Pensioni, ecco quando (e come) arrivano gli aumenti

12/05/2015 di Redazione

Bruxelles ha avvertito l’Italia: per la Commissione Ue il governo deve trovare una soluzione in tempi rapidi per risolvere il nodo della rivalutazione arretrata delle pensioni, dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco delle indicizzazioni deciso dal governo Monti per il biennio 2012-13 (per le pensioni oltre i 1.443 euro lordi, ndr). A rassicurare sui tempi il commissario per gli Affari Economici Piero Moscovici è stato il ministro Pier Carlo Padoan. La Commissione, come spiega il “Messaggero“, terrà però sotto osservazione i conti italiani, in attesa di formalizzare le «raccomandazioni specifiche» previste dalla nuove procedure.

PENSIONI, IL PIANO DEL GOVERNO –

Non c’è ancora alcuna ufficialità, dato che il decreto pensioni potrebbe essere inserito tra i temi all’ordine del giorno del Cdm di venerdì. Il piano del governo per disinnescare il nodo pensioni è però ormai chiaro: l’esecutivo ha l’intenzione di prevedere diverse percentuali di rivalutazione, decrescenti in base al reddito. Queste saranno però riferite non all’intero trattamento previdenziale ma alle fasce di importo. In pratica, come spiega il quotidiano romano, su una «quota di pensione fino a tre volte il minimo (poco meno di 1.500 euro lordi al mese) potrebbe essere concesso il 100 per cento dell’adeguamento all’inflazione a tutti i pensionati, percentuale destinata a scendere nella fascia tra tre e quattro volte e poi ancora in quella tra quattro e cinque e così via».

La rivalutazione piena sarà così garantita a chi beneficia di un assegno più basso, mentre per gli altri sarà in proporzione via via meno rilevante. Sarebbe comunque rispettato quel criterio di progressività richiesto dalla Corte costituzionale.

Il “Messaggero” chiarisce come, per il biennio 20014-2015, la «cosiddetta perequazione è applicata con percentuali decrescenti riferite però all’intero assegno». La rivalutazione piena sarà possibile soltanto dal 2019:

«In realtà l’assetto finale potrebbe essere ancora più complesso prevedendo ad esempio percentuali diverse sulle fasce in base al reddito pensionistico complessivo: una sorta di incrocio tra i due meccanismi. In ogni caso il governo è propenso a includere tra le fonti di finanziamento per gli anni futuri un prolungamento dell’attuale meccanismo di indicizzazione parziale, quello appunto introdotto dal governo Letta. In base alla legge di Stabilità 2014 avrebbe dovuto essere applicato per un triennio, fino al 2016: ora si valuta la proroga fino al 2018. Solo l’anno successivo verrebbe ripristinato il meccanismo di rivalutazione piena previsto dalla legge del 388 del 2000, insomma quello applicato negli anni in cui i governi non hanno avuto necessità di fare cassa introducendo vincoli più severi», si legge.

IL TEMA DELLE PENSIONI E LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE REGIONALI –

Da Palazzo Chigi sono consapevoli come il tema pensioni possa essere utilizzato dalle opposizioni in campagna elettorale. In particolare dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini. L’obiettivo è fornire a Bruxelles un piano che permetta di evitare anche, sul piano nazionale, ricadute in termini di consenso. Padoan ha precisato che l’Italia garantirà il rispetto di tutti i parametri indicati nel Def, dal deficit, alla regola del debito. Anche i rimborsi saranno così effettuati a rate, in tempi successivi. 

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