Le «pasticche del combattente»: la droga per finanziare l’Isis

09/05/2017 di Redazione

Ieri al porto di Genova la Guardia di Finanza e il servizio antifrode dell’Agenzia delle dogane hanno sequestrato un carico enorme di droga la cui vendita sarebbe servita per finanziare il terrorismo attraverso canali di spaccio sotto il controllo dell’Isis. I finanzieri all’interno di alcuni container hanno scoperto 37 tonnellate di quella che viene definita «droga del combattente». Si tratta di pastiglie di Contramal, un oppiaceo sintetico acquistabile in Italia con ricetta medica. Sono a base di tramadolo, principio attivo che anestetizza il dolore, che viene utilizzato dai combattenti sia come eccitante, sia per aumentare le capacità di resistenza allo sforzo fisico.

 

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DROGA ISIS, COS’È LA PASTICCA DEL COMBATTENTE

La cessione della droga avrebbe fruttato ben 75 milioni di dollari. Il carico era partiti dall’India ed era diretto in Libia, tra Misurata e Tobruk. Il procuratore Capo di Genova, Francesco Cozzi, ha parlato di «operazione importante che ha portato a tagliare una quota di finanziamenti alle organizzazioni terroristiche». In Nord Africa e in Medio Oriente il tramadolo è considerato una droga ed è per questo che in Sri Lanka, il primo porto nel quale è transitato il carico, la sostanza è stata cancellata dalla documentazione. Il Contramal, come il più noto Captagon, viene utilizzato in moltissimi Paesi in guerra. Accade ad esempio nella Striscia di Gaza e in Nigeria. I terroristi di Boko Haram, ad esempio, lo somministrano ai bambini per costringerli agli attacchi kamikaze. Ma la «droga del combattente» è diffusa anche tra i migranti. Il tramadolo verrebbe infatti somministrato per attenuare le fatiche fisiche della navigazione sui barconi.

La droga sequestrata ieri a Genova, 37 milioni e 500mila pasticche, era stata nascosta sotto alcuni cartoni, tra stoffe sintetiche, shampoo e altri materiali. Sul mercato nero, ai consumatori, ogni pastiglia avrebbe fruttato circa 2 euro. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Federico Manotti della procura distrettuale antiterrorismo e ancora in corso, sono partite nei mesi scorsi in seguito a controlli intensificati su merci dirette in Libia e ad una segnalazione giunta all’americana Dea (Drug enforcement administration). Il fascicolo è stato aperto per il delitto di falsità ideologica aggravato dalla finalità di terrorismo.

(Foto: ANSA / LUCA ZENNARO)

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