transactions. L’aumento della base monetaria ha provocato un indebolimento del corso valutario delle principali monete internazionali, anche se i corsi sono stati meno pronunciati di quanto in passato ci si sarebbe potuti attendere.

EURORIBASSO – L’euro è una moneta che ha dimostrato una forza sui mercati valutari inaspettata rispetto alle condizioni economiche di molti paesi che compongono l’unione monetaria. Questo è dipeso da vari fattori: il primo è il forte avanzo commerciale dell’eurozona nei confronti delle principali economie dei paesi industrializzati, l’altro è la politica monetaria più convenzionale decisa dalla Bce rispetto agli altri istituti centrali. Nel 2014 la Federal Reserve dovrebbe però portare alla conclusione l’esperimento dell’Alleggerimento quantitativo, alla luce dei primi segnali confortanti di ripresa dell’economia americana. Per questo motivo un nutrito gruppo di investitori ed analisti dei mercati finanziari ritiene, come riportato dal Wall Street Journal, che nel corso dei prossimi mesi l’euro si deprezzerà nei confronti del dollaro. Le 23 banche interrogate dall’edizione tedesca del quotidiano finanziario più diffuso del mondo prevedono che a fine 2014 la moneta unica dovrebbe assestarsi con una quotazione di 1,29 dollari per un euro. Un ribasso piuttosto pronunciato rispetto al 2013, quando la moneta unica ha sfiorato i suoi massimi rispetto alla valuta di riferimento dell’economia internazionale. La Postbank prevede addirittura un quasi crollo dell’euro a 1,18 sul dollaro.

ECONOMIA DIVERGENTE – Secondo il Wall Street Journal il dollaro potrebbe essere il grande vincitore del mercato valutario del prossimo anno. Nel rapporto con l’euro la moneta statunitense beneficerà della ritrovata, relativamente, forza dell’economia, che dovrebbe crescere ad un tasso del 3%. Dopo anni di recessione l’eurozona dovrebbe tornare ad incrementare la sua ricchezza, ma l’aumento del Pil sarà significativamente inferiore, tanto che alcune stime prevedono una crescita praticamente stagnante, dello 0,5%. La ripresa americana dovrebbe portare alla conclusione, o quantomeno ad una significativa diminuzione dell’aumento dei bond e dei titoli immobiliari condotti dalla Fed ormai in modo continuo dall’ottobre del 2012, nel cosiddetto QE3. In questo scenario è probabile che la crescita provochi una tendenza verso la crescita dei prezzi, tale, secondo il capo economista di Postbank, da stimolare perfino un dibattito sull’aumento dei tassi di interesse. Una previsione che al momento non pare molto concordante con le stesse dichiarazioni della Fed, ma che dovrebbe portare ad un aumento del dollaro, che si gioverebbe della ritrovata forza dell’economia a stelle e strisce dopo anni di debolezza.

CADUTA DELLO YEN – Lo yen dovrebbe invece proseguire la sua caduta anche nel 2014. La politica monetaria non convenzionale decisa dalla Bank of Japan per superare la deflazione che da tempo mina l’economia nipponica dovrebbe proseguire, con un’iniezione di liquidità che proseguirà il deprezzamento della valuta. Nel 2013 lo yen ha perso il 21% del suo valore sull’euro e il 17% sul dollaro. In un anno la Bank of Japan comprerà bond sovrani nipponici per una somma compresa tra i 450 e i 500 miliardi di euro. L’aumento dell’Iva annunciato dal governo di Tokyo così come la prosecuzione del ciclo di acquisti che dovrebbero portare al raddoppio della base monetaria dovrebbero provocare sì un aumento dell’inflazione, l’obiettivo cercato dalle istituzioni nipponiche, ma al costo di una perdita di valore dello yen. Una prospettiva che in realtà non spaventa il Giappone, che negli ultimi anni ha subito l’eccesso di apprezzamento della sua moneta, e che auspica che un po’ di ripresa economica possa arrivare grazie alla svalutazione dello yen, che potrebbe dare più competitività alle sue aziende esportatrici.

(foto di copertina: Photo: Silas Stein/dpa)

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