Liù, il pastore tedesco urologo che fiuta i tumori alla prostata

13/12/2017 di Redazione

Non indossa il camice bianco, ma fa diagnosi come un vero dottore. Liù, il pastore tedesco urologo dell’Esercito italiano, fiuta i tumori alla prostata con una precisione persino maggiore di quella delle analisi di laboratorio. E c’è di più: riesce a individuarli anche prima che la malattia si sia ancora sviluppata.

Fiore all’occhiello dell’ospedale Humanitas di Castellanza, in provincia di Varese, dal 2012 Liù  fa parte di una sperimentazione scientifica di “diagnosi canina”. All’inizio si trattava solo di un test – spiega la Stampa, che oggi racconta la storia del pastore tedesco urologo – ma l’idea si è rivelata più interessante del previsto, raccogliendo l’entusiasmo del ministero della Difesa.

IL PASTORE TEDESCO UROLOGO CHE DIAGNOSTICA TUMORI ALLA PROSTATA

Concretamente Liù annusa i campioni delle urine dei pazienti, riuscendo a riconoscere se abbiamo sviluppato o stiano per sviluppare un tumore alla prostata. Un referto che – sebbene non sia ancora riconosciuto dal ministero della Salute – potrebbe far fare passi da gigante all’urologia. «Ci ha dimostrato che il tumore ha una molecola caratteristica, anzi caratterizzante, e per questo il cane riesce a riconoscerla subito grazie al suo olfatto – spiegano i medici dell’Humanitas a la Stampa – Con l’aiuto del cane, da questo momento in poi, speriamo di individuare questa molecola e di riuscire a isolarla. A quel punto la diagnosi precoce e la prevenzione saranno molto più semplici».

Prima di fiutare i tumori, il pastore tedesco urologo dava la caccia agli esplosivi: è stata impiegata in Kosovo, ma anche durante l’Expo. Ora lavora tra i laboratori dell’Humanitas e quelli del centro veterinario militare di Grosseto. «I medici ci fanno arrivare i campioni delle urine dei pazienti sottoposti a controllo e nel suo ambiente abituale il cane esegue con calma tutti i suoi test», spiega il sergente Paolo Sardella, da sempre al fianco di Liù. «La prima fase dell’addestramento – prosegue – è servita a insegnargli a distinguere gli odori caratteristici. Esattamente come si fa per la ricerca degli esplosivi. Ogni volta che riconosce quell’odore caratteristico, ma solo in quel caso, Liù si siede e noi così possiamo capire il messaggio che vorrebbe farci arrivare».

In un’occasione medici e militari hanno temuto che il fiuto del pastore tedesco urologo si fosse sbagliato. Le hanno dato da annusare il campione di un paziente a cui i medici avevano diagnosticato un tumore alla vescica e lei ha cominciato a segnalare qualcosa. «Era strano perché Liù è addestrata a riconoscere solo il cancro alla prostata e per questo credevamo fosse incappata in un clamoroso errore. E invece si è scoperto successivamente che quel paziente aveva sviluppato anche il tumore alla prostata», ha raccontato il colonnello Lorenzo Tidu.

 

Foto copertina: il sergente Paolo Sardella insieme al cane antiesplosivo dell’Esercito Tyone al centro militare veterinario di Grosseto da Archivio ANSA

 

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