Parisi inchioda D’Alema: «E’ stato lui a soffocare lo spirito dell’Ulivo»

15/03/2016 di Marco Esposito

Arturo Parisi, il papà dell’Ulivo, storico braccio destro di Romano Prodi, e ministro della difesa del governo guidato dal professore, intervistato da Arturo Celletti sulle pagine di Avvenire, distrugge l’immagine del D’Alema “ulivista” che l’ex ministro degli esteri ha provato a cucirsi addosso negli ultimi giorni. Un’immagine che difficilmente Massimo D’Alema, colui che affossò il primo governo di centrosinistra della storia d’Italia, può sostenere. E infatti, Parisi smonta il delirio dalemiano in poche frasi.

«Povero D’Alema costretto a tentare di rovesciare su Renzi quella che resta la sua principale indimenticabile responsabilità. Aver soffocato lo spirito dell’Ulivo». Parisi pesca nella memoria e l’atto accusa contro l’ex premier diessino prende forma parola dopo parola: «Diciotto anni non bastano a dimenticare che fu D’Alema a dire ‘si sciolga l’Ulivo’…». Ancora una pausa leggera come se il professore volesse imprimere nuova forza alle sue parole: «… Era il 1998 e la morte dell’Ulivo era la precondizione che D’Alema condivise con Cossiga per poter varare il suo governo con la comune illusione di tornare prima dal centrosinistra al centro trattino sinistra e poi alla ricostruzione della tradizionale divisione tra la vecchia sinistra e il vecchio centro». Sfidiamo ancora l’ex ministro della Difesa che dell’Ulivo fu inventore e regista: allora non si meraviglia della dura reazione di Renzi? «No, nessuna meraviglia. D’Alema se l’è proprio cercata».

«La morte dell’Ulivo» «precondizione» per varare il governo che portava D’Alema a Palazzo Chigi.Errore fatale che il paese e il centrosinistra hanno pagato per 15 anni. Una responsabilità totalmente sulle spalle di D’Alema.

Per Parisi, Renzi è un “figlio dell’Ulivo”

Professore perché questo scontro sull’Ulivo?
Perché nell’immaginario collettivo l’Ulivo resta un’esperienza positiva da rivendicare e da contendersi.

E anche da riproporre? Anche da attualizzare?
Renzi è figlio dell’Ulivo. La generazione che guida, quella dei nati dopo il 1975, è figlia dell’Ulivo. È la democrazia maggioritaria e bipolare la cultura politica nella quale sono nati. È il movimento per le riforme dei primi anni ’90 il clima nel quale sono cresciuti. Fu per l’Ulivo il primo voto che nel ’96 i più si trovarono ad esprimere. Ecco, questi sono i figli che abbiamo messo al mondo.

E D’Alema? Parisi ne traccia in maniera impeccabile il momento. Tra rimpianto e rabbia

Torniamo a D’Alema… Lei lo racconta privato del suo progetto futuro e schiacciato sulle sue azioni passate
È così. Lo vedo costretto ad assistere alla realizzazione, grazie a mani a lui ostili e lontane, di quello che era stato il suo disegno politico: una sinistra che dilaga verso il centro rovesciando le sue politiche tradizionali e allargando le alleanze politiche con in pugno quella bandiera del socialismo europeo della quale credeva di essersi impadronito personalmente in esclusiva. Dall’altra inchiodato allo storico fallimento della sua pretesa di affidare la guida di questo processo non a quell’idea più grande e più nuova che fu chiamata Ulivo, ma ad un soggetto come il suo Pci-Pds-Ds, troppo vecchio per potersi intestare il futuro e troppo piccolo per poter contenere nelle sue mura non dico tutto il centrosinistra ma neanche la sola Sinistra. 

Perché Bersani e la minoranza si sono schierati al fianco dell’ex premier? 
Perché al suo fianco si sentono oggettivamente schierati. Ma come negare che mentre attorno a Renzi si è costituita una maggioranza nella quale diverse storie si sono mescolate in modo nuovo lo stesso non è accaduto per la minoranza a lui opposta? E come non riconoscere nella comune storia partitica dell’area guidata da Bersani e Speranza una delle cause principali che impediscono alla loro proposta di rivolgersi a tutto il partito, e quindi alla minoranza di aspirare a diventare maggioranza, e alla opposizione di farsi alternativa? È questo un ritardo del quale paga le conseguenze tutto il partito.

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